Milano: l’auto è la regina della strada, fuga dal trasporto pubblico
I nuovi dati rilasciati da AMAT, l’Agenzia Mobilità Ambiente e Territorio del comune di Milano, lasciano pochi dubbi su come sia cambiata la mobilità delle persone all’interno di Milano. Il report considera un arco temporale compreso tra i mesi più bui della pandemia, Marzo-Aprile 2020 e le ultime evoluzioni del mese di Febbraio 2021.

AMAT ha infatti raccolto informazioni sull’impatto subìto in termini di variazione degli indicatori di utilizzo di tutti i mezzi di trasporto entranti e circolanti nel comune di Milano, soprattutto in funzione degli specifici provvedimenti nazionali e regionali che hanno modificato la vita dei cittadini, obbligandoli ad adottare più o meno rigide forme di distanziamento fisico.
Le rilevazioni di AMAT non si sono esaurite ai mesi indicati poco sopra ma anzi continuano ad andare avanti e nell’ambito di tale monitoraggio l’agenzia sta predisponendo ed aggiornando specifici documenti di sintesi.
Guardando i dati pubblicati QUI emerge quanto sia stata impattante e per certi versi lo è ancora oggi, l’effetto della pandemia sul settore della mobilità e dei trasporti.

L’ambito che più risulta colpito dal cambio di abitudini dei cittadini è senza dubbio il trasporto pubblico e buona parte dei servizi di sharing (monopattini esclusi), nel primo caso si registrano crolli di utilizzo quasi totali, nel secondo un andamento altalenante, segno evidente di come la pandemia abbia inciso sulla condivisione di spazi e superfici.
I dati raccolti da AMAT si focalizzano sull’analisi di 10 aree tematiche legate ai trasporti: l’uso della metropolitana, la congestione automobilistica, l’accesso ad Area C e Area B, i prelievi del bikesharing, l’uso di car sharing e scooter sharing e monopattini, insieme a gestione della sosta in strada e dei parcheggi scambiatori.
I dati e le curve in picchiata presenti nei grafici elaborati da AMAT riferiti allo scorso marzo-aprile 2020 ci fanno tornare alla mente le immagini di una Milano deserta in cui non ci si poteva muovere se non in caso di necessità, ma se confrontiamo questi dati con i mesi successivi e con quelli del 2021 ci rendiamo conto del duro colpo che la pandemia ha sferzato al traporto pubblico, e di come gli utenti della metropolitana (e probabilmente anche dei mezzi di superficie) oggi preferiscano raggiungere la città direttamente in auto.
Anche nei mesi successivi ai lockdown generalizzati i dati dimostrano infatti una ripresa difficile del trasporto pubblico e degli altri mezzi in sharing, due forme di trasporto su cui si è puntato molto negli ultimi anni e che si sono rivelati però poco resilienti in questa situazione straordinaria e inimmaginabile.

Fa sentire il suo peso anche lo smartworking, il quale ha cambiato radicalmente una città che prima di Marzo 2020 si riempiva e svuotava di pendolari nelle ore di punta della giornata, questa assenza di domanda si è tramutata in una riduzione della necessità di muoversi per la città, ma non solo.
Infatti, i tassi di accesso all’Area B di Milano (la Low Emission Zone del capoluogo lombardo) sono così in aumento che se comparati con le perdite del trasporto pubblico lasciano indicare un preoccupante ricorso all’auto privata, che si dimostra così, ancora una volta, la regina delle strade di Milano. Se questo non cambierà nel breve periodo si potrebbero toccare tassi di congestione elevati pur con meno persone in entrata in città.
Nei prossimi mesi sarà dunque fondamentale avviare un vero piano di demotorizzazione di Milano, limitando gli accessi e implementando soluzioni come Area B, evitando un liberi tutti che porti a bloccare in traffico e smog l’intera città.
A questo si aggiunge che a oggi non si hanno precisi dati sull’incremento della ciclabilità in città, se infatti è innegabile che grazie alla nuove infrastrutture e al necessario ricorso al distanziamento fisico la bicicletta sia stato il mezzo preferito per muoversi in città, l’assenza di un sistema integrato per il rilevamento dei passaggi non ci consente di avere informazioni di dettaglio sui flussi di ciclisti.

Come si evolverà la situazione nei prossimi mesi? La campagna vaccinale sarà sufficiente a far tornare le persone alla normalità e quindi all’utilizzo del trasporto pubblico? Oppure la disaffezione al TPL e le minori necessità di spostamento indotte dal lavoro agile faranno prevalere chi sceglie di raggiungere occasionalmente la città in auto? È presto per dirlo ma il ruolo di Area C e in particolare di Area B sarà determinante.
Dico la mia: siccome chi usa sempre l’automobile anche per fare solo qualche centinaio di metri percepisce i mezzi pubblici una cosa “da poveri” e il “fuori” come pericoloso, tende a giustificare il possesso della propria quattro ruote poiché “tra quattro lamiere” si sente comodo e al sicuro, più varie ed eventuali del tipo “non ho ancora finito di pagarla, e poi c’è il bollo, l’assicurazione, e devo farla muovere sennò si rovina, e vedi che poi potrebbe servirmi se succede qualcosa e devo andare in ospedale (???)…”. Perciò è difficile che ci rinunci per un mezzo visto come pericoloso (il pensiero che potrebbe esserlo a causa delle tonnellate di metallo su ruote in giro per le strade non li sfiora) e faticoso (come se una città come Milano fosse il K2…). Senza contare che per molti di loro la bici è una cyclette con le ruote che leva spazio “a chi deve lavorare” e di conseguenza chi si sposta in bicicletta è uno zuzzurellone che non ha niente da fare tutto il giorno se non mettersi in mezzo a rallentare il traffico (gli ingorghi cittadini non esistono e se esistono sono colpa… DEI CICLISTI!)
Oltre a fornire la città di infrastrutture valide per le biciclette, parcheggi inclusi, sono d’accordo che sia necessario disincentivare il più possibile l’uso delle automobili (occupa più spazio una bicicletta o un’auto, il più delle volte senza bagaglio né passeggeri? E chi inquina e consuma di più il fondo stradale?) ma soprattutto iniziare a “martellare” TUTTI sull’educazione stradale. Troppa gente, che sia a piedi, in bici, o motorizzato (più o meno grosso, più o meno elettricamente) vive nel proprio mondo e non pensa alle conseguenze delle proprie azioni, oppure è convinto di farla franca ai danni del poveraccio che potrebbe incrociare