Questa volta a parlare è il signor Mauro Sorbi, presidente dell’Osservatorio Regionale sulla Sicurezza dell’Emilia Romagna, non un cittadino qualunque intervistato al bar.
E cosa dice il signor Sorbi nell’articolo pubblicato sul Resto del Carlino del 24 luglio scorso? Dice che con il limite a 30 km/h deciso dall’Amministrazione bolognese, i cittadini dovranno rivedere tutti i tempi di organizzazione familiare. “Pensiamo”, così riporta l’articolo, “…a tutte le persone che devono portare i figli a scuola e poi andare al lavoro”.
Ora immaginiamo il più sfigato dei bolognesi che vivendo a Borgo Panigale, estremo ovest della città, debba portare i figli a scuola a San Lazzaro, estremo est, per tornare a Borgo Panigale dove lavora, e lo voglia fare attraverso l’asse dell’Emilia e i viali: fa la bellezza di 26 km tra andata e ritorno.
Il progetto di Città 30 è per sfortuna del signor Sorbi accompagnato da un ottimo studio di impatto che fornisce numeri molto interessanti, per chi li voglia leggere; fornisce in particolare la velocità media attuale rilevata sulle reti interessate dal provvedimento, che risulta pari a 33 km/h, e una stima del ritardo medio causato dal nuovo limite sulle medesime reti, pari al 2.3%.
Questo significa che il nostro sfigatissimo bolognese passerebbe da un tempo di viaggio di 47 minuti a uno di 48 minuti. Un minuto e spiccioli di più.
C’è davvero di che devastare l’organizzazione familiare, peraltro già devastata di suo; o più semplicemente c’è di che dimettersi da presidente dell’Osservatorio.
Premesso che sono assolutamente a favore delle città a 30 all’ora, il ragionamento non quadra: una velocità media non può essere confrontata con una velocità di punta.
La velocità media di 33km/h è data appunto dalla media fra i tratti a 50 km/h (e talvolta probabilmente qualcosa in più) e da tratti incolonnati a 5-6 km/h o meno. Se nei tratti oggi percorribili a 50 si potrà andare ai 30, la velocità media scenderà ben sotto i 33 km/h. Quindi il ritardo non sarà di un minuto e qualche spicciolo, sarà verosimilmente di alcuni minuti, difficili da stimare a priori (modificando la velocità massima sicuramente le condizioni del traffico cambiano di conseguenza).
A mio parere, l’argomentazione “fra 50 e 30 km/h tempi di percorrenza non cambiano” è perdente, perchè probabilmente sarà smentita. Come già scritto in un commento precedente, l’argomentazione vincente -sempre secondo me- è “fra 50 e 30 la qualità della vita migliora per tutti”, e probabilmente anche gli scettici se ne accorgeranno.
Un altro cialtrone che apre la bocca per sparare contro provvedimenti di civiltà, senza nemmeno sapere nulla di questi provvedimenti
Avete risposto benissimo, però, francamente, il punto è soprattutto un altro, diavolo!
Il punto è che in una città 30, cioè in una città in una città in cui si realizza la svolta della mobilità sostenibile (di cui il limite dei 30 è un pilastro), NON DEVI ACCOMPAGNARE I FIGLI A SCUOLA perché a scuola (al parco giochi, a lezione di piano, a nuoto, a judo, a pelota basca…) i figli e le figlie ci vanno da soli, perché le strade sono restituite alle persone invece che alle auto. Qui a Friburgo (230.000 abitanti, non un paesino), come in mille e mille città d’Europa, le mie figlie sono andate a scuola da sole a partire da ottobre della prima elementare. E allora altro che un minuto e venti secondi persi o guadagnati! Stiamo parlando di un’enormità di tempo liberato dal “proteggere” le persone più “fragili” dalle “insidie della strada”, perché queste insidie semplicemente vengono meno.
Di questo si sta parlando, di qualità della vita.
Forse volevate dire Mauro Sorbi. Massimo Sorbi è professors di fisica.
[Hai ragione: abbiamo corretto, grazie della segnalazione – Bikeitalia.it]