Mobilità

Gli 8 falsi miti da sfatare sulla ciclabilità dai Paesi Nordici

Gli 8 falsi miti da sfatare sulla ciclabilità dai Paesi Nordici

Nei Paesi Nordici, il settore dei trasporti è responsabile di circa un quarto delle emissioni totali, con il trasporto su strada come principale fonte di inquinamento. Allo stesso tempo, queste nazioni stanno affrontando sfide sempre più complesse, come la polarizzazione sociale e l’ingiustizia nella mobilità, rendendo urgente la necessità di soluzioni di trasporto sostenibili e incentrate sulle persone.

Un recente studio intitolato Debunking Cycling Myths, pubblicato da Nordregio e diffuso in collaborazione con ECF (European Cyclists’ Federation), evidenzia il ruolo fondamentale della bicicletta nel rispondere a queste problematiche. Basandosi su ricerche europee e sul contributo di oltre 40 esperti del Nordic Cycle Power Network, il report analizza 8 falsi miti sulla ciclabilità nel Nord Europa, smontandoli con dati e casi concreti.

Il Nordic Cycle Power Network: un progetto per promuovere la ciclabilità

Finanziato dal Nordic Council of Ministers, il Nordic Cycle Power Network è un progetto biennale (febbraio 2023 – gennaio 2025) che mira a creare una rete di condivisione delle conoscenze tra urbanisti e pianificatori regionali impegnati a migliorare le condizioni per il ciclismo. Attraverso workshop e visite di studio, il network sta identificando misure concrete per aumentare significativamente gli spostamenti in bicicletta, riducendo così l’uso dell’auto e le emissioni di CO2 legate ai trasporti.

Le principali tematiche affrontate

  • Raccolta e utilizzo dei dati sulla mobilità ciclistica
  • Integrazione della bicicletta nei sistemi di trasporto multimodale
  • Priorità della ciclabilità nei quadri politici
  • Pianificazione e manutenzione delle infrastrutture ciclabili, anche in condizioni invernali

Grazie alla collaborazione tra le principali città e regioni nordiche (come Copenaghen, Stoccolma, Helsinki e Oslo), il progetto fornisce strumenti pratici e strategie per favorire la mobilità ciclistica, non solo nei Paesi Nordici ma anche in altre città europee con problemi simili.

Ciclabilità nei Paesi Nordici: ecco gli 8 falsi miti da sfatare

Falso mito #1: Le condizioni per andare in bicicletta nei Paesi Nordici sono già abbastanza buone per chi vuole pedalare, quindi dovremmo dare priorità ad altri problemi

✅ Realtà: La pianificazione urbana e regionale nei Paesi Nordici ha ancora molta strada da fare per migliorare le condizioni per i ciclisti

Nei Paesi Nordici, la ciclabilità varia significativamente tra le città e le aree rurali. Sebbene città come Copenaghen e Stoccolma abbiano visto un aumento dei ciclisti grazie agli investimenti in infrastrutture, la quota di spostamenti in bici rimane ancora relativamente bassa rispetto all’uso dell’auto. Per migliorare la situazione, è essenziale integrare la bicicletta nelle politiche di trasporto a tutti i livelli e aggiornare le strategie nazionali per garantire infrastrutture sicure, ben collegate e accessibili tutto l’anno. Inoltre, la collaborazione tra le città nordiche può facilitare la condivisione di buone pratiche per superare le sfide legate al clima e alla mobilità sostenibile.

Falso mito #2: Le infrastrutture ciclabili sono troppo costose per i bilanci locali e regionali

✅ Realtà: Investire nella ciclabilità è una scelta senza rimpianti, con ritorni economici e sociali significativi

Investire nella ciclabilità non è un costo, ma un’opportunità economica per le città e la società nel suo complesso. Studi dimostrano che le infrastrutture ciclabili offrono un ritorno economico significativo, con benefici fino a otto volte superiori agli investimenti iniziali, grazie alla riduzione dei tempi di viaggio, al miglioramento della salute pubblica e all’aumento della sicurezza stradale. Tuttavia, i Paesi Nordici investono ancora troppo poco rispetto ad altre nazioni europee, lasciando il peso dell’infrastrutturazione sulle amministrazioni locali. Per ottenere finanziamenti adeguati, è essenziale raccogliere dati accurati sulla mobilità ciclistica e dimostrare concretamente i vantaggi economici e sociali del ciclismo.

Falso mito #3: Andare in bici è solo un’attività stagionale e non si può praticare tutto l’anno, soprattutto in inverno

✅ Realtà: Se le infrastrutture e le condizioni stradali sono adeguate, le persone pedalano in qualsiasi stagione

Alcune città nordiche come Oslo, Stoccolma e Luleå hanno dimostrato che, con una manutenzione efficace e incentivi adeguati, è possibile mantenere elevati livelli di ciclabilità anche nei mesi più freddi. Tecniche innovative, come la “salt-sweeping” di Stoccolma, migliorano la sicurezza delle piste ciclabili in inverno, riducendo il rischio di ghiaccio e neve accumulata. Inoltre, iniziative come il rimborso per pneumatici chiodati hanno incentivato più persone a provare il ciclismo invernale, con un aumento significativo del numero di ciclisti sulle strade anche nei mesi più freddi.

Falso mito #4: La bicicletta è utile per il tempo libero, ma non come mezzo di trasporto

✅ Realtà: Il ciclismo è una parte essenziale dei sistemi di mobilità e l’Unione Europea lo riconosce come un’opzione sostenibile

La Dichiarazione Europea sul Ciclabilità riconosce il ciclismo come un mezzo di trasporto sostenibile e legittimo. Molte città europee, in particolare quelle nordiche, stanno integrando il ciclismo nei loro sistemi di mobilità. Un sistema di trasporto multimodale, che integra il ciclismo con altri mezzi di trasporto, può fornire collegamenti efficienti, migliorare la salute, ridurre l’inquinamento e le emissioni, aumentare la democratizzazione del trasporto e migliorare la sicurezza stradale.

L’ECF osserva che circa il 90% delle persone cammina per raggiungere i trasporti pubblici e consentire a più persone di accedere alle stazioni dei trasporti pubblici in bicicletta può aumentare il bacino d’utenza. Tuttavia, esistono ancora molte barriere per un trasporto multimodale forte nei paesi nordici. È fondamentale che il ciclismo collabori, anziché competere, con altre modalità di trasporto sostenibili per raggiungere obiettivi di sostenibilità su larga scala. Esempi di buone pratiche includono Helsinki, la Danimarca e l’Islanda, che hanno implementato con successo sistemi di trasporto multimodale che integrano il ciclismo con i trasporti pubblici.

Falso mito #5: La bicicletta è un mezzo di trasporto esclusivo

✅ Realtà: Il ciclismo è inclusivo e promuove la giustizia nella mobilità

Nel mese di aprile 2024, l’UE ha adottato una Dichiarazione Europea sulla Ciclabilità, riconoscendo la bici come una delle forme di trasporto e ricreazione più sostenibili, accessibili, inclusive, a basso costo e salutari. La Dichiarazione riconosce la bicicletta come un mezzo di trasporto legittimo e funge da bussola strategica per le politiche e le iniziative presenti e future relative al ciclismo. È la politica più ambiziosa dell’UE in materia di ciclabilità e contiene 36 impegni politici per i governi nazionali e locali dell’UE per costruire più infrastrutture, aumentare la quota modale del ciclismo e rendere la bici più inclusiva per le persone di tutte le età e abilità.

Falso mito #6: Il ciclismo non ha un impatto ambientale significativo. Possiamo raggiungere la sostenibilità semplicemente passando alle auto elettriche

✅ Realtà: Gli obiettivi di sostenibilità non possono essere raggiunti senza sviluppare un ambiente urbano che favorisca la mobilità attiva

Nel 2022, il trasporto su strada ha rappresentato il 23% delle emissioni totali di gas serra nei paesi nordici. Nonostante l’aumento dei veicoli elettrici, le emissioni sono aumentate dal 2000 a causa della maggiore domanda di trasporto passeggeri. Per città sostenibili, è necessario ridurre i viaggi in auto, promuovendo ciclismo e mobilità sostenibile. Uno studio svedese mostra che le ebike potrebbero sostituire il 57,6% dei viaggi in auto, riducendo le emissioni fino al 22,8%. Oslo e Stoccolma sono esempi virtuosi di città che hanno riorganizzato il centro a favore di pedoni e ciclisti.

Falso mito #7: La bicicletta avvantaggia solo i ciclisti

✅ Realtà: Le città progettate per bici, pedoni e trasporti pubblici migliorano la qualità della vita di tutti, garantendo sicurezza e autonomia

Quando più persone scelgono la bici, si riduce il traffico, migliorando la circolazione anche per chi deve usare l’auto. Le strade più sicure per i ciclisti sono più sicure per tutti, compresi gli automobilisti, riducendo il rischio di incidenti. Inoltre, l’aumento della mobilità attiva porta benefici alla salute pubblica e riduce l’inquinamento atmosferico e acustico, con effetti positivi per l’intera comunità. In città come Oslo e Copenaghen, le politiche pro-ciclabilità hanno migliorato il benessere di tutti i cittadini, non solo di chi pedala.

Falso mito #8: Possedere un’auto è indispensabile per vivere nei Paesi Nordici

✅ Realtà: L’accesso ai mezzi di trasporto è più importante del possesso, e l’auto è solo una delle tante opzioni disponibili

Per ridurre la dipendenza dall’auto, le città possono promuovere l’uso di veicoli condivisi, integrare la bici con i mezzi di trasporto pubblico e sviluppare quartieri a misura di ciclista e pedone, con servizi chiave facilmente accessibili. Iniziative come il car sharing, il bike sharing e la pianificazione urbanistica a scala di quartiere possono contribuire a creare città più sostenibili e vivibili, riducendo la necessità di possedere un’auto privata e promuovendo la mobilità attiva e condivisa.

Conclusione

Sfatare questi falsi miti è fondamentale per rendere le città più sostenibili, accessibili e vivibili. Il Nordic Cycle Power Network dimostra che, con la giusta pianificazione e il giusto supporto politico, la bicicletta può diventare un pilastro fondamentale dei trasporti urbani.

[Fonte]

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Commenti

  1. Gabri ha detto:

    …Siamo anni luce dietro… Nonostante un clima molto favorevole, la bici vista anche come mezzo di spostamento economico ed ecologico, è solo per una nicchia di fedelissimi.
    A Pescara, che ha diverse ciclabili (molte assai discutibili…) l’estate si vedono in giro centinaia di bici. Tutti la usano per risolvere il problema parcheggio, soprattutto per andare al mare. A fine settembre sparisce il 90/95% dei ciclisti estivi !! Deprimente… !

  2. Gianni ha detto:

    Sono d’accordo. Aggiungiamoci la maleducazione di molti automobilisti (ai quali, a essere onesti danno una mano certi ciclisti imprudenti).

  3. Alessandro Mietner ha detto:

    Questi articoli fanno venire la depressione. Il divario tra l’Italia e il resto d’Europa (e dico il resto d’Europa, perché tutti gli stati d’Europa, non solo quelli nordici, si stanno muovendo in maniera importante) è non solo allucinante, ma anche in aumento.
    Nel mio percorso di bike to work, che è di sette km complessivi con in mezzo 70Km di treno, io incontro problemi di ogni tipo, che sarebbero i primi che uno stato dovrebbe affrontare.
    Strade strette e buie in cui le auto che mi stritolano contro i muri, semafori sfavorevoli, rotonde a due corsie (appena costruite, con gran trionfo di sindaci), piste ciclabili di selciato, sui marciapiedi, che attraversano le fermate degli autobus, piene di tombini profondi una spanna, foglie marce, rami di piante e sterpaglie che spuntano da destra, km di strada con le auto parcheggiate a destra che potrebbero aprire le portiere, il treno con il posto bici che è al posto di tre sedili ribaltabili, per cui o il posto è occupato, o lo occupi con la bici, e la gente ti sacramenta contro perché resta in piedi, alla stazione hanno messo i tornelli che creano una mega calca nella quale bisogna infilarsi con una bici in mano, scale con la bici in spalla, insomma un elenco completo ed esaustivo di questioni stupide, che si sarebbero potute evitare gratuitamente, spendendo solo i soldi in maniera differente, e che in qualsiasi altro stato d’Europa non esistono, perché sono già state risolte da almeno un decennio.
    E la situazione peggiora. Perché piove, e la parte destra delle strade si riempie di buche. Arriva la primavera e crescono più sterpaglie, poi passano col trattore a tagliarle, e le lasciano per terra. Poi si rompe la strada, e mettono tre coni che ti costringono a viaggiare in mezzo alla strada, con le macchine che ti sorpassano ancora più vicino. Poi inaugurano una nuova rotonda al posto di un incrocio col semaforo, con il bypass a destra con la corsia di uscita. Poi aprono un bar tabacchi, e in quel tratto di strada compaiono le auto in doppia fila, che accostano senza mettere la freccia, e che aprono le portiere. Poi alla stazione mettono le porte che si richiudono con la molla. Le ferrovie normalizzano i ritardi, aggiungendo 1/4 d’ora alla tratta. Si rompe un tubo dell’acqua, scavano nella pista ciclabile, e la rattoppano malissimo. E intanto il prezzo dell’abbonamento del treno continua a crescere: in vent’anni è passato da 620 a 1080 euro all’anno. Cioè io spendo mille e ottanta euro all’anno, più la bici, per spostarmi così.
    E se in un contesto simile di infrastrutture e circolazione, cadi, esce la polizia municipale, e se non c’è sul posto qualcuno che dice “è stata colpa mia”, vieni multato per perdita di controllo del mezzo. Che non è tanto per la multa, ma è per renderti impossibile sollevare il problema di come sono fatte le strade, e come vengono guidate le auto. Mettono te in infrazione, così figurati se riesci a dimostrare che il verbale è falso, e sei caduto perché la strada era malfatta.

  4. Lorenzo ha detto:

    in italia siamo a livelli primitivi sia di infrastrutture che di mentalità
    Se a ciò associamo il fatto che abbiamo un ministro dei trasporti che limona con prosciutti e coppe varie il quadro è perlomeno desolante
    E mi fermo sul giudizio di salvini altrimenti non vengo pubblicato.

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