L’appuntamento con MobilitARS di mercoledì 10 febbraio ha esplorato la “città sana”, alleata della salute dei propri abitanti. Abbiamo visto, da un lato, come questa visione urbana sia capace di impattare positivamente sulla vita dei cittadini di tutte le età; dall’altro, come sia importante che la progettazione dell’ambiente urbano sia incline a promuovere l’attività fisica e combattere la sedentarietà.
Tra i temi affrontati, la discussione si è concentrata anche sulla progettazione della ciclabilità e la questione, non effimera, del progettare bene per generare bellezza nelle nostre città.

Partiamo dalle novità introdotte dalle ultime legislature in merito alla ciclabilità: l’On. Diego De Lorenzis ci ha presentato alcune delle “armi” date alle municipalità per affrontare la mobilità post-Covid nel 2020.
Dalla legge 2/2018 per la mobilità ciclistica alle recenti novità del Codice della Strada, sono state introdotte facilitazioni alla progettazione ed esecuzione di vie ciclabili urbane e non che hanno permesso la crescita dell’utilizzo quotidiano di questo mezzo un po’ in tutta Italia, sostenendo parallelamente altre forme di micromobilità.
Sono questi adeguamenti normativi che hanno permesso a città come Roma e Bologna di muoversi concretamente verso la promozione della ciclabilità. Francesco Iacorossi, Project Manager di Roma Servizi per la Mobilità ha discusso con noi l’importanza di creare ciclabili transitorie adeguatamente progettate per permettere di rimodulare il traffico su alcuni assi viari importanti della città – in questa fase di transizione dopo i primi picchi pandemici.
Il nostro ospite ha tenuto a specificare che Roma, nonostante alcuni sostengano il contrario, è una città che si può adattare ad un cambio di mobilità in favore della ciclabilità, in particolare adottando una rete ciclabile interconnessa che permetta di creare assi di ciclabilità strategici.
Per quanto riguarda Bologna è Giancarlo Sgubbi, responsabile dei programmi strategici per la mobilità sostenibile, a presentarci ciò che la città è riuscita a fare grazie alle novità del Codice della Strada.
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Sgubbi ha spiegato che il capoluogo è riuscito a non farsi trovare impreparato perché aveva già pronto un piano di ciclabilità, il Biciplan, che ha costituito la base su cui strutturare tutti gli interventi portati a termine in questi mesi e i futuri.
Avere un piano pronto all’inizio della fase 2 ha significato avere già alle spalle uno studio della nuova mappa ciclabile della città, cosa che ha permesso di effettuare lavori mirati per creare linee di connessione efficaci.
Resta, attorno agli esempi di soluzioni rapide e strategiche messe in campo dalle città qui considerate, il monito del Prof. Paolo Pileri, docente presso il Politecnico di Milano e Direttore scientifico del progetto VENTO, a non dimenticare che tutte le soluzioni che riguardano la lentezza devono essere armoniche con il contesto e piacevoli da fruire per il ciclista. Insomma, la progettazione di una ciclabile non deve ridursi alla mera applicazione di norme tecniche, né in città né fuori.
Il valore di una via lenta non si riduce nello spostare i corpi in bicicletta, ma si trova invece nel connettersi con la storia e le comunità che circondano il progetto – per permettere alle persone di godere appieno dei paesaggi urbani (e non) che le circondano.
In conclusione, la progettazione della ciclabilità ha avuto una spinta decisa durante il 2020, ma è fondamentale che ci sia alle spalle un lavoro incessante di studio e progettazione: non solo per creare reti realmente efficaci e fruibili dagli utenti, ma anche piacevolmente integrate con il paesaggio cittadino.
MobilitARS tornerà il prossimo 17 febbraio per discutere la “città resiliente”. Scopri di più su www.mobilitars.eu e registrati per ottenere il link per la prossima diretta.
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