Due studentesse svedesi di design hanno recentemente presentato “Hövding”, un casco per chi va in bici caratterizzato da un’importante novità: è invisibile ed entra in funzione solo in caso di necessità. La notizia ha destato molto interesse anche negli Stati Uniti, ha riacceso per un attimo il dibattito sull’obbligatorietà o meno, e ha fatto interrogare gli esperti sulla effettiva protezione che il casco invisibile garantisce a seguito di una caduta.
Le due giovani progettiste Anna Haupt e Terese Alstin sono partite da una semplice constatazione: la bicicletta è il mezzo che nei prossimi anni andrà sempre di più per la maggiore, e alcuni ciclisti hanno una certa allergia ad indossare il casco perché ritenuto scomodo, specie per spostamenti urbani di breve durata.
Il nuovo modello Hövding, per la cui realizzazione ci sono voluti ben sette anni, si presenta come un grosso collare da indossare, e rimane invisibile fino al momento dell’uso, quando si gonfia in una frazione di secondo e si apre con un meccanismo simile a quello degli airbag in dotazione alle automobili. L’apertura del casco protettivo invisibile è garantita da sensori – combinazione di accelerometri e giroscopi – che riescono ad individuare ogni minimo movimento anomalo del ciclista considerato una possibile causa di caduta o indicente. In teoria quindi, potrebbe entrare in funzione anche a seguito di una sbandata, di una sollecitazione provocata da una grossa buca, o comunque in situazioni anche solo potenzialmente pericolose.
Secondo Anne e Terese, il casco Hövding sarebbe addirittura più sicuro di uno tradizionale perché l’elio, il gas contenuto al suo interno, riesce ad attutire meglio i colpi di quanto possano fare i materiali utilizzati negli altri caschi. In Svezia e nel resto d’Europa si sono verificati circa venti incidenti ed in tutti i casi il casco invisibile si è aperto e ha funzionato alla perfezione.
bello…………..è bellissimo che qualcuno inventi qualcosa che c’è già…è più difficile che inventarlo da zero