In bici da Grosseto alla Garfagnana – Parte 2
In bici da Grosseto alla Garfagnana – Parte 3
In bici da Grosseto alla Garfagnana – Parte 4
In bici da Grosseto alla Garfagnana – Parte 5
In bici da Grosseto alla Garfagnana – Parte 6
Il 2013 è stato un anno denso di viaggi in bici, così dopo la trasferta sarda di aprile e in vista del viaggione estivo, una cinque giorni in Toscana era doverosa. Viaggio di scoperta e ri-scoperta del suolo italiano per Fabio, che dopo la piovosa Rotterdam/Parigi dell’anno scorso avverte la necessità di sole e colline verdeggianti. E a completare il terzetto stavolta abbiamo il suo amico Saverio, munito per l’occasione di una Collalti nuova di zecca.
Itinerario? Volutamente non pianificato. Destinazione Toscana. Non basta?
Partenza? Quella sì (pianificata). Si tratta delle radici, della culla dell’adolescenza dell’emigrante italiano Fabio, residente ad Amsterdam da sei anni con un passato grossetano alle spalle.
Attrezzatura? Tanta. Tantissima. A quella ci ha pensato Saverio, le cui borse sono piene più di Go-Pro e macchine da documentario sul caribù in Africa che di vestiti o chiavi inglesi da bici.
Atteggiamento? Ibrido. Ancora informe. Ma si delineerà chilometro dopo chilometro, pasto dopo pasto e giorno dopo giorno, prendendo forma in vere e proprie correnti di partito che stringeranno alleanze alla ricerca della maggioranza.
Prologo: Roma Ostiense / Grosseto
18 maggio 2013
L’infanzia di Fabio
18 maggio. Il tardo pomeriggio romano è di un’aria così dolce da fare quasi male, mentre imbrunisce sull’acciaio del porto fluviale e su quello di tre bici davanti al piazzale di Stazione Ostiense. Il regionale delle 18.23 è in perfetto orario, noi addirittura in anticipo. Per l’occasione ho montato due borse Ortlieb, primo segno di lassismo borghese nella mia attrezzatura abbondante e dozzinale. Sto forse invecchiando? Cedo al lusso e alle mollezze? O tempora, o mores?
Condividiamo la carrozza bici con un’ambigua coppia che scende a Orbetello, lui troppo vecchio per essere il compagno e troppo giovane per essere il nonno. Ci poniamo dubbi se sia il padre o meno. Le loro bici sono belle, comunque.
L’iPad di Saverio scorre veloce sulle mappe e sui possibili itinerari per la prima tappa del giorno successivo. Io confronto il suo approccio al viaggio in bici al mio, sì, io che tengo nella stessa tasca dello zaino lo spazzolino da denti e l’olio per la catena.
Lo sferragliare precario e tipico di qualsiasi cosa si sposti sulle rotaie delle FFSS ci accompagna fino a Grosseto, lasciandoci in stazione poco prima di cena.
Grosseto è una città tranquilla e ordinata, troppo piccola per ambire allo status di metropoli e troppo grande per chiamarla paese. Se ne sta stravaccata in mezzo alla Maremma, tra covoni di fieno, cespugli e cinghiali, tronfia e serena della propria condizione. Ci fermiamo quindi a casa di Fabio, un grazioso villino con molte stanze, per poggiare bici e bagagli e festeggiare la partenza con una solenne abbuffata a base di qualsiasi cosa faccia l’errore di farsi trovare a portata di piatto, e per una passeggiata serale in centro.
A Grosseto il sabato sera, ci spiega Fabio, si fanno le vasche. “Fare le vasche” è un’espressione usata soprattutto al nord, che a Roma ha il suo equivalente nello struscio, e che denota il passeggio compulsivo avanti e indietro per le vie più frequentate di un agglomerato urbano, a scopo rimorchio e/o cazzeggio e/o birretta e/o semplice e autolesionista gusto di ammirare le vetrine. E le vasche grossetane hanno la caratteristica di generare il torcicollo, dato che chi si incontra nei due sensi opposti di marcia quando c’è folla si ferma a chiacchierare con la testa girata di 90° verso l’altro, creando ingorghi umani interminabili.
È inevitabile una foto celebrativa dell’insegna del negozio di ottica “Ballerini lenti a contatto”, che fa pensare a un malinconico tango.
La trattoria decantata da Fabio, “da Romolo”, espone un soddisfatto cinghiale in bici munito di vino rosso, che esalta le qualità della Maremma, e che diventa immediatamente simbolo ideale della nostra impresa. Purtroppo è tutto pieno, e ripieghiamo sul locale vicino, dove un trionfo di fritti ci prepara fisicamente all’indomani. La notte scende quieta e densa di propositi.
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