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Croazia in bicicletta

Croazia in bicicletta

1° giorno: Motorini gettati a terra dalla bora e temperature vicine allo zero. Benvenuti a Trieste. La prima strada da percorrere durante il viaggio, la E61 in direzione Rijeka è detta “la camionale”, poco rassicurante già dal nome. Pochi chilometri e sono già al confine tra Slovenia e Croazia dove poco dopo e solo in prossimità del casello mi rendo conto di aver imboccato per sbaglio l’autostrada! Mi affretto ad uscirne e mi accampo in tenda su un prato vicino la strada. Troppo vicino,dato che la mattina due poliziotti mi avvistano e mi piantano qualche grana per aver violato la proprietà privata. Mi lasciano andare comunque senza peggiori conseguenze.

2° giorno: Il vero problema è la bora che mi condiziona per tutta la giornata. A volte devo scendere dalla bici per spingerla in discesa, altre mi ritrovo a 20 km/h in salita per la sola spinta del vento. Alle 5 scende già il buio e mi fermo a Smokvac dove però c’è un solo ostello, tra l’altro chiuso.Vengo invitato per una merenda e del tè, poi la famiglia che lo gestisce decide di ospitarmi comunque e io mi accontento di una camera fredda senza riscaldamenti nè lenzuola. La mattina quando faccio per pagare mi lasciano con queste parole: “Nema, è natale!”

3° giorno: Il vento e il freddo non danno tregua. Senza nemmeno un paio di guanti rimedio infilando dei calzini su tutta la mano. Le labbra sono secche e segnate. La sera arrivo a Karlobag e alloggio nella stanza di una signora. In pochi metri quadrati sono incastrati come un tetris un letto matrimoniale un bagno e un angolo cottura. E addirittura una vecchia radio che trasmette musica slava.

4° giorno: Da Karlobag lascio la costa e si aprono nuovi scenari. La campagna ha strade dissestate e case diroccate. I bambini giocano ovunque e a volte mi rincorrono, le galline scorrazzano e gli anziani sono alle prese con gli arnesi delle loro fattorie. Giungo a Benkovac, dopo una discesa nel Peklenica National park. Le cime delle montagne sono coperte di neve che la bora spazza fino alla strada anche a basse quote. In paese non ci sono strutture ricettive e l’unica soluzione mi sembra rivolgermi alla polizia. I militari sono più interessati al mio percorso che non a trovarmi una sistemazione. Dopo un pò di foto e chiacchiere mi caricano su un furgoncino e mi portano a casa di un loro conoscente appena fuori dal paese.

5° giorno: Pedalo senza sosta per raggiungere Spalato dove vorrei passare la sera di capodanno. Lungo la strada gli anziani arrostiscono i maiali per il cenone, e l’odore di brace mi accompagna per molti chilometri. Il vento sembra aver diminuito la sua velocità e questo mi aiuta ad arrivare alla tappa ambita senza problemi e prima del buio. Prendo un ostello in centro che giro poi a piedi. La sera riesco a convincere due signore a cucinarmi nel loro ristorante malgrado sia chiuso. E’ la prima volta che trascorro un capodanno da solo e mi piace. Senza botti nè auguri vado a letto ancora prima della mezzanotte.

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