Il bell’articolo di Paolo Pinzuti mi ha trovato completamente d’accordo sulla filosofia di una azienda, la Surly, che facendosi conoscere sulla strada, e non con le strafighe sul sellino, sta crescendo del 20% tutti gli anni. Di questa crescita me ne ero accorto già parecchio tempo fa semplicemente scorrendo le immagini di questo mitico sito dove ci sono solo fotografie di bici da turismo cariche: rispetto ad altri marchi, anche sconosciuti, la Surly appare numerosissime volte e con diversi allestimenti. L’articolo di Paolo mi è talmente piaciuto che sono voluto andare a cercare di capire come quella filosofia potesse generare prodotti conseguenti. Verifichiamo insomma se il paffuto direttore marketing Surlysta fa quello che dice o fa del markeTTTing che è una cosa diversa.
Long Haul Trucker
Il modello della foto iniziale all’articolo è come si presenta a catalogo dalla fabbrica e in parte cosa può diventare. Come si può notare su questo telaio si può applicare di tutto e di più con piena soddisfazione senza doversi inventare fissaggi strani. Ci sono ugelli in quantità e visto che la bicicletta pesa già di suo perché non aumentarlo mettendoci anche un po’ di accessori che in un comodo e lento viaggio servono sempre ed aiutano?
Semplicemente osservando vediamo la possibilità davanti di mettere un portapacchi diverso rispetto ai lowriders, che pure possono essere montati. Una bella lampada a led alimentata a dinamo, la pompa molto bella sotto l’obliquo, i parafanghi ampi ed avvolgenti, le ruote molto più “fat” del modello a catalogo. E’, così come si presenta, una tipica bici per le strade americane con rapporti da bici da corsa, almeno le prime due corone. Viene data quindi una bici essenziale ed elegante che però può essere personalizzata all’infinito avendo a disposizione molti punti di fissaggio.
Non tutti infatti amano l’essenzialità. A volte, semplicemente, non serve essere essenziali. Succede così, come nella foto sopra, che la Surly diventi lo strumento per dare sfogo alla propria passione per i video. Ma quello che intendo dire e riaffermare è che è completamente allestibile con la classica fantasia dei cicloviaggiatori: si vede in questa bicicletta, che i progettisti ci vanno in bici…e non è poco. Come tutte le bici da viaggio è una ottima commuter per l’uso giornaliero, costruita in acciaio cromoly 4130 è robustissima e mantiene anche se carica una eleganza senza tempo. La guardo da molto, esattamente come si guarda la donna d’altri…soprattutto per la forcella con i foderi curvi a sezione conica che assorbono molto bene gli urti della strada: è una forcella talmente efficace che viene venduta anche sciolta e montata su diverse biciclette anche di altre marche. Va talmente bene che le sospensioni, in Surly, non vengono prese in considerazione per il momento.
Inoltre la Surly, ha pensato bene di produrre anche i portapacchi giusti per questo modello. Eccoli montati.
Mi preme molto sottolineare un aspetto di questi portapacchi. Il posteriore, con una larghezza di 16 cm, ha un’ottima base di appoggio e può essere montato con ruote grasse e inoltre è adattabile sia a ruote da 26 come da 29. Il tubo da 10mm di diametro è trattato anche internamente. E’ un portapacchi quindi versatile e soprattutto costruito in acciaio dello stesso tipo della bicicletta con un ugello per la lampada. Se il portapacchi posteriore è abbastanza normale come disegno, tutt’altra cosa per l’anteriore. Infatti è concepito per caricare le due borse in verticale e altro che serve, come tenda, materassino e sacco letto, in orizzontale (oltre alla possibilità di farci stare pure la borsetta al manubrio). Da questo particolare si capisce come cerchino di capire i cicloviaggiatori. E’ talmente vero che la più grande azienda di portapacchi, la Tubus, non ci ha manco pensato e continua a non pensarci. Merita una foto il particolare del doppio aggancio alla forcella, che può sembrare assurdo, ma è una sicurezza doppia rispetto a tanti lowriders presenti sul mercato quando ci si trova su sterrati lunghi e difficoltosi. Un piccolo particolare non insignificante che i normali costruttori di portapacchi disdegnano, è l’ugello per l’applicazione di una lampada anteriore come da foto. E’ quella infatti la posizione migliore per evitare le classiche zone d’ombra che si creano arretrando la posizione del faro, come si fa abitualmente. Inoltre l’assenza del faro vicino alla forcella libera completamente lo spazio. Una cosa semplice semplice, che però sta a significare che in questa azienda l’abitudine non detta legge. E’ entrando nei particolari progettuali ed esecutivi di questa azienda che possiamo dire, per questo modello, che le parole del direttore marketing della Surly non sono markeTTTing ma realtà. Questo marchio si rivolge a tutte le persone che desiderano andare in bici senza il problema di essere superperformanti. Mi tocca dire che sotto questo aspetto approvo al 100% quanto scritto acutamente da Paolo Pinzuti nell’articolo sul buono e il cattivo negoziante a proposito del fatto che in Italia manca completamente una produzione di biciclette rivolte alla maggioranza delle persone che desiderano avere una bella bicicletta senza spendere cifre folli per godersi momenti di serenità. La Surly, come da catalogo costa sui 1.400 euro circa.
L’unica critica che facevo a questo modello era di non avere i dischi. Ritengo infatti che una bici tanto carica e tanto robusta necessiti anche di freni altrettanto efficaci. Da un po’ non posso più neppure fare questa critica in quanto è uscito il modello con i dischi. Debbo dire che anche questi non sono riusciti ad intaccare l’elegante essenzialità dell’estetica di questa bicicletta (basta guardare l’eleganza inconsueta e non banale della culla che accoglie il gruppo del freno). La si può definire un cavallo di razza: nato bene da subito è difficile snaturarlo anche con modifiche importanti.
Per usare la bici non è necessario essere come Cipollini o volerlo imitare, la Surly LHT è la bici per tutti quelli che desiderano gioire di pedalare con calma e in libertà.
E si può andare dove si vuole, con il desiderio e la volontà di farlo ed equipaggiarsi pure con un Rohloff al posto del cambio tradizionale…la bici lo può accogliere.
Ogre
Chiamando “orco” questa bici i Surlysti della ditta hanno dimostrato di avere veramente un gran senso dell’umorismo. Perché quando è arrivata la Karaté monkey le altre aziende hanno sogghignato al pensiero di una bici polivalente e quindi, per loro, invendibile…un mostro insomma. Ma visto il successo e ghignando un po’ anche loro, i Surlysti hanno deciso di farla diventare ancora più polivalente ed ecco l’Orco appunto.
È una delle geometrie 29er più venerate degli ultimi anni. Uno può avere una bici per andare in giro con i bambini, oppure una per una volata in single speed, oppure una mtb per un giro nei prati, e una per i viaggi…tutte queste bici basta pagarle per averle. Un po’ più difficile fare tutto questo con una bici: l’orco è questo. Ecco nella gallery diverse versioni.
La Ogre ha un forcellino orizzontale che le permette di montare un Rohloff o di diventare in poco tempo una single speed. Per rendere possibile tutto questo ecco il cuore del sistema: il forcellino appunto.
Prima d’ora non avevo mai visto nulla del genere…in questo caso è montato il Rohloff. Sono già montati anche i parafanghi, il portapacchi, c’è un foro piccolo per applicarci chissà che cosa ancora e il foro grande che è la predisposizione per attaccare il carrellino, o carellone di loro produzione. Li hanno chiamati Bill e Ted, ma si possono agganciare anche altri come l’IBEX per esempio.
La Surly non guarda cosa c’è sul mercato e mettersi in concorrenza, ma va in bici e pensa. E’ la realtà che detta le soluzioni. Non lascia soli i suoi clienti ad arrangiarsi a modificare la bici per attaccare i portapacchi o farsi un carrellino. E quando interviene in settori non suoi, come appunto portapacchi e carrellino, lo fa con grande originalità rispetto ad altri costruttori perché li usano sicuramente anche loro e gli riesce facile capire. Questo atteggiamento attento ad anticipare il bisogno dei clienti crea un feeling tale tra la Surly e i suoi clienti che è facile innamorarsi di un marchio come è successo a Paolo Pinzuti.
Cosa pensate invece della Hobootleg interrail?
Chi ne parla di bici per viaggi intorno al mondo fa solo marketing?
Grazie
Bell’ articolo, che sa di ciclismo vero e di grande passione per i cicloviaggi, bella la bici e sicuramente bella l’ idea di avere una bici
“modulare” e modulabile secondo le diverse esigenze, tuttavia non sono d’ accordo con le conclusioni alle quali si arriva; non trovo affatto giusto considerare buono un prezzo di 1400 euro per una bici da viaggio, naturalmente prodotta in oriente; a quel prezzo e realizzate, in parte, in Europa esistono diverse e molto valide alternative, anche di marche prestigiose, a prezzo decisamente inferiore.
Francamente sono stufo di credere al ritornello per cui un articolo sportivo o qualsivoglia bicicletta “se fosse prodotta in Europa costerebbe molto di più”…non è vero, non ci abbindolate più cari industriali, ci fate pagare un prodotto realizzato in oriente allo stesso identico prezzo se fosse realizzato in Europa, USA ecc. Non condivisibile inoltre l’ integralismo dell’ azienda di cui si parla verso le forcelle ammortizzate: saranno anche dei gran pedalatori costoro, ma sicuramente non conoscono i lastroni del pavè europei, questi americani. Bello fare cicloturismo e insieme fare il vibromassaggiatore?
questo articolo l’ho scritto nel 2014. sono solo 4 anni, ma credimi, una bici da viaggio italiana era dura da trovare. la cinelli aveva fattola racing rats che costava 800 euro. ne sono stato possessore 6 mesi. dopo un viaggetto di 400 km l’ho venduta perchè esaltata come bici da viaggio era in realtaà una vecchietta tutta tremante con tre borse caricate. ho comprato una kona sutra semplicemente perchè trovando la compagnia di un olandese che l’aveva, avevo potuto provarla: dopo cento metri volevo rompere la mia cinelli. quindi comninciamo con il dire che per l’epoca che è stato scritto l’articolo aveva il suo senso. ho provato anche la surly e ti posso garantire che è ancora meglio come sensazione della mia kona. i costruttori specializzati nel fare bici da viaggio, thorn, tout terrai, kona, surly ed altri rimangono con la forcella fissa e io stesso ce l’ho e il pavè l’ho provato: per il modo che ho di andare la rigida assolutamente….cosa diversa è invece il bike packing che affronta per principio sterrati impegnativi ed ha una diversa disposizione delle borse. la bici da viaggio non è prevista per i sentierini.
sul prezzo prova a trovare una bici da viaggio italiana e più o meno, le poche che ci sono, sono lì. devo per altro dirti che la stazione delle bicilette di milano fa ottime bici da viaggio su misura e se non le personalizzi in modo micidiale il prezzo è lì….oggi però
Sono un felice possessore di una CROSS CECK da due anni e mezzo con 35000 km all’attivo e posso dire ogni bene della bici e del marchio ….indistruttibile e ci faccio di tutto dal caricarla con 3okg di bagaglio all’andarci in giro con ogni tempo è una bici che non tradisce e ti porta ovunque in sicurezza BRAVA SURLY è stato amore a prima vista .amo la concretezza e l’ho trovata
Ciao, qual’è la pompa e soprattutto l’attacco per il tubo obliquo sulla surly nella seconda foto? Grazie!
prodotti in taiwan se non erro