Dalle Ande alla Patagonia pedalando per il Popolo Saharawi

patagonia-in-biciBreve racconto del viaggio in bicicletta in Patagonia di Marco Martinelli, partito ad ottobre e tornato a casa poche settimane fa. Buona lettura!

Questo per me è stato il primo grande vero viaggio in bicicletta della mia vita, che come tutti i viaggi è iniziato molto prima della partenza con notti passate a guardare mappe, siti di roba per il campeggio, di pezzi di ricambio, forum con consigli vari, scaricando videoguide su come riparare la bici… Il 13 Ottobre all’aeroporto di Lima ritiro “Bomba” ancora impacchettata e la monto subito fuori, osservato da 2 facchini divertiti dalla mia insolita presenza… ah! dimenticavo.. Bomba è il nome della bici e anche di un bambino autistico saharawi adottato a distanza circa 3 anni fa insieme alla mia ex compagna.

Caricate tutte le borse salgo in sella. Davanti a me un sogno lungo migliaia di km. Traballa tutto il manubrio e fatico a raggiungere un ostello lontano non più di mezzo km dall’aeroporto. E’ da qell’ostello che inizia un viaggio fantastico nel cuore del Sudamerica. attraverso il Peru e le sue tradizioni, i bambini che vanno a scuola in piccoli villaggi di montagna, le strade piene di animali che vanno al pascolo. Attraverso la Bolivia, pedalando sul deserto di sale più grande del mondo, dormendoci sopra una notte schiacciato da un cielo stellato emozionante, percorrendo le strade più dure di tutto il viaggio. Attraverso il Cile, la Carretera Austral e la sua natura rigogliosa, l’acqua ovunque e il tempo che la fa da padrone. Attraverso l’Argentina scoprendo una vastità di spazi che solo la bicicletta ti permette di assaporare fino in fondo, salendo sulla Cordillera Andina, sudando sotto il sole, percorrendo rettilinei che sembrano non finire mai.
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Ho scoperto la bellezza di pedalare in solitudine, ascoltare i ritmi del mio corpo. Mi sono trovato a mangiare come mai prima mi era successo. A passare ore con la gola secca per poi provare l’emozione di bere un bicchiere d’acqua mai tanto desiderato. A non preoccuparmi più del cielo sopra di me, della pioggia, del sole e anche del vento. Ad addormentarmi stremato la sera dentro la tenda. Ad abituarmi a pedalare a 4000 metri con il cuore che batte forte già a riposo. A pensare e sognare in una lingua diversa dalla mia…

Se poi ci aggiungiamo che il viaggio lo avevo legato ad un progetto di fisioterapia nel Sahara Occidentale di cui mi occupo da circa 2 anni con l’Associazione Rio de Oro, beh il tutto si è trasformato in una bellissima storia.
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Avevo conosciuto Sandro a Siena l’anno scorso in occasione di Ciclomundi, ci siamo trovati su Skype e la prima domanda che mi ha fatto è stata “ma spiegami Marco, che c’entra il viaggio in Sudamerica con i Saharawi?” (me la fanno tutti questa domanda…). Gli ho risposto che il viaggio avevo già deciso di farlo e legarci un mio progetto seppur dall’altra parte del mondo mi ha permesso di raccogliere un po’ di fondi prima di partire e contemporaneamente di informare tutti i miei amici dell’esistenza del Popolo Saharawi, della loro storia, della loro lotta. E il viaggio, per una serie di coincidenze con altre persone incontrate lungo la strada (su tutte la ONG, GVC) mi ha portato a incontrare molti giornalisti e a far conoscere la realtà Saharawi anche in quella fetta di mondo. Mi sono trovato a parlare alla TV, alla radio e sono stati pubblicati molti articoli su giornali locali regionali e uno pure su un giornale nazionale cileno.

patagonia_in_biciclettaPrima di partire avevo poi contattato molti miei colleghi (dimenticavo di dire che sono un fisioterapista) alla ricerca di qualcuno che volesse andare nei campi profughi per portare avanti un lavoro di formazione del personale locale iniziato ormai più di 2 anni fa. Sono partiti in 5, ragazzi e ragazze che hanno vissuto un’esperienza “forte” di solidarietà ed è stato speciale anche solo pensare che mentre stavo pedalando, faticando in mezzo alla pampa argentina, qualcuno stava portando avanti il lavoro nel deserto.

Insomma un viaggio con tanti contenuti che come una cicatrice, mi rimarrà addosso per sempre e mi farà venir voglia di continuare a ferirmi per avere tante e tante altre cicatrici…
Autore: Marco Martinelli, sito web del viaggio: www.atravesla.it

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