Paolo è padre di una splendida bambina, ha una moglie e un lavoro regolare d’ufficio in una grossa azienda. E ha un amico, Giorgio, appassionato di lunghe distanze, come lui. Giorgio è un operaio, ha una famiglia composta da tre figli ormai grandi, una moglie (la Santa Donna) e un border collie. Per entrambi la bicicletta è “nei ritagli di tempo”. E di tempo te ne devi ritagliare parecchio se quando metti il sedere su una sella ad andar bene son almeno le 24h di una gara in mtb e se la tiri un po’ più per le lunghe è una randonné che taglia lo Stivale (a proposito, Paolo è in cabina di regia per un Brevetto Italiano al quale siete tutti invitati a partecipare – ma ne riparleremo).
Galeotti furono dei passi alpini durante una gara in Austria, è in quella occasione che i nostri MAGNIFICI DUE (li chiameremo così d’ora in poi) svalvolati si son conosciuti. Onestamente non sappiamo se tutto poi sia nato davanti a una birra di quelle parti o a tavola con un buon Recioto a Negrar (Lombardia) sulla strada del rientro (casa di Giorgio). Sappiamo però che non è passato molto tempo, seguito da un anno di preparazione, di uscite e chilometri, chilometri e uscite. Poi la ricerca sponsor (poca roba e che semmai valorizza quelli che invece dal primo momento han deciso di sostenerli) e le modifiche alla compagna di avventura. E ora eccoli lì, attraverso gli Usa.
In bicicletta naturalmente, con uno spot (volgarmente, un affare di plastica che invia puntuali coordinate gps) e una cartina (che van ben le mappe interattive, ma la vecchia fedele compagna di viaggio deve esserci nel bagaglio), il necessaire per il bidet (volevo scriver toilette ma è verosimile che nemmanco si guardino allo specchio al mattino – considerato che “di mattini” canonici ne avranno ben pochi), l’equipaggiamento tecnico per affrontare i quasi 50° delle distese in Kansas così come i 10° scarsi delle Montagne rocciose (e indicando dieci gradi siamo stati di manica larga, la conferma vien dalle nevicate raccontate giorni fa in quel di Yellowstone-area), una Visa per una camera di Motel (possibilmente cheap) e per riempire la pancia. Punto.
Una traversata che è una gara, con poche regole, molto chiare. Un ritrovo-partenza con senza troppi fronzoli il 7 di Giugno, un percorso tracciato (e quindi da seguire) che da Astoria termina a Yorktown, un tempo limite per “qualificarsi” (ma si vince tutti anche fuori tempo), nessuna tassa di iscrizione e nessun premio all’arrivo. Uno spot (quello di cui si parlava poc’anzi) così da venir tracciati su una mappa interattiva che l’organizzazione ha predisposto e che riporta “live” le posizioni dei protagonisti e, particolare di non poco conto, il dover viaggiare in autosufficienza. Nessuna staffetta, nessun aiuto esterno quindi, le proprie gambe, la propria testa (e ce ne vuole per resistere quando le gambe ti fanno il verso…), il proprio bagaglio di “stracci” e di emozioni.
La cronaca recente: si sono ritrovati a Silvi (Abruzzo) che è dove ha casa Paolo il 4 di Giugno, con un volo aereo per Portland (Oregon) e un furgone a noleggio han raggiunto quel ritrovo, puntuali. E una dozzina di giorni dopo con pochissimo tempo concesso al sonno o quantomeno al riposo, son a quota 2500miglia (duemila e 500, avete letto bene) percorse con 30mila mt di dislivello (trentamila, avete letto bene). Ve lo si diceva che sono MAGNIFICI quei due. Conviene che andiate a dar uno sguardo alle loro pagine di riferimento, a quella cartina interattiva di cui sopra e al progetto che li vede impegnati. Pedalare certo è la loro passione, questa gara il loro sogno, ma la “mission” è importante, eccome: dare visibilità a una malattia piuttosto rara (Sindrome di Shwachman) che ha coinvolto da vicino la famiglia di Paolo e all’Associazione Italiana di riferimento.
Cure for a Future è il loro motto. Conviene, dicevo, visitare le loro pagine in fretta, perché non ci metteranno troppo tempo per “asfaltare” i 6800km (avete capito bene) e i 65mila mt di dislivello (anche qui avete letto bene) complessivi della gara.
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