Di fronte ai dati impressionanti degli incidenti stradali, la nostra reazione – umana, troppo umana direbbe Nietzsche – è quella solita: capita ad altri.
Noi siamo attenti, noi abbiamo tutto sotto controllo, noi sappiamo guidare, con noi l’incidente è impossibile.
Ci farà bene allora vedere questo filmato meritoriamente diffuso dal Comune di Verona (non è fatto dall’Intelligenza Artificiale, è frutto dell’Intelligenza “Normale”):
Guardandolo, provate poi a sostituire l’isola spartitraffico – che molti automobilisti giudicano pericolosa – con un pedone (rivedete in particolare il sesto episodio…) e capirete tante cose.
La banalità del frontale
Mi scuserà Hannah Arendt per l’azzardata citazione, ma qui si mostra appieno la ‘banalità dell’incidente’ che potenzialmente riguarda ciascuno di noi, nessuno escluso.
Se facciamo due calcoli grossolani assai, tenuto conto dei morti all’anno (3.039), dei km complessivamente percorsi in auto (602,8 miliardi), dei km che un automobilista in media percorre all’anno (9.300) e del numero di anni in cui un automobilista può guidare (55), tenuto conto di tutto ciò risulta che in Italia ciascuno di noi ha una probabilità dello 0.26% di uccidere o rimanere ucciso nell’arco della propria vita di guidatore, e il 19% per ferire o essere ferito.
È tanto? È poco? Se potete elencare 400 persone che guidano, tra parenti, amici e conoscenti, uno in media è stato o sarà coinvolto in un incidente mortale, mentre per i feriti ne bastano 5: a me pare sufficiente, e ben di più a chi resterà ucciso.
È di fronte a queste evidenze che stridono drammaticamente le politiche che depotenziano gli strumenti automatici di controllo, gli unici efficaci, come è stato per gli autovelox.
E in attesa di affidare finalmente il volante delle nostre auto a mani più sicure, cioè se non a guida autonoma, almeno totalmente assistite e controllate, restano sempre e solo le parole di (San) Francesco Moser, che non ci stancheremo mai di ripetere: “Bisogna andare piano, sempre”.
[Fonte]
Gentilissimi di Bikeitalia, prima di tutto sinceri complimenti e ringraziamenti per il vostro prezioso e qualificato lavoro di sensibilizzazione in un peculiare ambito della mobilità sostenibile, al fine di una vita sociale più civile ed armoniosa. Con alcuni carissimi amici pratico da tempo cicloturismo, anche un po’ come filosofia di vita, ottenendo grandi soddisfazioni su più livelli.
Vi ringrazio anche per questo articolo sulla sicurezza, che è e rimane prioritaria, tenendo conto di quante vittime e feriti ci sono sulle nostre strade.
Mi piacerebbe aprire un dibattito proprio su questo: quali e quanti criteri e pratiche andrebbero adottate per prevenire e rendere più piacevole e sicuro l’andare in bici. Se interessati, mi candido, gratuitamente, a collaborare con voi con qualche breve articolo che posso inviarvi. Gianni
Gentile Giovanni,
grazie per il commento e per seguire il nostro lavoro su Bikeitalia. Per quanto riguarda il tema della sicurezza stradale e del pedalare sicuri nel traffico lo trattiamo internamente e periodicamente facciamo approfondimenti con articoli a cura della redazione, quindi lo copriamo noi ma siamo aperti a spunti di riflessione e/o eventuali argomenti da approfondire (da segnalare a [email protected]). Dal momento che pratichi il cicloturismo, se vuoi inviarci un tuo diario di viaggio di un itinerario che hai pedalato e che vuoi condividere con i lettori di Bikeitalia lo leggiamo volentieri e ne valutiamo la pubblicazione, trovi tutte le informazioni a questo link > https://www.bikeitalia.it/2022/01/11/vogliamo-le-tue-storie-di-viaggi-in-bicicletta/
Un caro saluto, buona lettura e buone pedalate,
Manuel Massimo – Direttore responsabile di Bikeitalia.it
Siamo sempre più distratti alla guida.
Tant’è che – prima che l’automobilista colpisse lo spartitraffico – la mia attenzione era stata attirata dalla strisciata di pneumatici ben visibile sullo spartitraffico stesso: evidentemente più di qualcuno ci finisce sopra o molto, troppo vicino.
Un’altra cosa che ho notato è l’inadeguatezza della segnaletica orizzontale (delimitatori di carreggiata, linee di delimitazione degli spartitraffico…insomma delle linee orizzontali in grado di accompagnare gli utenti della strada).
Volevo sottoporvi il concetto di “Motonormativity”(non so se esista una traduzione in italiano), ben espresso nel canale YouTube Shifter, che vi consiglio di seguire.
Si tratta della normalizzazione del concetto di rischio associato all’auto. Per la nostra cultura, e, purtroppo, quasi ovunque nel mondo, è normale accettare il rischio di essere uccisi o di uccidere utilizzando l’auto. Nel video tale concetto viene paragonato all’accettazione del fatto di fumare in pubblico che, fino a qualche decennio fa era normale e, che, fortunatamente, è stato superato, ed è diventata un’eccezione non tollerata.
Quindi, se da un lato si tratta di un cambiamento non indifferente, dall’altro lato il superamento della cultura autocentrica, che giustifica tutti i prezzi che quotidianamente paghiamo a tale “divinità ” (morti, feriti, costi, disagi, ritardi, sedentarietà, stress…..) dovrebbe essere ineluttabile, anche se lento e difficile.
Cosa ne pensate?
Ecco il video:
https://youtu.be/PdqZsRayyFk?si=BsdHwRIS9YHQcfij
Avete posto l’accento sulle frasi più gettonate e allo stesso tempo idiote che gli incoscienti pronunciano “io so guidare”, “a me certe cose non succedono”.
Se i tanti che pensavano e dicevano le stesse cose prima di finire al cimitero potessero tornare indietro a mettere in guardia quelli che si credono piloti e scambiano ogni strada per una pista di F1, state pure certi che questi ripeterebbero proprio le frasi io so guidare, a me non succede, fino a quando non vanno a sbattere, sperando che l’ostacolo non sia un pedone o un ciclista.
Condivido le riflessioni e l’auspicio che si faccia di tutto per ridurre la mortalità sulla strada ed in particolare quella dei ciclisti.
Sul video specifico, però, l’anomalia frequenza di incidenti tutti uguali evidenzia una criticità di quell’incrocio cui il comune dovrebbe porre rimedio, anche rimuovendo quel pezzo di isola che è palese che si configuri come un’iniziativa.