Senegal in bici e tenda

Senegal in bici e tenda

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Cosa mi aspettavo ed è accaduto, cosa è accaduto ma non mi aspettavo

Mi aspettavo che la data della partenza sarebbe arrivata subitissimo, e così anche quella del ritorno.
Mi aspettavo di vedere coccodrilli, ippopotami e scimmie e non sono mancati.
Mi aspettavo di trovare pochissima acqua e infatti viaggiavamo sempre carichi perché quando la trovavi dovevi farne scorta perché poi chi lo sa.
Mi aspettavo il sole e il cielo blu e infatti non c’è stato mai un giorno vagamente nuvoloso.
Mi aspettavo che avrei visto dei baobab grandissimi ed infatti erano tanti e giganteschi.
Mi aspettavo di trovare poco cibo ma il necessario: ed infatti si mangiava sostanzialmente banana, anguria, baguette con fagioli, uova, arachidi e montone.
Mi aspettavo che a farmi capire ci sarei riuscita comuque pur non parlando né Wolof né francese.
Mi aspettavo che la doccia sarebbe stata una rarità ed infatti ogni sera avevamo un secchio di acqua per lavarci in cinque.
Mi aspettavo di godermi la savana ed infatti pedalate bellissime su piste di terra rossa non sono mancate.
Mi aspettavo che mangiando con le mani mi sarei accorta che persino le posate sono superflue.
Mi aspettavo di trovare più riparatori di ciclisti che in Italia perché le bici sono molto utilizzate come mezzo di spostamento e si rompono anche spesso.
Mi aspettavo che portarmi meno oggetti possible sarebbe stato un bene perché avrei vissuto di avventura e contatto con le persone.
Mi aspettavo che andandoci con lo spirito giusto e la gioia di vivere la ciclovacanza in Senegal mi sarebbe rimasta nel cuore.

Non mi aspettavo di conoscere una ragazza senegalese all’aereoporto, Yacine, che mi avrebbe invitato a restare due giorni a casa sua ospite.
Non mi aspettavo che i pullmini di linea di Dakar sarebbero stati un’esplosione di colori con i finestrini mancanti.
Non mi aspettavo che avrei ballato per la strada insieme a degli sconosciuti con disinvoltura.
Non mi aspettavo di dissetarmi con il succo di Bissap, che poi è Karkadè, e invece trovarlo era sempre una festa.
Non mi aspettavo di vedere gli sciacalli e invece al Parco di Niokolo-Koba ce n’erano.
Non mi aspettavo di vederli sempre ridere i bambini e mai fare i capricci.
Non mi aspettavo che sulle strade asfaltate invece che mantenere la destra come senso di marcia avremmo fatto lo slalom cercando di evitare le buche.
Non mi aspettavo di incontrare un capo religioso convinto che io fossi la reincarnazione della figlia morta.
Non mi aspettavo che il bucato della sera l’avrei fatto spesso fra caprette e asinelli.
Non mi aspettavo di pedalare di fianco ad una salina ed invece fra Kaolack e Loul Sessene se ne attraversa una prima di arrivare a Fatick.
Non mi aspettavo che al tramonto sulla spiaggia le ragazze si mettessero a ballare energicamente sventolando i loro abiti multicolore.
Non mi aspettavo che sarei stata svegliata ogni mattina alle 5.30 dal Muezzin, preghiera mattutina in arrivo dalla moschea.
Non mi aspettavo che il Lago Rosa in realtà lo è soltanto quando tira il vento in una certa direzione.
Non mi aspettavo un’accoglienza così calorosa visto che chiunque si incontra per le strade ti saluta sorridendo.
Non mi aspettavo di atterrare a Malpensa con la nebbia e di provare al mio ritorno una sensazione di prigione.

Foto Senegal in bicicletta

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Commenti

  1. antonella ha detto:

    Da allora nello sci sono molto migliorata. La passione per il cicloturismo e’ cresciuta intanto e mi ha portato nuove esperienze meravigliose. Mi piacerebbe fare una gita in bici anche con te.

  2. Eugenio ha detto:

    Ciao, hai da parte mia tutta l’invidia, oltre l’ammirazione, per esserti scolpita nei ricordi paesaggi che immagino unici. Sei una ragazza coraggiosa che ammiro, dovresti però migliorare nello sci. Supererai anche questo momento difficile…

  3. lucina ha detto:

    esperienza bellissima, ma in bicicletta non avrei mai l’energia per farlo, conosco il Senegal, ci siamo pure conosciute, vi ammiro

  4. graziano ha detto:

    Lo scorso anno di questi giorni stavo impacchettando la bici per la Bamako-Dakar e leggendo il tuo racconto, rivedendo le fotografie ho sentito un groppo in gola! Ecco che forse questo è il mal d’africa! ciao

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