Elegia del Lodigiano in bicicletta, il diario di Graziano Majavacchi
Il Lodigiano è terra piatta e di passaggio; se lo attraversi dentro un’auto guidando in autostrada, noti soltanto qualche campanile, la linea della TAV e poi cemento, capannoni di logistiche, tanti campi e, alla fine, pensi: “Qui non c’è proprio niente da vedere!”
Poi, ecco le enormi anse del Po, il grande fiume che ne delimita il confine a sud; ad est l’Adda, il Lambro ad ovest e poi, dentro queste fertilissime zolle, il canale Muzza ed una miriade di altri canali, rogge e “lanche”.
Qui, come si cantava un tempo, l’odore dei fossi si sente eccome e qualcuno ancora lo riconosce! Di salite però neanche l’ombra, solo qualche cavalcavia e pochi avvallamenti (le colline a San Colombano al Lambro sono un discorso a parte). Sembra quasi vuota, priva di qualsiasi attrattiva questa terra d’acqua, ma se la attraversi in sella ad una bici, allora la musica cambia spartito, completamente!
La magia della bicicletta
Sulle due ruote, pedalando piano, eccola, servita su un piatto d’argento: la piccola, grande magia della bicicletta. Un territorio in apparenza anonimo e grigio si trasforma per incanto in un affascinante piccolo mondo antico. Tanti angoli nascosti, defilati, si svelano pian piano al ritmo delle nostre pedalate; ed è un vero e proprio spettacolo, almeno per me.
Ad ogni uscita, che generalmente varia da 40 a 80/90 chilometri, la bellezza contadina che pervade queste contrade mi avvolge e mi sorprende, sempre.
Percorsi e angoli nascosti
Alcune volte sono tratti di sentieri sterrati, immersi nel verde, come quello che da Livraga porta a Orio Litta lungo il colatore Venere. Oppure è la ciclabile “vecchia cremonese”, che da Lodi arriva fino a Maleo ed oltre, lungo la Muzza che, con lievi saliscendi, rivela una campagna ancora intatta.
Il piccolo nastro asfaltato che da Ossago porta fino a Bargano, la stradina che da Cornegliano Laudense finisce a Lodi, passando dalla cascina Marescalca. Il sentierino, breve ma intenso, che attraversa la Riserva Naturale delle Monticchie, in quel di Somaglia, stando attenti a non intralciare il cammino dei cinghiali.
E poi, l’emozione di vedere da vicino i mattoni rosso scuro dell’abbazia del Cerreto di Abbadia, la maestosa Villa Litta a Orio, il palazzo Calderari a Turano, il castello Borromeo a Camairago e quello, stupendo, del Bel Pavone nel minuscolo borgo di Maccastorna, il comune più piccolo del Lodigiano.
Borghi e campagna
Si pedala su minuscole stradine tortuose che disegnano antichi confini ormai dimenticati, tra cascine in gran parte corrose dall’incuria e dal tempo ma dal fascino ancora intrigante. E cosa dire dei piccoli borghi che punteggiano il territorio: Abbadia Cerreto, Turano, Orio Litta, Corte Sant’Andrea ed il guado di Sigerico, lungo la via Francigena.
Camairago, Pizzighettone (una bellissima cittadina murata sull’altra riva dell’Adda), Meleti, Castelnuovo Bocca d’Adda, Borghetto Lodigiano, dove i ritmi della vita sono ancora lenti e profumano di cose buone, anche se questa terra a vocazione contadina da secoli sta perdendo, a poco a poco, la propria identità.
Il respiro autentico del Lodigiano
Ma lungo gli sterrati vicini ai corsi d’acqua, sopra gli alti argini del Po dove, da una modesta altezza, si gode di un panorama da favola, dentro la golena, ancora si sente il respiro autentico di questo lembo di pianura.
E che dire dei piccoli madonnini, delle umili e umide chiesette, dei santuari isolati nella campagna e dei piccoli capanni di fortuna dove la gente va a coltivare l’orto?
L’autunno: l’essenza del Lodigiano
Ed è proprio in autunno (anche se la primavera non è poi così “malaccio”) che cogli la vera essenza del Lodigiano. Quando le foglie gialle e marroni cadute ricoprono le ciclabili e gli sterrati, e la foschia che sale dai campi e dai corsi d’acqua rende incerti i contorni delle cose e delle persone.
Vedere il volo degli aironi cenerini nell’Isola dei “pumi”, alla bassa di Cavenago, dentro una bellissima lanca dell’Adda, ti lascia senza fiato. Oppure, lungo le rive piene di pescatori della Muzza o nelle campagne attorno alla Basilica dei 12 Apostoli a Lodivecchio, l’antica Laus Pompeia, dentro la foresta di pianura nei pressi di Lodi, sui sentieri del Belgiardino, lungo le rive dell’Adda, dalle parti di Boffalora.
Natura e vita lenta
Pedalando con calma, senza fretta. Eleganti cicogne volteggiano nel cielo, facendo compagnia alle garzette guardabuoi ed ai corvi neri e lucidi (in gergo locale “crou bertin”, nei quali mi riconosco appieno).
Il territorio pianeggiante del Lodigiano è amico vero dei cicloturisti, specialmente per chi è alle prime esperienze e ha poco allenamento; basta solo un po’ di buona volontà e si arriva dappertutto, meglio magari in sella ad una gravel o ad una MTB.
E poi, ad “ingolosire” l’uscita in bici, ci sono delle vere e proprie delizie per il palato, nelle molte trattorie e botteghe sparse nel verde. La cucina locale ha radici fortemente contadine e, nei prodotti tipici, spiccano soprattutto il salame ed i formaggi (deliziosa, da non perdere assolutamente, è la “raspadura”, sottilissime sfoglie di formaggio “raspate” dal grana padano giovane), il gorgonzola con la polenta, i risotti, il pesce di fiume, la sbrisolona.
Un invito a perdersi
E allora, cosa aspettate ancora? Ci sono molti tipi di percorsi, per tutti i gusti e per ogni tipo di “gamba”, adatti anche per le famiglie. Basta arrivare in auto o in treno a Lodi, che vale la pena di visitare perché è un piccolo gioiello, un’autentica città di provincia, e poi lasciatevi trasportare dai cartelli che indicano i vari percorsi.
E, sono abbastanza sicuro, vi accorgerete che perdervi dentro questo piccolo lembo di pianura è una delle cose più belle che vi potranno mai capitare in sella alla vostra bicicletta.
[Graziano Majavacchi]
Sono nato a Lodi ,e vivo a Lodi ,in Mtb o Gravel ,puoi girare x ore e ore ,senza toccare l’asfalto immerso nella natura