Nell’estremità settentrionale della Basilicata, quest’interessante itinerario di circa 23 chilometri si snoda tra dolci colline, frantoi e vigneti, attraverso borghi ricchi di storia e cultura. Strade poco trafficate e dislivelli modesti rendono il percorso adatto a tutti; ciò nonostante nella parte finale alcuni chilometri in salita possono risultare più faticosi ed è, quindi, consigliato percorrerli in e-bike.
Si parte da Barile, borgo edificato tra due colline solcate da piccoli fiumi in cui il dialetto locale, gli usi e i costumi rappresentano una chiara testimonianza delle origini albanesi. Qui, infatti, tra Quattrocento e Cinquecento si stabilirono i profughi dell’Illiria in fuga dai Turchi Ottomani, apportando elementi visibili ancora oggi nel centro storico, con archi, portali e strade in pietra.
La cultura arbëreshë (greco-albanese) si ritrova anche nella rappresentazione della Passione di Cristo, una delle tradizioni più antiche e struggenti di questo borgo. Da oltre quattrocento anni, alla processione partecipano, infatti, non solo le figure della cultura religiosa cristiana, ma anche personaggi creati dalla tradizione popolare, tra cui trentatré bambine vestite di bianco, che simboleggiano gli anni di Cristo, e la Zingara ingioiellata, che rappresenta la ricchezza mista a pericolo e malvagità, tra intensi lamenti che coinvolgono anche il pubblico.
Sul versante nord di una delle due colline si possono ammirare le cantine dello “Scescio” (dal termine albanese “schesce” -piazza), le caratteristiche grotte scavate nel tufo per costruire le abitazioni dei primi albanesi arrivati in paese. Nel tempo, grazie a temperature ed umidità costanti sono state trasformate in cantine per la conservazione del pregiato vino locale, dell’olio di oliva e dei formaggi. Il suggestivo ed onirico scenario dello Scescio ha ispirato illustri registi come Pierpaolo Pasolini, che qui ambientò diverse scene del film “Il Vangelo secondo Matteo”.
L’area attorno a Barile, di origine vulcanica, rappresenta un grande comprensorio vitivinicolo che produce un’eccellenza ormai conosciuta a livello internazionale: l’Aglianico del Vulture DOCG, vino celebrato anche dal poeta Orazio, con il suo caratteristico colore rosso rubino e il sapore sapido e armonioso. Un altro straordinario prodotto locale è l’olio ottenuto dall’Ogliarola del Vulture, detta anche “rapollese”, varietà autoctona che si estende sulle pendici del Monte Vulture a marchio DOP. Qui il microclima crea delle condizioni ideali che conferiscono delicatezza e sapore fruttato al prodotto finale.
La tradizione enogastronomica di Barile accanto a salumi, salsiccia e selvaggina annovera anche piatti albanesi come il “Tumact me Tulez“: tagliatelle fatte in casa che vengono condite con mollica di pane croccante e sugo alle noci.
Da Barile si prosegue in leggera discesa e dopo sei chilometri si arriva a Rapolla, che si estende sul pendio di un colle alla cui sommità svetta la duecentesca cattedrale dedicata all’Assunta con il bel portale romanico. Il borgo è noto per le acque termali e per il vino. Numerose sono, infatti, le sorgenti d’acqua che vengono utilizzate per i bagni termali e i fanghi, richiamando molti visitatori.
La maggiore attrattiva di Rapolla è, però, rappresentata dal Parco Urbano delle Cantine: un susseguirsi di cantine ipogee, antiche case-grotte di tufo utilizzate oggi per la conservazione del vino. Il colpo d’occhio dal belvedere del Largo Castello è notevole: immerse nel lussureggiante paesaggio del Vulture-Melfese, solcato da corsi d’acqua e ricco di pascoli, il Parco delle Cantine che si dipana lungo via dei Monasteri rivela tutto il suo fascino pittoresco. Camminando tra vicoli e stradine strette, attorniati da palazzi storici che riportano indietro nel tempo, la visita di Rapolla può degnamente concludersi con l’assaggio di alcune succulenti specialità: gli strascinati conditi con legumi o con sugo di carne e peperoncino piccante, formaggi, olive, funghi, castagne e miele.
L’itinerario, dopo la salita finale con un dislivello di trecento metri, giunge sull’altopiano di Venosa, inestimabile gioiello urbanistico, architettonico e culturale, adagiato su verdi colline ricoperte di vigneti e frutteti. Tra i Borghi più belli d’Italia, l’antica Venusia diede i natali al celebre poeta latino Orazio, ricordato con una statua nella piazza principale della città, e al principe Carlo Gesualdo da Venosa, madrigalista tra i più prestigiosi della sua epoca. In posizione dominante sulla vallata sorge il Castello Pirro del Balzo, sede del Museo Archeologico Nazionale (recentemente riallestito con un percorso multimediale) e dell’Enoteca lucana. Sulla collina che fiancheggia la città si trovano le catacombe cristiane ed ebraiche, testimonianza di una pacifica convivenza tra le diverse religioni. Di grande valenza il Parco Archeologico attorno all’Abbazia della SS. Trinità, considerata un capolavoro dell’architettura di epoca medievale.
Anche a Venosa non mancano i tradizionali sapori del territorio, dalla pasta fatta a mano ai gustosi formaggi e salumi locali.
Leggi anche Basilicata in bici: Dalle Piccole Dolomiti Lucane ai Calanchi
Informazioni Utili
Per informazioni sui tour in bici organizzati in Basilicata visita il sito
Per maggiori dettagli su questo percorso scarica la app Basilicata Free To Move
BASILICATA IN BICI
“free to move”
[Contenuto Sponsorizzato]
I commenti che non rispettano queste linee guida potranno non essere pubblicati