In pellegrinaggio (in bicicletta) sulla dorsale degli Appennini

Questo viaggio nasce come pellegrinaggio. Il desiderio di vedere l’oggetto impossibile che si trova a Manoppello, fa si che mi venga in mente un viaggio con tappe brevi attraverso la dorsale degli Appennini. Il pellegrinaggio è una forma di viaggio con motivazione religiosa che da alla fatica un senso pieno e ne annulla, assai spesso, il peso psicologico. Così parto in pieno agosto e il giorno prima decido che andrò in treno fino a Forlì perché non voglio fare chilometrate di caldo su un territorio piatto.

Mappa con OpenRunner

Primo giorno : dalla stazione di Forlì a Poggio alla Lastra
A mezzogiorno arrivo a Forlì dopo un autentico camel trofy con i treni. inizio a pedalare raggiungendo Civitella Romagna.

9a - civitella romagna

Voglio raggiungere la valle del Bidente. Mi attrae perché completamente abbandonata. L’inizio della valle del Bidente è appena dopo Santa Sofia. La valle si presenta subito selvaggia e con salite molto impegnative . Con fatica ma con soddisfazione arrivo a Poggio alla Lastra dove incontro una cricca di cavalieri che mi ospitano a cena e mi permettono di campeggiare dove loro hanno i cavalli.
Secondo giorno : da Pietrapazza alla Verna di San Francesco
Alla mattina sono svegliato con meraviglia da due caprioli che stanno giocando fuori dalla mia tenda.

13 - caprioli che mi hanno svegliato a Poggio alla lastra

Raccolta tutta la mia roba parto facendo una bella discesa che non mi fa felice……so che il dislivello lo dovrò recuperare tutto in salita più avanti. La mia meta immediata è il passo dei Mandrioli che arriverà dopo il passo del Carpano. Ma prima devo raggiungere il paese di Pietrapazza completamente abbandonato ma tenuto bene . Lo sterrato è in pratica una strada bianca bellissima che si snoda attraverso un bosco molto bello.

17 -verso pietra pazza

E’ talmente tutto bello che non ho pensato a far rifornimento di acqua. Ho con me a malapena 1 litro, e confido di trovarne per strada.

19 - pietrapazza paese abbandonato nella valle del bidente

Arrivato a Pietrapazza vedo la fontana ……è totalmente spenta e questa cosa comincia a pesare psicologicamente. Mi fermo a fotografare un po’ qua e là, e mi faccio pure il caffè. Mentre sto sorseggiando il caffè e mi guardo intorno, un rapace atterra a non più di 10 metri! Semplicemente preso dalla meraviglia sto a guardarlo immobile, lui mi guarda per qualche istante e poi vola via. Il pensiero di fargli una foto non mi ha neppure sfiorato tale è stata la sorpresa. Rimetto insieme le mie cose e inizio la salita verso il passo del Carpano. Qui ho la sorpresa più brutta e che condizionerà non solo la mia giornata ma anche quella seguente. Infatti inizia una strada chiusa, quindi non battuta, molto bella ma con il fondo fatto di ghiaia, e con pendenze decise. Impossibile per me pedalare, anche forzando la ruota slitta.

Devo spingere e lo farò per vari chilometri fin su al passo del Carpano e oltre…fin quasi alla provinciale che sale al Mandrioli. In poco tempo esaurisco l’acqua, e il pensiero che acqua non si trova appesantisce e rende insopportabile la fatica di spingere. Solo con la volontà raggiungo il valico e dopo un paio di km di sterrato trovo la provinciale n° 77 dei Mandrioli. Mancano un paio di km alla vetta. Trovo una casa abbandonata entro per cercare il pozzetto dell’acqua, lo trovo ma non passa più niente. Più avanti un’altra casa molto più grande e abbandonata. Penso che qui non ci possa essere acquedotto, ma una cisterna da qualche parte. Un tubo scoperto mi fa capire da dove arriva l’acqua. Seguo la direzione e trovo la cisterna , apro e cosa vedo? Una bocca d’acqua che uscendo direttamente da un sasso entra in vasche di decantazione. Mi rinfresco, bevo, riempio e borracce e poi mi ci siedo dentro……… dopo circa un km arrivo al passo dei Mandrioli.

28 -stanchissimo ma felice al passo

Da lì inizia una bellissima discesa nelle spettacolari foreste Casentinesi. Scendo fino a Badia Prataglia, dove inizia la strada della val Corezzo che mi porterà a la Verna. Dopo una breve salita inizia una bella discesa e anche lunga che mi porta fino a Rimbocco e qui inizia il calvario dell’ultima salita verso la casa di san Francesco. Dopo i primi 3 km mi siedo su una roccia e decido che da lì non mi muovo più. Ho consumato tutte le energie e non mi sono neanche alimentato a dovere e adesso pago il conto ……non ne ho più. Devo essere ben brutto….si ferma con un furgone Antonio, falegname ucraino, che ha capito tutto. Mosso a pietà mi porta fino al piazzale di La Verna. Smacco sì, ma molto educativo. La Verna è un posto bellissimo, sia come architettura, sia come posto, sia come senso. Vengo ospitato in pieno: trovo una doccia, una stanza una cena , una camera con altri pellegrini che fanno il cammino di san Francesco a piedi, e anche la colazione: è tutto gratis per il pellegrino…

36 -la verna alla sera

Terzo giorno : da La Verna a Umbertide
Pregato le lodi mattutine, in retto tono, insieme ai frati, parto salutando tutti quelli che avevo conosciuto, Il peso psicologico della tappa di ieri si fa sentire. Oggi infatti non scatterò foto fino al mio arrivo ad Umbertide. Pedalerò concentrato a fare il meno fatica possibile. La tappa è un continuo saliscendi e solo la vista delle salite mi pesa. Giro intorno a Michelangelo Caprese senza salire , sto sotto ad Anghiari senza salire a visitare, passo in parte a San Sepolcro e a Città di Castello senza neppure guardarle. Arrivo ad Umbertide pianto la tenda in un posto aperto fuori città. Verso le due del mattino due compagnie di giovani si menano da far paura. È sicuramente il giorno più brutto del viaggio, e diventa ancora più brutto nel vedere una gioventù che spende così le sue belle energie. Ma mi consola il fatto che sono molti i giovani che cominciano a viaggiare in bici. E tanti altri che fanno tanto. Ma lo spettacolo di insulti e pugni mi angoscia….e mi guardo bene dall’intervenire.

Quarto giorno: da Umbertide a Nocera Umbra
Anche oggi la tappa parte psicologicamente male. Anche oggi voglio solo la tappa. Ma è già meglio di ieri. Alcuni km prima di Gubbio chiedo ad una signora se mi riempie le borracce, e mi stupisce il suo entusiasmo nel fare un gesto tanto semplice. Arrivato a Gubbio mi fermo stavolta . salgo fino alla piazza e mi faccio pure una foto sul palco delle balestre. È in atto infatti la festa della città. Dopo aver fatto un giro in giro riparto: troppo casino. Da Gubbio a Nocera Umbra la strada ha dei saliscendi terrificanti. Imparo a viverli finalmente.

Decido che vanno bene anche i saliscendi: le salite alla fine sono brevi, e dopo c’è sempre una discesa per recuperare. E per recuperare meglio, la faccio durare di più frenando…arrivato a Nocera Umbra mi fiondo nel primo bar che trovo. Sono le 16.00 più o meno. Trovo una cricca fantastica , mi offrono da mangiare, vogliono sapere da dove vengo , il perché , da dove sono passato, si accende una discussione sui chilometri ecc…. mi alzo che sono le 22.00. e trovo pure una camera. Nocera Umbra è una bellissima città che non ho fotografata perché è tutta in ristrutturazione dopo il terremoto. E’ la città dell’acqua e questa cosa mi accompagnerà da adesso in poi per tutta la strada fino alle pendici del Gran sasso. Fontane e fontanelle dappertutto, anche monumentali o semplicemente lunghe con diverse vasche per abbeverare il bestiame. Un autentico culto o festa dell’acqua, anche molto buona. Dopo la salita al Mandrioli questo sarà uno degli aspetti più consolanti del mio viaggio.

Quinto giorno : da Nocera Umbra a Gualdo
Riparto da Nocera Umbra molto rinfrancato dalla cena e dal riposo. Mi aspetta la salita al colle Croce, sopra Campofiorito. L’allenamento dei giorni precedenti mi fa salire bene. Sono in mezzo alla natura, la strada non è trafficata. Arrivato a Colle Croce cosa trovo? Un bellissimo fontanone con l’acqua che sgorga e la bellissima piana di Col Fiorito e penso alla meraviglia che ho di fronte che si realizza solo quando uomo e natura si amano e si mettono d’accordo.

48 - colle fiorito..quando uomo e natura si accordano

Vado lento e sto alto con la piana sulla sinistra. Uno spettacolo commovente che non dimenticherò. Forse qualcuno può pensare che sia una esagerazione…ma se si fa fatica, quello che si ottiene non è scontato (come arrivarci in macchina), e si gode di tutto, anche di un bicchiere di acqua. Noi sbagliamo quando diciamo che “facciamo” un viaggio. In realtà, in bicicletta o a piedi, è il viaggio che “fa” me. Scendo verso Serravalle del Chienti, raggiungo Muccia e da lì comincio a salire verso Visso. Non la visito purtroppo e imbocco subito la Valnera autentico inno all’acqua. Arrivato a Castelsant’angelo sul Nera inizia la salita verso Gualdo nel cui territorio è situato un campeggio. Lo raggiungo dopo una durissima salita. Non ho molta voglia di andare nei campeggi, e anche questo non diminuisce la mia riluttanza. Pur essendo posizionato magnificamente, la gente scasina fino a tardi. Ma sinceramente ho paura dei lupi . e non sto scherzando. Però questa volta faccio un bel incontro. Incontro Giacomo, trekker e alpinista di Ascoli che è salito fin quassù con la MTB ha piantato la tenda in questo campeggio e tutti i giorni è andato a farsi un giro in giro. Parliamo delle nostre avventure e sinceramente è un vero piacere trovare un giovane così dopo quelli di Umbertide. Pago subito il dovuto per il campeggio perché intendo partire presto e fotografare la nebbiolina sulla piana di Castelluccio.

Sesto giorno: da Gualdo ad Amatrice
Sono circa le 6 del mattino. Smonto tutto e parto ed è subito ascesa. Alla Spina di Gualdo trovo un bar. Faccio una bella colazione e poi su, su ancora fino al passo dove vedo finalmente la piana di Castelluccio e dove trovo la solita monumentale fontana . Riesco a fotografare l’ultima nebbiolina…appena in tempo. E poi giù nella piana fino a Castelluccio.

Salgo al paese e trovo un fruttivendolo e faccio una pazzia: compro un po’ di frutta, ma soprattutto cedo davanti ad un melone. Incontro due bergamaschi in fuga dalle mogli che sono al mare, hanno fretta di tornare…ah stè mogli…… inizio la salita alla Forca di Presta, tranquillo, lento e continuo. Vado proprio bene. Arrivato alla forca di Presta mi raggiunge Giacomo con il suo caschetto da arrampicata.

55 incontro con Giacomo alla forca di presta. ottimo compagno

Ci rivediamo con piacere e gli chiedo se vuole condividere con me il melone intero …..non dice di no. Ma io ho un problema: ho un coltellino svizzero. Non c’è problema, lui gira con uno spadino……fantastico. Devo dire che il melone è zucchero, acqua e minerali: ha risolto la mia alimentazione per diverse ore. Frenando, per farla durare a lungo, facciamo insieme la fantastica discesa verso Arquata Tronto sulle pendici del monte Vettore. Qui le nostre strade si devono dividere…e mi dispiace molto lasciarlo. Inizio l’avvicinamento ad Amatrice lungo il fiume Tronto. Arrivo ad Amatrice nel tardo pomeriggio. E qui succede una cosa fantastica. Voglio una stanza per stassera. Non ci sono santi: voglio una stanza. Cerco in un agriturismo e poi in un altro ma a meno di 80 euro non si trova nulla. Vedo un giovane sacerdote e gli chiedo se c’è la possibilità di dormire da qualche parte. Mi indica una porta e mi dice: “cerca don Francesco?“. Entro e mi trovo davanti un sacerdote piccolo, anziano, ma con due occhi da autentico biricchino. Mi da al volo stanza, con bagno, e cena per le ore 18,30. Ma mi chiedo dove sono? Esco e vedo la scritta “casa di riposo don Giovanni Minozzi”. Beh vista la mia età bisogna cominciare ad abituarsi. Questa casa, fondata da don Giovanni Minozzi, apostolo della carità come don Gnocchi si occupò di dare istruzione ed educazione agli orfani della seconda guerra mondiale. La nostra Italia è piena di queste persone che non fanno notizia, ma che hanno fatto l’Italia del dopoguerra….se aspettavamo lo stato… bella tappa. Impegnativa ma bella come paesaggi, incontri e situazioni.

Settimo giorno : da Amatrice a Fonte Cerreto
Dopo aver partecipato alle lodi mattutine dei sacerdoti della congregazione, saluto don Francesco e parto per Campotosto. La salita è continua in mezzo alla natura. Non ci sono macchine. Dopo circa un’ora e mezza trovo una cascina adibita a bar e mi fermo per una coca. Il proprietario mi racconta la sua storia: aveva un bar a Roma, ha lasciato tutto e ha aperto qui in un posto solitario e scomodissimo, ma, mi dice, non torna più indietro. Fa meno fatturato, ma vive di più……complimentoni. Riparto e arrivato al lago di Campotosto sbaglio strada per la prima volta, ma recupero subito.

61 - di fronte a campotosto

Costeggio il lago e poi inizia la discesa verso il parco del Gran Sasso, e naturalmente ad un certo punto trovo la solita fontana ingombrante e ne approfitto. Scendo fino ad incontrare la sede del parco del Gran Sasso. Li mi fermo, schiaccio un pisolino. Poi rimonto in sella per raggiungere il valico delle Capannelle. Ma sorpresa, che non avevo valutato, il valico a me non serve. Infatti per arrivare al passo che mi farà scendere a Fonte Cerreto ho altri 300 metri di dislivello(foto 65). Strada facendo trovo uno spettacolo di cielo . sembra quasi che le nuvole stiano facendo una corsa. Arrivato al valico vero vedo davanti a me in lontananza il gruppo del Gran Sasso. Qui al passo trovo una famiglia bergamasca in giro in camper. Gli faccio ovviamente visitare la mia bici camper ovviamente……scambiamo un po’ di chiacchiere tra viaggiatori e poi inizio a scendere. E a metà salita cosa ti trovo? Un’altra fontana bellissima, e sarà anche l’ultima. Ma accanto alla fontana si sono tre ragazzi che a piedi sono in giro da diversi giorni e non hanno voglia di tornare a casa: altra meraviglia di gioventù. facciamo qualche battuta sull’età, ovviamente, del tipo:” ma come ha fatto a venire fin qui da Bergamo?” risposta:”quando avrò la vostra età mi porrò il problema, adesso non è il momento….”. e naturalmente si ride bene. Poi ce ne sono altre ma non sono riferibili. Raggiungo Castel Cerreto e purtroppo mi lascio tentare dal campeggio. 4 rumeni faranno un casino infernale fino a tarda notte, e poco ci mancava che si arrivasse alle brutte. Ho però incontrato un camperista , ex elicotterista, che mi ha spiegato il suo lavoro e altre cose connesse con questo mondo che mi ha sempre affascinato.

74 - amici su campo imperatore


Ottavo giorno: da Fonte Cerreto a Manoppello
E’ l’ultima tappa e sarò accompagnato. Tra le ragioni di andare a Manoppello c’è anche la mia amicizia con Donatello ciclista di questa città, con il quale ho condiviso una situazione famigliare molto pesante e per alcuni momenti anche drammatica.e’ da questa situazione condivisa che è nata una bella amicizia. Sua moglie lo accompagna in macchina fino a Fonte Cerreto e poi insieme, in bici, raggiungeremo Manoppello. Mi scarico della tenda e delle borse grandi. Iniziamo così a salire verso il Gran Sasso. Lo svalico si trova a 1761 metri. Tra questa ed altre salite e saliscendi supereremo anche oggi i 1000 metri di dislivello. Saliamo lenti ed in assenza di traffico appaiati. Sono circa due anni che non ci vediamo e ci raccontiamo le nostre personali vicende. Lui è molto più allenato , ma mi aspetta tranquillamente. Svalichiamo e scendiamo su campo Imperatore brullo e deserto, quasi patagonico.

76 - arrivo su s.stefano sessanio


Poi, diversamente da quanto avevo deciso, lui mi consiglia di andare a Santo Stefano Sessanio e poi a Rocca Calascio location del fil Ladyhawk. Santo Stefano Sessanio è una perla per l’ambientazione e per quello che è, anche se il terremoto ha distrutto la sua torre.

Mangiamo due panini favolosi e poi ci avviamo. Ci aspettano ancora parecchi km. Passiamo sotto Rocca Calascio e al suo forte dalla verticalità impressionante e ci avviamo a raggiungere la valle Pescara che divide il Gran Sasso dalla Maiella. E infine, verso il tardo pomeriggio raggiungiamo Manoppello dove dopo una doccia ristoratrice raggiungo il Santuario dove è esposto lo scopo del mio viaggio. Si tratta di un oggetto impossibile. È un telo di bisso bianco trasparente, presente a Manoppello dal 1500 circa, dopo che sparì misteriosamente da Roma durante l’assalto dei Lanzichenecchi. Fu portato a Manoppello da un misterioso pellegrino. In questi 5 secoli tutto è stato cambiato e spostato a Manoppello, ma non la pietra sulla quale si sedette il pellegrino , e sulla quale mi sono seduto pure io con evidente soddisfazione.

79 - seduto sulla pietra dove si sedette il pelelgrino che portò la reliquia

Il telo di bisso, come ho detto è bianco e trasparente, ma basta passare una mano su un lato, o sull’altro, e appare il volto di Cristo a colori e sorridente. Volto perfettamente sovrapponibile per dimensione e tratti a quello della Sindone a Torino.
Dopo aver concluso il mio pellegrinaggio sono stato amorevolmente accudito da Sandrà (con l’accento sulla a….è franscese) che mi ha preparato una incredibile ed imperdibile macedonia rifocillante.

80 sandrà

Nono giorno : ritorno a casa in treno
E’ il momento di lasciare il caro Donatello. Amico lontano e caro.

81 - un abbraccio a donatello prima di lasciarci

Coraggioso cacciatore di cinghiali, ciclista professionista che si allena come se dovesse fare sempre delle gare, ma che ha apprezzato il modo di viaggiare in bici. Prendo il treno a Pescara mettendomi nella posizione di poter guardare il mare almeno fino a Rimini. Invece sale una ciclo viaggiatrice che ha percorso la francigena e ha poi attraversato gli appennini per farsi un tuffo in adriatico. Si tratta di Stefania: altra giovane molto in gamba che torna a casa anche lei.

Condivideremo un viaggio lungo a causa di un blocco a Bologna , raccontandoci le nostre cose.. Arriverò a Milano alle 22.00 dopo un viaggio di 12 ore e prenderò il treno per Bergamo solo per un minuto, arrivandoci a mezzanotte.
Ultimi 9 km per arrivare a casa, farmi una doccia e già penso al viaggio prossimo.

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