È poco più di un mese che siamo in sella e se c’è un tema che fino a questo momento continua a riproporsi è quello dell’importanza dell’acqua. In particolare in questi giorni di pausa nel nord argentino, ci sono due domande che ci assillano e che cercano una risposta:
Quando riusciremo ad arrivare in Bolivia?
Quanto facilmente riusciremo a trovare dell’acqua in Bolivia?
Acqua in Bolivia: due parole che hanno una stretta relazione tra loro e che, miscelate insieme in modo poco oculato, hanno dato vita ad una reazione esplosiva pericolosa e che potrebbe servire da esempio per ogni paese nel mondo.
Guerra del Agua è il nome con cui viene denominata comunemente la serie di scontri che sconvolsero la città di Cochabamba da Gennaio ad Aprile 2000.
Riassumendo molto brevemente: nel settembre del 1999 la multinazionale Bechtel firmò un contratto con il presidente Boliviano, Hugo Banzer, per privatizzare l’erogazione dell’acqua nella terza città del paese, Cochabamba. Poco dopo iniziarono una serie di contestazioni causate dall’aumento delle tariffe dell’acqua di oltre il 50%, mentre si registrava un aumento dell’aria all’interno delle tubature che falsava quindi i conteggi dei consumi.
L’aumento delle tariffe in un paese che attraversava un momento economicamente complicato causò proteste violente e obbligò molte famiglie a ritirare i propri figli dalle scuole o a sospendere i trattamenti medici. Il governo reagì proclamando la legge marziale e durante gli scontri tra polizia e manifestanti si registrarono un morto e 170 feriti.
Il governo fu costretto a rescindere il contratto con la Bechtel.
Per maggiori informazioni su tutta la vicenda si può fare riferimento al documentario The Corporation e al breve video qui sotto:
il 12 e 13 giugno tutti gli Italiani saranno chiamati ad esprimere il proprio parere riguardo alla possibilità di affidare ad aziende private il monopolio dell’erogazione dell’acqua e credo che l’esempio boliviano dovrebbe far riflettere tutti. Italia e Bolivia sono paesi tra loro radicalmente differenti e difficilmente si possono immaginare sviluppi analoghi, tuttavia credo che sarebbe opportuno prendere qualche precauzione e non affidare a privati un settore tanto delicato come l’erogazione dell’acqua.
Il 12 e il 13 giugno Pinar e io non avremo l’opportunità di andare a votare ma saremo ugualmente impegnati a garantire il nostro diritto all’acqua. Per chi segue il nostro viaggio da lontano è possibile difendere il proprio diritto all’acqua andando al proprio seggio elettorale e votare SI al secondo quesito.
Per sapere poi cosa si prova ad attraversare le Ande in bicicletta stracarichi di bottiglie di acqua, ripassate di qui tra qualche giorno…
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