Austria, Slovacchia, Ungheria, Serbia e Bulgaria: 5 i paesi attraversati nel nostro viaggio lungo sulle sponde del Danubio. 1600 km immersi tra girasoli, balle di fieno, pannocchie e il caldo sole d’agosto che si sono alternati in una danza che ci ha abbagliato e affascinato lungo tutto il percorso. Il giallo e il blu dell’ acqua del Danubio i colori dominanti.
La mappa del viaggio
Il punto di partenza di quest’avventura è stato Vienna che abbiamo raggiunto con un treno notturno smontando le biciclette. Le ferrovie tedesche, famose per essere all’avanguardia, durante l’alta stagione non garantiscono il trasporto bici per tutti, quindi consiglio di prenotare con largo anticipo se non si vuole fare pratica di ciclo-meccanica.
Abbiamo iniziato a pedalare lungo la ciclabile che esce dalla città viennese e si congiunge con l’itinerario cicloturistico Eurovelo 6, che collega le principali città dall’Atlantico al mar Nero. I primi monotoni 80 km si snodano lungo l’ argine che segue a distanza lo scorrere del fiume fino alla fortezza di Bratislava che lo sovrasta dall’alto del suo promontorio.
Pedalando spesso abbiamo avuto la sensazione di allontanarci chilometro dopo chilometro dalla vita comune, fino ad arrivare in un mondo in cui il tempo sembra essersi fermato al secolo scorso. La frontiera ungherese è stata lo spartiacque, da quel punto in poi il paesaggio è subito sembrato più decadente, la campagna meno ordinata e le indicazioni stradali meno curate. Comunicare è diventato più difficile, dato che lungo la strada incontravamo prevalentemente anziani a cui l’inglese era ignoto. Più difficile ma anche più stimolante: spesso le persone vedendoci carichi di bagagli hanno fatto di tutto per indicarci la via e rendersi utili, se necessario scortandoci a destinazione pedalando al nostro fianco. Questa è stata la dimostrazione che la volontà di farsi capire è in grado di andare ben oltre le barriere della lingua. Usando l’inglese come base, i gesti e qualche parola imparate lungo la strada di ungherese, serbo e bulgaro rendevano le nostre conversazioni con la gente del posto un siparietto indimenticabile. La cosa incredibile è che le conversazioni erano pure sensate. La dimostrazione? Siamo sempre arrivati in un modo o nell’altro a destinazione.
La strada in Ungheria corre veloce in pianura, abbiamo passato Gyor fino ad arrivare a Budapest, sul Danubio, che dopo una breve visita abbiamo lasciato con la promessa di tornare ad ammirare con calma i parchi termali, la cittadella, musei e le gallerie d’arte, meraviglie che un viaggio in bicicletta così lungo non consente di ammirare.
Usciti dalla capitale, una serie infinita di forature alla ruota posteriore di Carlo ha fatto sfumare la nostra tabella di marcia. Ma niente capita per caso. Una volante della polizia vedendoci in difficoltà ci ha scortato da singolare meccanico ungherese che ha risolto la situazione asportando e sostituendo il copertone della discordia e a incontrare Ervin, che mentre eravamo in cerca di un posto dove passare la notte si è offerto di ospitarci a casa sua. Tra una chiacchera e l’altra abbiamo scoperto che è una guida turistica e senza esitazione gli affidiamo il nostro itinerario per una revisione. Seguendo i suoi consigli abbiamo abbandonato la strada “della morte” che avevamo imboccato per continuare su strade secondarie poco trafficate che si snodano nel mezzo della campagna ungherese lungo la sponda sinistra del fiume.
L’acqua del Danubio è inarrestabile scivola via veloce così come le nostre pedalate. Continuiamo giorno dopo giorno a macinare chilometri senza sosta, tappe di 100/130 km sono la normalità. Le giornate erano scandite solo dal sorgere e il tramontare del sole in cui i girasoli, le balle di fieno, le pannocchie e il sole caldo d’agosto facevano compagnia alle nostre pedalate silenziose.
L’ingresso in Serbia è stato difficile per colpa di un frontaliere serbo che per eccesso di zelo ci ha vietato di varcare il confine della frontiera a cui era di guardia aperta solo ai cittadini ungheresi e serbi costringendoci a ripercorrere 50 km per risalire alla frontiera principale. Fortunatamente un tramonto mozzafiato tra i campi di girasole e una notte piena di stelle cadenti hanno reso il nostro dietrofront meno odioso.
Nonostante il primo negativo impatto la Serbia, si è rivelata un paese di un’ospitalità disarmante: ci è stato offerto di tutto acqua, frutta, consigli e anche qualche chilometro di pedalata silenziosa per scortarci fino alla meta.
Tuttavia ricorderò le strade serbe per il numero incredibile di lapidi e i cimiteri a ridosso carreggiate, i volti nelle foto spesso hanno risvegliato la mia attenzione riportandomi a pedalare diligentemente sulla linea bianca.
Il Danubio si insinua tra le colline serbe, che rendono le nostre gambe più forti e allenate per le salite e i tanti chilometri macinati facendoci passare attraverso villaggi di campagna, Novi Sad, e l’esuberante Belgrado, per poi risalire le anse del fiume fino alle Iron mountain. Qui l’ampiezza del fiume raggiunge la sua massima vastità fino a sembrare un mare senza fine di acqua dolce prima di restringersi paurosamente. La strada in salita raggiunge un’altezza sufficiente per regalarci panorami incredibili.
Varcato il confine con la Bulgaria le strade diventavano sempre più dissestate, spesso incrociamo carretti trainati da muli o cavalli. L’impressione è quella di essere in un paese addormentato dove il mondo moderno convive con il fatiscente.
Villaggi rom, feste di paese in cui la banda suona canzoni del passato fanno sorgere una certa malinconia. Abbandonato il Danubio alla sua corrente che porterà a riversarsi nel Mar Nero, superiamo le tanto temute montagne bulgare: il paesaggio brullo ed arido porta con sé la consapevolezza che il viaggio sta giungendo al termine.
Oltre 1600 i km pedalati per giungere alla magnifica Veliko Tarnovo città arroccata sulle montagne in passato capitale dell’impero bulgaro meta finale di quest’ avventura a due ruote.
Grazie ai miei compagni di viaggio, Carlo e Roberta.
Per prenotare il treno fino a Vienna a chi vi siete rivolti?
E invece, per il ritorno?
Cordialmente
Emilio
Ciao Emilio
per il treno ci siamo rivolti alle ferrovie austriache OBB, che hanno un treno diretto che collega Milano Vienna, mentre per il ritorno abbiamo optato per il rientro in aereo.
Buone pedalate,
Alberica
Grazie Felino… spero che sia di spunto per altri cicloviaggiatori :)
che bel viaggio, anche come ottima pensata……