Non ci sarà alcun referendum contro Bologna Città 30. I promotori – comitati civici e partiti del centrodestra tra cui spiccano la Lega e Fratelli d’Italia – non sono riusciti a raggiungere le 9.000 firme necessarie. Il risultato? Solo 3.259 firme valide depositate, secondo quanto confermato dalla Segreteria generale del Comune di Bologna. Si tratta di poco più di un terzo del necessario per indire la consultazione. Che quindi non si farà.
Flop della raccolta firme
Nonostante i banchetti organizzati in città e le raccolte firme porta a porta negli ultimi tre mesi, l’obiettivo è rimasto lontano. Il referendum avrebbe voluto mettere in discussione il provvedimento che generalizza il limite di velocità a 30 km/h in quasi tutte le strade cittadine, ad eccezione dei principali assi di scorrimento come i viali di circonvallazione.

Il referendum non si farà
Il fallimento della raccolta firme rappresenta una battuta d’arresto per i principali esponenti del centrodestra coinvolti, in particolare per il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini e per il sottosegretario Galeazzo Bignami. Entrambi si erano espressi in più occasioni contro il progetto Bologna Città 30, sostenendo l’importanza del referendum come strumento di partecipazione per bloccare un’iniziativa che, secondo loro, penalizzerebbe la mobilità e l’economia locale.
Il ministro Salvini, da sempre contrario a Bologna Città 30, fin da subito aveva proposto un referendum contro il limite generalizzato di 30 km/h, come riporta un articolo di Fanpage datato 21 gennaio 2024, quindi oltre un anno fa:
Salvini vuole un referendum contro i 30 all'ora a Bologna! https://t.co/cRR8G8NZ2e
— Fanpage.it (@fanpage) January 21, 2024
Dal canto suo Bignami, come scrive Il Resto del Carlino il 19 gennaio scorso, aveva affermato: “La Città 30’ si conferma ancora una volta una misura ideologica, non applicata, utile a qualcuno per giustificare una cantierizzazione esasperata che impedisce a chiunque di circolare lungo la città, basta girare per Bologna per notarlo. Crediamo sia necessario ripensare il provvedimento, anche perché vi è una lesione del diritto di mobilità, rappresentata dal fatto che le persone non possono più guidare con una certa libertà”.
Una lezione politica
Questo episodio dimostra come i temi legati alla sostenibilità e alla sicurezza stradale stiano acquisendo sempre più consenso tra i cittadini. Il mancato raggiungimento delle firme è un segnale di quanto sia complesso contrastare politiche che guardano al futuro delle città e alla qualità della vita degli abitanti, questioni che evidentemente vanno al di là degli schieramenti politici.
Intanto i dati di Bologna, a un anno dall’entrata in vigore del limite di 30 km/h in ambito urbano, confermano che la Città 30 funziona e che la sicurezza stradale è aumentata: le collisioni sono diminuite, così come i morti e i feriti. E nel 2024, per la prima volta dal 1991, non c’è stato nessun pedone investito e ucciso a Bologna.
[Fonte]
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