La Turchia è una terra figlia di millenni di contaminazioni tra popolazioni e culture differenti.
Lungo la costa anatolica dell’Egeo è facile imbattersi in rovine di templi ed antiche città greche, resti di epoca romana, pellegrini cristiani in visita all’ultima dimora della Vergine Maria e minareti che spuntano da ogni collina. Con una storia così, è inevitabile che la tolleranza e l’ospitalità siano di casa.
Siamo partiti da Smirne in direzione sudovest seguendo la costa. Giusto il tempo di uscire dalla periferia della città e ci si ritrova subito ad attraversare una terra che odora di macchia mediterranea su una modernissima strada a 4 corsie dal fondo liscio e levigati come il marmo. I km qui scorrono veloci, c’è poco da vedere e, anche qui, non ci facciamo mancare un breve passaggio in autostrada.
Dopo i primi 35 km si svolta verso nord per andare ad esplorare la penisola di Karaburun (naso nero). L’asfalto di marmo nero lascia il posto ad una strada secondaria stretta e tortuosa che dietro un continuo saliscendi nasconde scorci meravigliosi su baie di difficile accesso. Il traffico è molto contenuto: il turismo di massa non ha ancora scoperto questo piccolo paradiso e gli automobilisti qui vanno piano, sanno benissimo che dietro ogni curva può esserci un pastore con il suo gregge di pecore.
Ci fermiamo a riposare per un po’ a Balikliova: subito fuori dal villaggio è scoppiato un incendio importante e sta per lambire la nostra strada. Tanto vale fermarsi, mangiare un boccone e guardare i canadair in azione.
In un paio d’ore è tutto di nuovo sotto controllo e possiamo ripartire. Il paesaggio è quello tipico della macchia mediterranea, è difficile dire se ci si trovi in Turchia, in Grecia o in Corsica, ma veniamo presto riportati alla realtà da un uomo che, nei pressi di un villaggio ci fa segno di fermarci dicendo che la strada è interrotta e non si può proseguire.
Bastano pochi minuti per capire che si tratta solo di una specie di imboscata: nel paese è in corso la distribuzione dei lokma e noi non possiamo dispensarci. I lokma sono deliziose frittelle affogate nello sciroppo che vengono distribuite a tutti i passanti 40 giorni dopo la dipartita di un familiare. In cambio delle frittelle tutti i passanti recitano una preghiera per l’anima del defunto. Il sogno di ogni cicloturista insomma: cibo gratis e full immersion nella cultura locale.
Nel pomeriggio si alza un forte vento dal nord e questo ci rallenta. Non è una sorpresa: tutte le pale eoliche attorno a noi dovevano pur servire a qualcosa, no?
Arriviamo la sera sulla punta nord della penisola in una specie di campeggio proprio sulla spiaggia con chiringuito che funziona da reception.
All’indomani ci svegliamo di buon’ora, il mare è tanto calmo da sembrare dipinto e l’unico movimento sono le barche dei pescatori. Dopo il bagno facciamo colazione e ci mettiamo in sella prima che il caldo esploda. Il paesaggio è sempre uguale, curva dopo curva, baia dopo baia. Il mare, turchese. Facciamo scorta di acqua e lasciamo la strada principale per andare ad esplorare delle rovine di un villaggio greco abbandonato alla fine della guerra del ’20-’22. Suggestivo. La Grecia è lì, di fronte a noi, perfettamente visibile e raggiungibile senza troppa fatica.
Il vento del pomeriggio questa volta ci aiuta e veleggiamo verso sud. Ci fermiamo a bere il te in uno dei numerosissimi caffè lungo la strada e ci riposiamo, mentre i locali ci guardano con curiosità: siamo a pochi km da Smirne, ma l’aria cosmopolita della metropoli qui è lontana anni luce e noi, con i nostri pantaloncini in lycra, siamo degli strani individui.
Nonostante si segua sempre la costa, la strada è un continuo saliscendi alle volte anche molto impegnativo. Per fortuna il paesaggio ci ripaga della fatica, ma ancora di più ci ripagano gli alberi di fichi stracarichi di frutti da cui attingiamo senza scrupoli.
Al termine della giornata troviamo un posticino tranquillo a pochi metri dal mare dove piantiamo la tenda e ci riposiamo fino all’alba, quando ci risvegliamo circondati da un gregge di pecore affamato.
Il terzo giorno della nostra microavventura scorre via veloce senza aggiungere molto ai giorni precedenti.
Ritorniamo a Smirne con quel sorriso dipinto sulla faccia che i cicloturisti conoscono tanto bene: è la gioia di sapere di avere appena iniziato a scoprire questa terra meravigliosa e tanto tanto ospitale.
Note tecniche:
Distanza percorsa: 248 km
Altimetria complessiva: 3.133 m
Temperatura alle 10:00 del mattino: 32°
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