In bici da Orvieto all’Argentario

In bici da Orvieto all’Argentario

Prima cicloturistica ASSDI: da sabato primo giugno a sabato otto giugno 1996

mappa-orvieto-argentarioChe emozione! Sono riuscito ad aggregare undici persone, me compreso, attorno ad un unico obiettivo: turismo in e con la bicicletta. Già da un paio d’anni si percepiva la riscoperta della bicicletta, la gente voleva tornare ad usarla e all’interno della nostra Associazione Dipendenti era in atto un lento cammino verso il cicloturismo. A dire il vero l’esatta denominazione del nostro fare cicloturismo è stata, fin da subito: CICLO-eno-gastro-TURISMO. Per preparare e saggiare il terreno alla -settimana cicloturistica- ho preventivamente proposto un paio di uscite giornaliere. La prima con visita alle Abbazie del Sud Milano, l’altra ai Castelli del Parmense. Il buon esito di entrambe le passeggiate mi ha convinto che una settimana di cicloturismo sarebbe stata fattibile. Per semplificarmi la vita ho individuato e proposto una zona già conosciuta, La Maremma.

Nel giugno 1989, con Giovanni, e nel settembre dello stesso anno con Marisa e mio figlio Marco ho avuto modo di visitare e conoscere la zona. Dovendo poi restringere l’area a misura di bicicletta ho privilegiato il sud della Maremma, quasi al confine con il Lazio. La settimana che ne è scaturita è una via di mezzo tra lo stanziale e l’itinerante. Sarà la prima e unica volta.
Spartanamente abbiamo optato per soste solo presso campeggi ed esclusivamente in tenda. I primi coraggiosi e temerari partecipanti sono:

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Alcuni di questi “ardimentosi” sapevano solo pedalare per pochi metri. Rientreranno a casa con una esperienza ciclistica proverbiale, avranno i calli dove non dovrebbero e muscoli guizzanti sotto pelle. In particolare una Signorina ricorda ancora il sellino della bici che ebbe l’onere e l’onore di sostenerla per una settimana. Grazie al babbo di Cristina abbiamo a disposizione un furgone. Mitico! Così avremo sempre un mezzo di supporto durante le uscite e il trasporto di bici e bagagli senza problemi.

orvieto-11 giugno, sabato: Si parte. Elisabetta, Marco2 e Severino partono da Milano molto presto, con il furgone già carico di velocipedi e bagagli. Direzione Orvieto. Marco, Cinzia, Cristina, Giovanni, Bruno ed Angela partono dalla Stazione Centrale di Milano. Direzione Orvieto. Noi tre furgonati ci fermiamo, per pranzo, a Marina di Cecina; sul mare e con buoni piatti. Ancora non lo sappiamo, e non lo sapremo per parecchi anni a venire, che ritorneremo in questa cittadina al termine della sesta edizione delle nostre cicloturistiche (2001). L’appuntamento con il gruppo dei “ferrovieri” è alla stazione di Orvieto. Puntuali sia noi che loro ci rivediamo alle 14,00. Andiamo, tutti insieme, a parcheggiare il furgone alla stazione di partenza della funicolare Bracci. Visitiamo Orvieto, senza bici, scarpinando per strade e straducole senza altro pensiero che riempire gli occhi delle bellezze architettoniche circostanti. Piazza del Duomo non ci regala solo il Duomo, ci regaliamo un grandioso gelato. Riporto un ricordo di Cinzia: “Mi ricordo il gelato che abbiamo acquistato nei pressi del Duomo di Orvieto, prontamente centrato da piccioni tiratori al soldo, probabilmente, del proprietario della gelateria!”

Non ci decidiamo a lasciare la città, c’è sempre un’altra “chicca” da vedere. Sono ormai le 17,30 quando inforchiamo le bici; dobbiamo andare a Capodimonte. Non quello napoletano, quello sul lago di Bolsena che è molto più vicino. Sono comunque poco meno di 50 chilometri. Ogni volta o quasi, c’era da scegliere che strada prendere!! Lo spirito da esploratore e insieme da “capo” mi hanno agevolato. Mentre la giornata, poco a poco, volge al termine noi siamo ancora sulla strada che, da nord, costeggia il lago di Bolsena (costa ovest). Siamo affaticati, Capodimonte sembra distante anni luce. Un ultimo sforzo e ci siamo, la cittadina lacustre è quasi a portata di mano. Un cartello stradale ci rincuora: Manca poco.

Siamo arrivati. Entriamo nel campeggio. Siamo soli, oltre a noi non c’è nessuno. L’erba dei prati è alta e incolta. Il campeggio apre oggi… Quando montiamo le tende il sole è già tramontato. Ci prende la “ridarola” pensando a Fantozzi che al buio, montando una tenda, si è pestato un dito con il martello. Senza infortuni portiamo a compimento il “montaggio”. Contenti di noi e del nostro spirito avventuroso usciamo in cerca di un ristorante. Come è giusto che sia il locale non è vicino, al buio quasi completo (a Capodimonte spendono poco in illuminazione stradale) e in fila indiana andiamo, mangiamo e torniamo. Per fortuna le docce ci sono e l’acqua è calda, possiamo lavarci via la stanchezza e l’adrenalina della prima, primissima giornata della prima, primissima settimana cicloturistica. La composizione delle tende non la ricordo, ricordo solo che io dormivo con Giovanni. Buon riposo a tutti.

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2 giugno, domenica: Il risveglio, contrariamente a quanto mi sarei aspettato, non è traumatico. Pur dormendo in tenda e su un lettino da spiaggia (gentilmente offerto da Giovanni che conosceva la mia ritrosia a dormire sullo stuoino adagiato sul nudo terreno) mi alzo riposato e positivo. Sbrighiamo le faccende mattutine, carichiamo il furgone con le tende e i bagagli. Ogni giorno il guidatore è diverso, oggi tocca ad Angela. La meta di oggi è Montalto Marina. Nel locale campeggio abbiamo appuntamento con i due “veneti”. Questi due simpaticissimi ragazzi hanno appreso dall’intranet aziendale che era in programma la “prima cicloturistica”; incuriositi mi hanno chiesto delucidazioni in merito. Lo spirito e il programma del viaggio è piaciuto e si sono aggregati. Li conosceremo oggi; scendono in treno da Vicenza, che viaggio!! Colazione in un bar lungo la strada e poi via “ventre a terra”. Passiamo da Marta e poi imbocchiamo la SP12 direzione Tuscania. Poco prima di Tuscania, sono già le 11,00, troviamo un abbeveratoio/fontana. La scorta d’acqua è da rimpolpare. Ci fermiamo per questo motivo. Qui, quest’oggi, questo mese, questo anno è nata la GUERRA DELLE BORRACCE. La “furbina” della Cinzia, subodorando la disfida, si è chiusa dentro il furgone e non vuole scendere. Giovanni ed io le promettiamo, da bravi “marinai”, che non le accadrà nulla: Bagnati il tanto che basta riprendiamo la marcia. In breve ci asciughiamo, il caldo è opprimente, abbiamo fatto bene a bagnarci.

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Giungiamo a Tuscania. Da come e cosa abbiamo visto di Tuscania si deduce che ero alle prime armi come ideatore di cicloturistiche. La città, oltre ad essere famosa per la civiltà etrusca, ha due perle architettoniche, Santa Maria Maggiore e San Pietro, che ho bellamente saltato dal piano di visita. Per fortuna mi sono riscattato nel 2007 durante l’ultima cicloturistica. La necropoli, per fortuna, l’abbiamo visitata utilizzando tutte le nostre risorse fisiche. Proseguendo su strade provinciali a “basso contenuto di automobili” arriviamo a Montalto di Castro. Città famosa per essere stata sede della prima centrale nucleare italiana, poi trasformata in policombustibile. In questo comune è stata costruita quella che, a marzo 2011, è la più grande centrale fotovoltaica d’Europa. Ad aprile 2011, Montalto Di Castro detiene il primato nazionale sul fotovoltaico con 101.5 MW installati e in esercizio. In breve raggiungiamo Marina di Castro ed il locale campeggio. Qui abbiamo appuntamento con i “veneti” (Carlo e Bernardi). Non ci siamo mai visti, non sappiamo che sembianze hanno, alti? Bassi? Grassi? Magri? Ci identifichiamo reciprocamente; siamo, sia noi che loro, come sospesi e provvisori, bici alla mano, bagagli nell’altra e un’aria smarrita e circospetta. Ci siamo piaciuti subito, sono due bravissimi ragazzi simpatici e cordiali. Una volta conosciuti procediamo al montaggio tende. Una specie di accordo intergruppo prevede che chi guida il furgone monta anche le tende. Angela, oggi è il suo turno, insieme a Bruno monta anche la tenda che ospita Giovanni ed il sottoscritto. Non fanno caso, può succedere nel trambusto e nel solito italico casino, che, una volta terminato il montaggio, la porta della tenda è proprio di fronte ad un albero. Per entrare ed uscire bisogna fare qualche contorsione, siamo ancora  sufficientemente giovani per poter affrontare questo piccolissimo disagio e invece no. Giovanni esplode, forse per la fatica ciclistica a cui non è avvezzo, e rabbiosamente strappa i ferri di ancoraggio, estrae i lettini e i bagagli, gira la tenda in modo di avere la porta libera e riposiziona i lettini e riancora la tenda al terreno; il tutto condito da brontolamenti tipo “pentolone di fagioloni”. Poi gli passa, meno male. Doccia, cambio d’abito e cena chiudono la giornata. Domani tocca a Severino guidare il furgone.

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3 giugno, lunedì: Colazione da veri campeggiatori, fornelletto, tazze di plastica, posate di plastica e seduti per terra! Almeno non ci sono le formiche. Rigoverniamo il tutto; carichiamo il furgone e mi metto alla guida. Oggi arriveremo a Talamone (nota grazie a Garibaldi), le strade, in alcuni momenti , si divideranno; i ciclisti su percorsi fuori dal traffico (anche sterrati) e il furgone sulla trafficatissima via Aurelia. Insieme affrontiamo un primo tratto di Aurelia; poco prima di Pescia Romana i ciclisti abbandonano la SS1 e deviano a sinistra verso Chiarone Scalo. Io con il furgone proseguo sull’Aurelia, appuntamento davanti all’ingresso della strada sterrata, aperta solo a pedoni e ciclisti, che attraversa il Tombolo di Feniglia. I pedalanti, intanto, raggiungono Ansedonia, la scavalcano (bella salita) e scendono verso il punto dell’appuntamento. Non si sono persi perché Giovanni, nel giugno 1989, ha già fatto con me le  stesse strade e le ricorda ancora. Mi ricongiungo con il gruppo per abbandonarlo ancora, loro attraverseranno la bellissima Riserva Naturale del Tombolo di Feniglia (mare a sinistra e laguna di Orbetello a destra). Io torno sull’Aurelia. Ci ritroveremo all’ingresso di Orbetello (B), al termine della strada-diga che congiunge il promontorio dell’Argentario con la città toscana. Adesso siamo tutti insieme; per evitare che i ciclisti affrontino la pericolosità della SS1 decidiamo di percorrere a ritroso la strada-diga, giriamo a destra sul Tombolo di Gianella e arriviamo ad Albinia. Abbiamo fatto qualche chilometro in più ma abbiamo evitato un bel tratto di strada statale, non è poco!

talamone-3Da Albinia e fino a Fonteblanda abbiamo solo una possibilità: percorrere l’Aurelia. I progettisti che hanno rivisto il vecchio tracciato della SS1 NON HANNO PENSATO DI LASCIARE UNA STRISCIA D’ASFALTO RISERVATA AI CICLISTI!!! Ciclisti che in questa zona, complice il buon clima e i percorsi favorevoli, abbondano come i funghi in autunno! Tutti i candidati politici (Sindaci, Assessori, Governatori, Ministri, ecc… ecc…), hanno sempre promesso il loro intervento ed appoggio per la costruzione di piste ciclabili a sostegno della mobilità dolce. C’è tanta di quella mobilità dolce che, a noi ciclisti, ci viene il diabete!!! Mandiamoli tutti a c…. (scusate lo sfogo ma non li reggo più). Ci mettiamo rigorosamente in fila indiana, i più timorosi al centro della fila e a chiudere il furgone con le quattro frecce lampeggianti. A Fonteblanda deviamo per Talamone e lasciamo alle nostre spalle la tanto odiata statale. Pochi chilometri e giungiamo al campeggio che abbiamo scelto come dimora per il resto della settimana. Si tratta di un buon campeggio che offre anche la piscina e bungalow. Le aree riservate alle tende sono parzialmente ombreggiate e sono in piano, i servizi sono vicini. Montiamo le tende stando ben attenti agli alberi e agli arbusti, Dio non voglia che Giovanni debba “contorsionarsi” per entrare e/o uscire dal ricovero telato. Per cena andiamo a Talamone. Giovanni e Severino (cioè lo scrivente), complice il fatto di essere già stati in loco, conoscono un localino niente male situato nella parte vecchia della cittadina. A piedi e costeggiando la riva del mare raggiungiamo la meta. C’è anche il tempo per una foto sulla Rocca che sovrasta Talamone. Il ristorante conferma la sua “fama”. Il ritorno, già a sera inoltrata, avviene percorrendo la strada asfaltata fino al campeggio. Chiacchiere serali ci accompagnano tra le braccia di Morfeo. Notte!!

4 giugno, martedì: Abluzioni come da rituale, colazione nel bar del campeggio e un occhio rivolto al cielo. Non è una splendida giornata di sole, anzi. Nuvole grigie la fanno da padrone. Migliorerà durante il giorno? Boh. Per sicurezza partiamo dal campeggio con la dotazione di Kway e mantelline da pioggia parcheggiate nel furgone. Le mete odierne sono: la foce del fiume Ombrone (L’Ombrone è per lunghezza (161 km) ed estensione di bacino (3.494 km²) il secondo fiume della Toscana dopo l’Arno. Come volume d’acqua risulta invece il terzo della regione dopo l’Arno e il Serchio.) e la parte percorribile con le bici del Parco dell’Uccellina (Una catena di colline impervia e selvaggia, che discende verso il mare con spiagge sabbiose e scogliere…circondata da paludi, pinete, campi coltivati e pascoli. Il territorio del parco, delimitato dalla ferrovia Livorno – Roma, si estende lungo la costa tirrenica da Principina a Mare ad Alberese, fino a Talamone. Elementi geografici significativi sono costituiti dall’ultimo tratto del fiume Ombrone, dal sistema orografico dei monti dell’Uccellina, che raggiunge i 417 metri a Poggio Lecci, dall’area palustre della Trappola, oltrechè dal tipo di costa, ora falcata sabbiosa, ora a falesia precipite). Per raggiungere gli obiettivi previsti dal “piano tappa” dobbiamo calcare l’asfalto dell’Aurelia!!! Sono solo 5 chilometri all’andata e altrettanti al ritorno ma bastano ed avanzano. Il cielo non decide ad aprirsi è sempre nuvolo, almeno non piove. Ben presto raggiungiamo la foce dell’Ombrone. Lasciamo le bici e procediamo a piedi; notiamo subito le impronte dei cinghiali che abbondano nella zona, speriamo di non entrare a contatto ravvicinato con uno di loro! La zona è tutta molto naturale direi quasi inospitale, pochi, pochissimi segni dell’uomo.

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Lasciamo la foce e dirigiamo i velocipedi alla spiaggia di Marina di Alberese. Il tempo non consente i bagni ma le “sgroppate” sulla sabbia si. L’aria frizzante stuzzica l’appetito. E’ evidente l’attenzione con cui Angela si accinge al primo morso di panino, gli altri sembrano disinteressati dal cibo. Falso,  falsissimo. Quando rientriamo siamo costretti a mettere le mantelline; piove e anche bene. Sull’Aurelia attenzione massima, le auto ed i camion ci inondano di spruzzi fangosi che rendono ancora più pericoloso il procedere. Cinzia soffre più degli altri e si colloca a metà della nostra fila indiana, così si sente un poco più sicura. Il suo ragionamento potrebbe essere: quelli davanti si “cuccano” il fango sparato dalle auto, quelli dietro fanno da scudo ad un eventuale “liscio e struscio” di qualche mezzo motorizzato. Qualche chilometro prima del campeggio giriamo a destra, superiamo un passaggio a livello e imbocchiamo una tranquilla stradina che ci porterà a destinazione. Nel silenzio che adesso ci circonda Cinzia riesce a sentire uno strano fruscio proveniente dalla ruota anteriore. Sempre pedalando si avvicina al sottoscritto e cerca di farmi decifrare il rumore per capirne il motivo e la provenienza. Ora non ricordo benissimo la risposta che diedi ma potrebbe suonare circa così: “ma che rumore e rumore, è l’attrito tra ruota ed asfalto, l’acqua accentua il rumore”. Risposta secca e precisa che convince anche Cinzia. Una volta al campeggio, a bici ferme, mi accorgo che la camera d’aria anteriore era fuoriuscita dal pneumatico per circa 2/3 centimetri (detta ernia), era questo il motivo dello struscio e del rumore che sentiva Cinzia. Ovvio che la ragazza mi ha aspramente redarguito per la poca esperienza ciclistica manifestata poco prima durante il rientro. Per farmi perdonare sistemo camera d’aria e pneumatico usando Cinzia come improvvisata ciclista d’antan. Anche questa sera cena a Talamone e poi tutti a nanna.  P.S.: nel frattempo ha smesso di piovere e le tende hanno retto bene agli scrosci del pomeriggio.

terme-55 giugno, mercoledì: Pur essendo la prima cicloturistica alcuni punti fermi già ci sono. Per esempio che il mercoledì sia il << giorno di riposo >>. Per onorare al meglio questo giorno decidiamo di andare alle terme di Saturnia. Dopo aver deciso sorgono i problemi: tra andare e tornare sono circa cento chilometri, sul furgone non ci stiamo tutti insieme. Decidiamo di dividere in due la “missione”. Un gruppetto andrà alle terme la mattina, l’altro al pomeriggio. Ci sono alcuni ciclisti “professionisti” che decidono di recarsi a Saturnia con la bici. Le terme da noi frequentate non sono le classiche piscine piastrellate con vari giochi d’acqua; le nostre terme sono quelle spartane, rustiche del popolo…cioè all’aperto e gratis. L’acqua è calda e invoglia a stare a mollo. Usciremo con le piaghette sulle dita. Il gruppo si ritrova per cena e ci raccontiamo le mezze giornate vissute separatamente. Siamo stanchi, alla faccia del giorno di riposo.

6 giugno, giovedì: Per oggi è prevista l’escursione all’Isola del Giglio, le previsioni meteo, viste la sera precedente, indicano chiaramente “solo sole per tutto il giorno”. Con il supporto del furgone (che può trasportare solo tre persone) ci rechiamo al porto di Porto S. Stefano. Lasciamo il furgone in un parcheggio adiacente all’imbarcadero e saliamo a bordo del traghetto con le nostre biciclette. Vengono legate da nerboruti marinai con gomene che reggerebbero gli eventuali spostamenti di TIR ed autoarticolati, fidarsi è bene ma…. La navigazione dura circa due ore durante le quali prendiamo il sole o bighelloniamo chiacchierando (attività preferita dalle signorine). Alle 11,00 circa siamo a Giglio Porto; potremmo fermarci nella spiaggetta adiacente ma perché, mi domando, toglierci il piacere di visitare Giglio Castello (Giglio Castello si trova nella parte centrale, più alta ed interna, dell’Isola del Giglio. L’abitato, di origini medievali si caratterizza per l’imponente Rocca aldobrandesca, parte integrante del complesso castellano assieme alle caratteristiche e ben conservate mura e ad alcune torri.) Certo arrivarci costa impegno e fatica. La salita è a tratti impegnativa Giunti al termine abbiamo la soddisfazione del panorama. Una volta giunti a Giglio Castello ci domandiamo: ritorniamo al porto a scendiamo a Giglio Campese? Suggerisco Giglio Campese che è più tranquilla ed ha un mare invidiabile. Mi credono e imbocchiamo la discesa per il mare. Sole,  mare, bagni e aria aperta portano rapidamente ad una fame da lupi. Prima di approdare alla spiaggia ci siamo premuniti di pane e companatico. Mancava un coltellino per tagliare il pane ma, credetemi è vero, le unghie lunghe di Cinzia sono riuscite nel miracolo.

giglio-castello-6La giornata, bellissima sotto tutti i punti di vista, volge al termine. Abbiamo un appuntamento inderogabile con la partenza del traghetto che ci riporterà a Porto S. Stefano. Dobbiamo muoverci anche se appesantiti dal cibo. Sotto il sole cocente affrontiamo la salita che porta a Giglio Castello. Anche questa è tosta; Carletto si piazza in mezzo tra due ragazze e, alternando l’aiuto, le sospinge fino alla cima. MITICO Cinzia è preoccupata per la salita che ci aspetta, si domanda e ci domanda: “avrò mangiato a sufficienza? Non avrò un calo di zuccheri durante l’ascesa?” A queste domande risponde assicurandosi una scorta di sali nobili. Poi è tutta discesa fino al porto. Ci imbarchiamo e ci prepariamo ad affrontare altre due ore di sole in coperta. Non è così, il cielo si fa sempre più minaccioso; si accettano scommesse su chi arriverà prima, noi al porto o il temporale su di noi? Praticamente arriviamo insieme, la discesa dal traghetto è sufficiente a bagnarci come pulcini. La pratica “rientro al campeggio” si complica: le quattro ragazze si rifiutano di percorrere l’Aurelia. Non hanno tutti i torti. Sul furgone salgono la Cristina (al volante), la Cinzia (sedile in mezzo), l’Angela (sedile di destra) e l’Elisabetta? Visto che è abbastanza minuta si accuccia nei piedi delle passeggere sperando che il furgone non venga fermato dalla Polstrada. A noi maschietti non resta che prepararci ad una Aurelia bagnata e pericolosa, ma “siamo uomini o caporali?”. Giunti al campeggio smette di piovere; questo ci consente di rigovernare le bici e noi stessi senza l’assillo del temporale. Giornata bellissima con finale “avventuroso”. Tutto è bene ciò che finisce bene. Domani è l’ultimo giorno di cicloturismo, godiamolo fino in fondo.

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7 giugno, venerdì: Ultimo giorno. Ci accoglie un bel sole splendente, il nubifragio di ieri è ormai un ricordo. Dopo colazione dirigiamo noi e le nostre fidate bici verso il Tombolo di
Feniglia. (La Feniglia è una splendida duna sabbiosa racchiusa tra la collina di Ansedonia e il Monte Argentario, la parte interna si affaccia sulla Laguna di Orbetello, mentre la parte esterna è direttamente sul mare. Si estende per una superficie di 474 ettari ed è lunga circa 6 km. La duna della Feniglia attraversata per tutta la sua lunghezza da una pista ciclabile percorribile a piedi e in bicicletta. Durante il percorso, ad intervalli di un chilometro, si trovano cartelli informativi che segnalano le vie d’accesso al mare. All’interno della riserva, dal lato laguna, sono presenti alcuni osservatori ornitologici, un percorso naturalistico per non vedenti ed un percorso ginnico.) Su questa splendida spiaggia passeremo tutta la giornata a crogiolarci al sole. E’ tanta la voglia di arrivare e godere di questa bellezza naturale che alcuni ci danno dentro di brutto. Alla sera, ben arrostiti dal  sole, ci rifugiamo nel “solito” ristorante per la cena finale. Un velo di malinconia ci accompagna fin dentro le tende, dovremmo dormire ma tutti vogliono prolungare la magia di questa prima settimana cicloturistica, Morfeo alla fine prevale.

8 giugno, sabato: Giorno del rientro in città. Chi deve prendere il treno si mette, ancora, in bici; chi ritorna con il furgone lo utilizza. Tutti ci dirigiamo alla stazione di Grosseto.

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