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I passi dolomitici in bici con nostro figlio

I passi dolomitici in bici con nostro figlio

Passi dolomitici in bici. Il Gardena è lassù davanti a noi. Baciato dai raggi del sole di una luminosissima mattina d’agosto brilla quasi di luce propria. Pulsa già di vita. Si possono scorgere diverse auto e moto ferme nel piccolo spiazzo davanti al rifugio.

Sta lì abbracciato da una fantastica serie di cime dolomitiche. Sono le più belle che mai si possano incontrare. Sullo sfondo l’inconfondibile sagoma del Sasso Lungo, mentre subito a ridosso del passo, quasi ad incombere minaccioso su di esso, l’incredibile gruppo del Sella. A chiudere la corona di cime maestose, ci sono poco discoste sulla destra le aliene vette dell’Odle.

Il serpentone d’asfalto invece disegna con una serie infinita di tornanti un’altra piccola opera d’arte. Qui la tinta scura della strada sembra essere l’abbozzo di un pennello su di una tela verde brillante. Abbiamo lasciato da poco il camping di Corvara e puntiamo decisi verso due dei più leggendari valichi alpini.

Thomas è davanti a noi e pedala già di gran lena. Ha solo 13 anni ma le due salite che lo attendono non hanno prodotto in lui la minima preoccupazione. È determinato e carico d’energia. Dopo il Gardena sarà la volta del Sella e si scollinerà oltre i 2.200 metri d’altezza.

Lo guardo pedalare sciolto e leggero, mentre io cerco già di dosare bene lo sforzo. Poco dietro noi due, sua madre chiude il piccolo quadretto famigliare. Siamo tre macchie colorate che si arrampicano su verso i duemila metri. Ad ogni pedalata, seppur stracariche di borse e bagagli, le bici lentamente guadagnano terreno e ci portano sempre più su.

Con questa tappa si conclude la nostra prima settimana di viaggio. Ieri abbiamo scalato il passo Falzarego ed il fratellino Valparola; mentre nei giorni precedenti ci siamo goduti le bellezze del tratto Dobbiaco-Cortina.

Cicloturismo in famiglia Dolomiti

È da quando Thomas ha 11 mesi che ogni anno facciamo in bici, un lungo viaggio itinerante. Ha debuttato comodamente trasportato in un carrellino con il quale divideva le giornate alternandosi al seggiolino anteriore della bicicletta materna. Quanti pisolini dentro quel carrello circondato da morbidi cuscini e montagne di pannolini pronti all’uso. Biberon, ciuccio e giocattoli vari, i fedeli compagni di viaggio. Poi è venuto il tempo del “cammellino”, una sorta di piccola bici con solamente la ruota posteriore, agganciata e trainata da quella del babbo. Infine, giunto al traguardo dei sette anni ecco il primo viaggio in perfetta autonomia ciclistica. La prima bici e le prime vere pedalate da piccolo vero cicloturista.

Insomma: abbiamo girato l’Europa in questi 13 anni, toccando i suoi vertici geografici di questi appuntamenti estivi. Svezia, Scozia, Repubblica Ceca e Slovenia. Nel frattempo tutto ciò che vi sta nel mezzo. Ed ora siamo qui, impegnati lungo questi gentili tornanti, dopo aver percorso tutta la valle dell’Adige e la Val Pusteria.

Passi dolomitici in bici foto di famiglia

Giungiamo al passo Gardena ancora freschi e con il serbatoio delle energie poco intaccato. Breve pausa e poi il vento gelido ci impone una rapida ripartenza. Piccola discesa ed eccoci pronti alla seconda ed ultima vera grande salita della giornata. Non si vede, ma lassù fra quel gruppetto di nuvole c’è il passo Sella.

Il resto della lunghissima tappa di oggi, che alla fine conterà ben 129 km, sarà una fantastica discesa. A quella in picchiata su Canazei ne seguirà una infinita e regolare fino alla fine della Val di Fiemme. Quest’ultimo tratto fra i più belli e piacevoli dell’intero viaggio. Ma torniamo alla salita verso il passo Sella…

Adesso per me e Kris la strada comincia a chiedere il conto. La fatica si fa sentire ed ogni pedalata ora è fonte di una certa sofferenza. Thomas invece sembra stare sulla Luna. Forse a lui è riservata una gravità diversa dalla nostra. Non è stanco e si mantiene costantemente davanti a noi due. Chissà se tutto ciò è un segnale. Il segno di una sorta di di predisposizione che pian piano ha preso forma in lui. Forse direttamente legata al fatto di avergli sempre offerto esperienze di questo tipo. Sta di fatto che adesso è lì poco più avanti di me e pedala senza apparente fatica.

Mi allontano solo per un attimo dal mio ruolo di scrittore. Qui sulla tastiera sto scrivendo di un viaggio di diversi anni fa e mentre racconto di quel viaggio penso a ciò che ho appena scritto, a quella sorta di predisposizione o forse di quei segnali che la vita ci invia attraverso piccoli dettagli. Ecco il piccolo dettaglio è quello legato a quella pedalata leggera lungo quella salita impegnativa. E forse ancor più a quel suo incedere da solo, poco oltre noi due e a quella naturale tendenza all’introspezione e alla capacità di procedere determinato ed in solitudine verso il traguardo di un passo che da sempre profuma di leggenda.

Salita ciclabile Dolomiti panorama

Quella forza interiore, proprio quella che fece capolino quella mattina lungo quei tornanti dolomitici mi è tornata in mente proprio questa estate: all’alba di una mattina di fine luglio l’ho visto partire, in perfetta solitudine, con la bici stracarica. Ricordo ancora la sua figura che si allontanava lungo la via, per poi girare a sinistra. Ma soprattutto mi è tornata in mente quando, dopo aver pedalato per mezza Europa, ha fatto ritorno per quella stessa via sulle Dolomiti, quaranta giorni e 4.500 km dopo.

[Alessandro Manzoni e Cristina Turolla]

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