Bici

La pandemia riporta la produzione delle bici in Italia e in Europa

La pandemia spinge il reshoring. Se c’è un lato positivo della paradossale situazione del mercato bici di quest’anno, fatto di componenti introvabili e consegne con ritardi biblici, forse è proprio quello della crescente tendenza di molti brand a riportare parte della produzione in Italia o in Europa, smarcandosi così dal collo di bottiglia del mercato asiatico.

Fino a prima della pandemia era più che normale che la stragrande maggioranza dei marchi mondiali producesse telai (soprattutto in carbonio) e componenti nelle fabbriche del Far East. Ora, con l’aumento esorbitante dei costi di produzione e di logistica, si registrano sempre più aziende che hanno colto l’occasione per rilocalizzare la produzione di biciclette e componentistica più vicino a dove questa verrà poi assemblata e infine venduta.

Il reshoring, così viene chiamato, è un fenomeno che sta prendendo piede non solo nel mondo bike ma anche in altri settori produttivi.

Questo trend genererà enormi investimenti nell’economia locale e un grande numero di nuovi posti di lavoro.

Bianchi

Tra le grandi aziende che per prime si stanno muovendo in questo senso c’è l’italiana (ma di proprietà svedese) Bianchi. Il loro ambizioso progetto è quello di fare investimenti per oltre 30 milioni di euro al fine di riportare gran parte della produzione, sia di e-bike che di bici tradizionali, nello storico stabilimento di Treviglio, in provincia di Bergamo, dove Bianchi ha messo radici circa 50 anni fa.

Il piano è quello di realizzare un nuovo avveniristico impianto produttivo che, grazie all’utilizzo della robotica, permetterà all’azienda di quadruplicare la capacità produttiva, andando così dalle attuali 250-300 bici al giorno fino a una previsione di 1.000-1.500 biciclette assemblate ogni 24 ore. Questo processo porterà inoltre ad un sostanziale aumento del personale di produzione, dagli attuali 180 dipendenti si arriverà a contarne circa 300.

3T

Sempre nella bergamasca è presente 3T, una realtà produttiva di bici e componenti, che si è già mossa per portare in Italia anche la produzione dei telai in carbonio. 3T aveva già programmato questa mossa nel 2018 quando iniziò a produrre Torno, la sua guarnitura in fibra di carbonio, interamente in Italia. I primi telai in carbonio che verranno prodotti all’interno dello stabilimento di Presezzo saranno quelli delle bici Racemax, un fiore all’occhiello della gamma 3T.

Con lo spostamento della produzione dall’Asia all’Italia, 3T ha voluto modificare anche le tecniche di produzione dei suoi telai. L’avvolgimento del filamento sostituirà il lay-up manuale per far sì che non ci siano limiti alle angolazioni delle fibre di carbonio. Verranno poi utilizzate delle fibre secche a iniezione di resina anzichè il solito carbonio pre-impregnato.

Decathlon

Il colosso francese ha da poco deciso di spostare gran parte della produzione delle sue biciclette dall’Estremo Oriente all’Est Europa. Nei dintorni di Timisoara, in Romania, sta infatti sorgendo quella che andrà ad essere la più grande fabbrica di biciclette in tutto il vecchio continente.

Il nuovo stabilimento dell’azienda Sport Mechanical Workshop, che già dal 2016 lavora per Decathlon, aprirà nel mese di settembre e quando sarà a pieno regime dovrebbe assemblare circa 1,5 milioni di biciclette all’anno. Numero veramente enormi per un’unica azienda europea, il cui nuovo capannone si estenderà su una superfice di circa 23mila metri quadrati contro i 4mila del vecchio stabilimento.

Rein4Ced

Un’altra azienda europea che sta puntando forte sulla produzione dei telai in fibra di carbonio è la belga Rein4Ced. Questa realtà ha da poco ultimato un aumento di capitale di circa 7 milioni di euro, con l’idea di diventare in breve periodo il maggior fornitore di materiali leggeri, resistenti e durevoli per il mercato delle biciclette. L’alta innovazione e automazione dei processi produttivi di Rein4Ced l’ha già portata a produrre telai in fibra di carbonio di alta gamma per Accell, gruppo che controlla marchi del calibro di Lapierre, Atala, Haibike, Ghost e Koga.

Conclusioni

Il reshoring della produzione di biciclette è già una realtà consolidata. L’Europa, con Portogallo, Romania e Bulgaria in testa, sta diventando il nuovo motore del settore bici globale. La speranza è che anche l’Italia, con le sue tantissime storiche aziende, riesca a ritagliarsi uno spazio in questo frenetico processo di rilocalizzazione, facendo tornare il Belpaese ai vertici del mercato delle due ruote, come era ai tempi dei telai in tubi d’acciaio.

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Commenti

  1. Avatar Simone Morano ha detto:

    Non si hanno notizie invece di fabbriche di auto o di componenti per auto che hanno convertito parte della produzione per il mercato bici?

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