Dalle Alpi All’Etna, cicloviaggio lungo l’Italia

Cicloviaggio lungo l'Italia

Pizzo Tambò (3290 m) – Etna (3340 m) – 14/09/2013 – 3/10/2013 – 1887 km

A mente fredda. Considerando che ho preso solo un giorno di pioggia piena e per il resto del viaggio il tempo è stato clemente, ho forato solo 5 volte, non ho avuto guasti seri alla bici o all’attrezzatura, nessun camionista o donna distratta mi hanno tirato sotto e non ho incontrato mal intenzionati, devo dire che è stato un viaggio che è filato liscio come l’olio.

bagaglio

A differenza di quello che poteva apparire da fuori, dato il nome “La sfida di Maugeri”, che lo sponsor principale (che ancora ringrazio per aver reso possibile il viaggio) ha dato a quello che non era altro che un normalissimo cicloviaggio tra due montagne, quello che ho fatto ha poco a che vedere con “un’impresa sportiva”. In questi giorni mi sono sentito chiedere più volte a quali allenamenti mi ero sottoposto o se c’è stato un momento in cui volevo mollare.
A queste domande ridevo dentro di me: è tutto relativo al tempo che si vuole impiegare, avendolo a disposizione.

preparativi

Onestamente ho abbandonato il concetto di “allenamento” nello stesso momento in cui ho deciso, a 16 anni circa, di abbandonare l’attività agonistica sugli sci… la cosa mi stava stretta ed era inversamente proporzionale alla voglia di “fare gare”…. Stavo perdendo di mira quell’obbiettivo primario che è insito nel fare attività all’aria aperta, fine a se stessa, divertendosi! Quindi nel mio viaggio non ho fatto altro che tenere i miei ritmi, dettati da una preparazione dovuta a tutte quelle attività che svolgo normalmente, che siano uscite in bici, trekking, arrampicate o alpinismo, e non ad un allenamento.

casalaggiore

Non sono arrivato mai al termine di una giornata di viaggio, distrutto fisicamente, e qui mi rifaccio anche alla seconda domanda, se ho mai pensato di mollare. In qualsiasi momento, o quasi, mi bastava fermarmi, montare la tenda e aspettare il giorno successivo; da qui anche la scelta di viaggiare carico come un mulo, ma sempre autosufficiente in tutto, dai viveri al dormire che all’elettricità, quindi magari qualcun altro più prestante fisicamente avrebbe potuto mantenere una media di km più alta, quindi accorciando i tempi, qualcun altro invece avrebbe fatto tappe più corte, allungando i tempi, ma avrebbe comunque potuto fare la mia stessa “poca fatica” mantenendo i propri ritmi.

Bologna

Questo rende questa tipologia di viaggio accessibile a tutti, e consiglio, proprio a chi sono riuscito a mettere il tarlo in testa con questo viaggio, di buttarsi e provare. Basta saper ascoltare il proprio corpo… poi non per forza chiunque si deve caricare mezzo mondo sulla bici, ognuno è libero di fare ciò che vuole nel proprio “stile”, che ben vengano quelli che viaggiano con bici “minimaliste” e dormono in alberghi, anche quello è saper ascoltare il proprio corpo e le proprie tasche; a me personalmente andava bene dormire ogni notte in un sacco a pelo dentro una tenda su 5 millimetri di stuoia, la mattina mi svegliavo fresco come una rosa… mantenendo il mio viaggio lowcost, magari qualcun altro ha altre necessità o “possibilità”.

tramonto

Altri mi chiedevano se avevo pianificato il viaggio, ma basta leggere sopra e in parte si ha già una risposta: i campi erano dettati “dalle gambe”; per quanto riguarda la strada invece ho preventivamente dato un occhio solo per l’attraversare la Pianura Padana, senza montagne attorno mi oriento poco in quella ragnatela di strade; una volta raggiunta la costa non bastava altro che mantenerla più o meno fedelmente.

strada

Se invece siete curiosi su quale potrebbe essere l’obbiettivo per un mio prossimo viaggio, non avrete una risposta netta; dopo aver fatto l’Italia sia lungo la costa tirrenica, nel viaggio da Bressanone a Linguaglossa nel 2011, che adesso lungo quella adriatica-ionica, con molta probabilità il capitolo “Italia su asfalto” è chiuso e archiviato… anche perché, e qui sarò contraddittorio, l’asfalto non mi entusiasma proprio.

costa

Sono stato “accusato” dalla mia ragazza, dicendomi che da quando ho preso in mano la bici, da due anni a questa parte visto che prima non ne sono mai stato un patito, ho rubato tempo alle altre attività (non mi piace chiamarli sport)… penso sia una cosa naturale… ma col tempo ho scoperto che essere “polivalente” nelle proprie attività spesso ti rende veramente aperto anche di “mente”, nel poter pensare sempre nuovi modi di approcciarti sia con la natura che con gli altri, quindi non chiedetemi cosa farò i prossimi anni, magari conosco uno che mi mette il pallino di girare il Mediterraneo in canoa, boh, chi lo sa.

arance

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