Lo scorso 2 giugno si è tenuto in tutta Italia il Bikeitalia Day, una pedalata festosa che ha coinvolto migliaia di cittadini italiani in 60 città, ad eccezione di Milano dove il Comune ha deciso di non concedere l’autorizzazione alla pedalata sostenendo che ci fossero delle norme nazionali che vietavano la manifestazione.
E sarebbe quasi da crederci se non fosse che a Milano da circa 5 anni vengono messi sistematicamente i bastoni tra le ruote a chiunque voglia organizzare una manifestazione che incoraggi i cittadini a pedalare.
Ne sa qualcosa l’associazione locale FIAB Ciclobby che ha organizzato per 31 anni “Bicinfesta di Primavera”, una pedalata per avvicinare la popolazione milanese alla bicicletta, e che a partire dal 2018 è stata cancellata a causa degli eccessivi costi organizzativi imposti dal Comune di Milano che per la sicurezza impone la presenza della Polizia Municipale alla modica cifra di 36 €/ora per ogni agente, con un minimo di 4 ore per ciascun agente. Per l’edizione 2017 Ciclobby (una ONLUS) dovette sostenere 8450 € di spese per l’organizzazione di Bicinfesta di Primavera. Nessuno stupore che l’associazione abbia poi rinunciato a organizzare l’evento.
Sarà un caso, ma il 2017 è stato anche l’ultimo anno in cui a Milano si è tenuto il Cyclopride, la pedalata che coinvolgeva migliaia di cittadini organizzata dall’omonima associazione che dovette abbandonare l’impresa a causa degli ingenti costi dell’evento.
Il 2018 è stato invece l’anno in cui la Fancy Women Bike Ride, la pedalata che coinvolge le donne in oltre 120 città in tutto il mondo, è arrivata anche in Italia. E su 120 città in tutto il mondo (includendo Colonia, Berlino, Washington D.C., etc.) Milano è stata la prima città a chiedere alle organizzatrici (volontarie) un contributo economico. E così la pedalata di Milano è stata l’unica al mondo ad aver richiesto il ricorso a sponsor privati (per l’occasione fu la compagnia aerea KLM).
Nel 2019 i costi di accompagnamento della Polizia Municipale furono sostenuti da parte dell’Assessorato alla Mobilità del Comune di Milano che optò per una sponsorizzazione interna per evitare di dover rispondere pubblicamente di un unicum mondiale. Perché le cose funzionano così: se non hai contatti nei vertici del Comune, devi pagare.
E il caso è talmente paradossale che anche negli eventi dedicati alla bicicletta organizzati dal Comune di Milano è vietato pedalare: basti pensare a Milano Bike City, la rassegna di eventi dedicati alla bicicletta che hanno tenuto banco nell’autunno 2018 e 2019 e in cui, però, non è mai stata prevista neppure una pedalata non per mancanza di volontà, ma per mancanza di disponibilità economica. Insomma: belle le biciclette, ma non vi venga in mente di pedalarci sopra o, se volete pedalare, mettete mano al portafogli.
E a dirla tutta, checché ne dica la polizia municipale, la questione non è la sicurezza (altrimenti avrebbero già realizzato infrastrutture decenti per andare in bici), ma unicamente economica, una sorta di stecca che il Comune di Milano richiede a chi vuole organizzare qualsivoglia evento pubblico a prescindere che sia la FIAT o la piccola associazione di quartiere.
Il Comune di Milano chiede soldi per pedalare in gruppo perché evidentemente ha bisogno di fondi, ma se avesse avuto bisogno di soldi avrebbe già da tempo ripristinato il pagamento della sosta su strada per la quale il Comune ha già rinunciato a 6 milioni di euro di introiti.
Probabilmente la questione è un’altra, ma quale?
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