La bicicletta come cura per il morbo di Parkinson

La bicicletta come cura per il morbo di Parkinson

La bicicletta come cura per il morbo di Parkinson

La bicicletta come cura per il morbo di Parkinson

bici-parkinsonChe andare in bici faccia bene al corpo e alla mente è una cosa ormai assodata, e che chiunque abbia provato a pedalare può confermare.
Quello che si sta cominciando a scoprire solamente negli ultimi anni è che pedalare può addirittura far regredire alcune malattie neurodegenerative, a cominciare dal morbo di Parkinson.

Il team guidato dal Dottor Jay Alberts, in un istituto di ricerca di Cleveland, negli Stati Uniti, è all’avanguardia nella ricerca su questi temi. Come spesso accade, lo spunto per la ricerca è nato da un’osservazione avvenuta quasi per caso: il Dr Alberts, che già si occupava di Parkinson, aveva organizzato un viaggio in tandem con una sua paziente per promuovere la conoscenza delle caratteristiche della malattia, il cui decorso può essere rallentato ma da cui non si può ad oggi guarire. Alla fine del viaggio, inspiegabilmente, la sua paziente mostrava chiari segni di miglioramento. Si era allora nel 2003, e il team di Alberts cominciò una serie di esperimenti per cercare di capire a cosa fosse dovuto questo miglioramento.

Gli esperimenti hanno dimostrato una chiara correlazione fra attività fisica e regressione della malattia. Sia chiaro che non si tratta certo di guarigioni; tuttavia, i risultati di test sulle abilità motorie e intellettive di pazienti, fatti prima e dopo un periodo di alcune settimane di allenamento, hanno mostrato un deciso miglioramento, maggiore di quello che si ha con le medicine normalmente usate.

Esperimenti precedenti condotti da altri scienziati non avevano dato gli stessi risultati, ma il Dr Alberts specifica che questi si hanno solo se l’attività fisica è “forzata”: con questo termine egli intende un’attività più intensa di quella che il paziente sceglie autonomamente. Mentre ad esempio i pazienti scelgono solitamente un livello di intensità pari al 50% della loro frequenza cardiaca massima, il Dr Alberts chiarisce che questo valore deve essere portato al 65-80%. Anche l’idea di forzare i pazienti a un lavoro più pesante gli è venuta dal suo viaggio in tandem, quando si è reso conto che il ritmo che egli imponeva al tandem risultava faticoso per la sua paziente.

In una presentazione disponibile online, Alberts presenta il caso di un paziente di 64 anni, con i primi sintomi del Parkinson, che da anni non faceva attività fisica; dopo alcune settimane in cui si era sforzato a camminare più velocemente e a pedalare per 30-60 minuti 3 volte a settimana, con i valori di frequenza cardiaca citati precedentemente, il paziente mostrava miglioramenti nelle capacità cognitive, nell’equilibrio, e nella capacità di afferrare saldamente oggetti.
Anche se non risulta chiaro dal lavoro del team di Cleveland, è probabile che pedalare possa anche, entro certi limiti, prevenire o comunque ritardare il manifestarsi della malattia.

Prima di cominciare a fare attività fisica, comunque, soprattutto se si ha una certa età e si è “fermi” da anni, è sempre bene consultare il proprio medico.

Leggi anche: Steve Quam: Cicloviaggiatore Nonostante il Parkinson

Commenti

  1. Avatar Vittorio Crosignani ha detto:

    Quali pericoli si corrono usando una normale bicicletta da passeggio se si è affetti da Parkinson?

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