Il Times lancia la seconda fase della campagna Cyclesafe

Il Times lancia la seconda fase della campagna Cyclesafe

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Cycling campaign moves up a gear. Così a un anno esatto dall’incidente di cui è stata vittima la giornalista del Times Mary Bowers, travolta da un camion mentre andava in bicicletta in redazione, il quotidiano inglese lancia oggi la seconda fase della campagna #cyclesafe, nata l’8 febbraio e sbarcata anche in Italia attraverso la nascita del movimento d’opinione #salvaiciclisti.

Per l’occasione il Times si è rivolto ai suoi lettori ed in particolare ai 36 mila che hanno firmato l’appello di febbraio “Cities Fit for Cycling”, chiedendo di compilare un questionario sull’uso della bicicletta e sulle misure più urgenti secondo ciascuno per pedalare in sicurezza in città. Le risposte al questionario saranno prese in esame nell’ambito di un’indagine parlamentare che coinvolgerà trasversalmente tutti i partiti e che sarà avviata oggi. La relazione sull’indagine sarà pubblicata nei primi mesi del 2013 e dovrebbe contenere al suo interno una serie di proposte affinché anche la Gran Bretagna, al pari dell’Olanda e della Danimarca, diventi finalmente un paese a misura di ciclista.

Lo spazio dedicato dal Times online per il lancio della seconda fase di #cyclesafe è di primissimo piano, in mattinata buona parte della home page è occupata da un video che riassume i primi 9 mesi della campagna, un nuovo banner ed una serie di articoli di cui uno particolarmente toccante di Kaya Burgess, collega e amico di Mary Bowers nonché responsabile per il quotidiano inglese di #cyclesafe. “Sembra passato molto più di un anno da quel 4 novembre 2011, da quel terribile evento prima del quale Mary camminava allegramente in redazione con un taccuino in una mano e il casco della bicicletta nell’altra“. Oggi Mary Bowers grazie al lavoro dei medici è ancora viva ma costretta in un letto d’ospedale e appena cosciente, con scarsissime capacità comunicative.

Il “suo” giornale però non l’ha lasciata sola, e nel nome suo e degli altri ciclisti che hanno perso la vita in strada (in Gran Bretagna 101 solo dall’inizio del 2012) ha messo in piedi una straordinaria campagna di sensibilizzazione sui cittadini, nonché esercitato forti pressioni sulla politica perché il problema della sicurezza stradale per gli utenti “leggeri” sia arginato concretamente. “Basta rivalità, basta pregiudizi, basta vedere i ciclisti una “tribù di indisciplinati licrati” che occupano le strade di proprietà delle automobili“, scrive Burgess, che aggiunge: “l’80% delle persone che usano la bicicletta ha la patente, quindi è inutile farsi la guerra, ciclisti e automobilisti sono le stesse persone“.

A questa pagina del Times online è possibile seguire gli sviluppi della seconda fase della campagna. Intanto oggi 5 novembre alle 12:30 si terrà una webchat con Kaya Burgess per commentare l’inizio dell’indagine parlamentare.

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