Bicycle Adventure Meeting, 3 giorni di bici a Livigno
Non conta quanto ci metti per andare da qui a lì, perché quello che conta è ciò che accade in mezzo.
E in mezzo c’è l’avventura!
Uniti da questa filosofia e stile di vita in bicicletta, a fine luglio noi appassionati di avventura su due ruote ci siamo dati appuntamento al BAM! di Livigno. Giunto alla sua terza edizione, il festival Adventure Awards Days ha ospitato la prima edizione di BAM (Bicycle Adventure Meeting), raduno internazionale per cicloviaggiatori. Livigno è un posto perfetto per ospitare questo evento, sia perché è già una stazione turistica attrezzata per la bici con bike hotels, piste ciclabili, il Mottolino bike park e decine di tracciati per mtb, sia perché emana un non so ché di esotico, che a noi cicloviaggiatori certo non dispiace.
Io a Livigno ci arrivo con la bici in macchina, ma diversi partecipanti ci arrivano con la bici sotto le chiappe, come sarebbe bello fare tutti quanti! Hanno pedalato per valli e sterrati per qualche giorno.
Arrivo venerdì pomeriggio con degli amici; abbiamo trovato una sistemazione economica in pieno centro, nella zona pedonale. Giusto il tempo per ritirare il “welcome pack” dalle mani di Andrea Benesso (deus ex machina del festival assieme ad Eleonora Bujatti) che ci accoglie con un grande entusiasmo e ci dirigiamo al workshop di bikepacking. Qui trovo Michele, che ha fondato Miss Grape, un’azienda che produce borse per il bikepacking, attività che lui stesso pratica (quando trova il tempo, tra lavoro e famiglia) in sella ad una fat bike di cui è un vero pioniere: ce l’ha dal 2007! Dopo i suoi consigli su come preparare una bici da viaggio, alcuni di noi partecipano alla lezione di “Yoga per Bikers” tenuta da Alberto Milani, autore di “Yogarrampicata”, un manuale di Yoga per climbers; la luce calda della sera e l’aria fresca dei 1816m di quota di Livigno sono un bel contorno per quest’ora di yoga con Alberto.
Rientrati al campo base di BAM allestito in pieno centro, troviamo Guido Foddis che sta intervistando 4 cicloviaggiatori d’eccezione, alla sua maniera: con la chitarra. Le sue domande e le sue battute non mi entusiasmano, ma come musicista lo apprezzo invece parecchio e l’abbinata intervista-concerto la trovo molto originale. Lui fa un giro di accordi che registra con il pedale del suo amplificatore creando un “loop” ossia una sequenza armonica che poi si ripete; in questo modo, la musica continua a rimanere di sottofondo mentre è lui a parlare, anche senza suonare. Poi mentre parlano gli altri lui riprende a suonare sopra il suo stesso giro di accordi e sembra ci siano quindi due chitarre che suonano assieme. Sul palco ci sono Paolo Bertelli, Roberto Gazzoli, Alessandro Gallo e Willy Mulonia (fresco di intervista su Rolling Stone).
Tra racconti, aneddoti e battute, dai veterani al giovane Alessandro emerge questa idea del Mr. Nessuno che Willy Mulonia sta trasformando anche in un progetto di viaggio. Non serve essere “qualcuno” per raggiungere dei risultati straordinari; anche lui d’altronde come tutti i grandi o piccoli avventurieri ha iniziato tutto inforcando la bici e partendo. Poi il risultato straordinario lo ottieni non necessariamente facendo 28mila km tra la Patagonia e l’Alaska come ha fatto Willy, ma anche ritrovandoti in sella dopo il lavoro percorrendo quel sentiero nel bosco che ti porta a guardare il tramonto sulla tua città, laggiù ormai lontana, sentendoti chissà dove e per la prima volta anche se lo hai già percorso decine di volte. Questo spirito grande o piccolo che sia è quello che accomuna tutti noi qui a Livigno, ciò che ci lega e ci mette sullo stesso piano, senza competizioni e senza gerarchie.
Di questo ed altro si parla anche la sera, quando ci si ritrova per la grigliata col concerto dei TAO di fronte al 1816, il “birrificio più alto d’Europa”: non siamo tantissimi, ma grazie a questo riusciamo a conoscerci meglio. Prima del concerto ci sono 5 minuti di microfono per chi vuole raccontare qualcosa e mi colpisce la diversità di esperienze e l’entusiasmo comune. Simone Balraam ha 15 anni e un handicap ad una gamba, ma questo non gli impedisce né di fare sport ad alti livelli, né di salire sul palco col padre Riccardo a raccontare il loro primo emozionante viaggio in bici assieme da Parigi a Londra, con passione e ironia. Folco è un fiorentino che ha passato i sessant’anni e per ricordare l’amico di tutta una vita morto in bici accanto a lui ha messo in piedi un progetto incredibile che lo ha portato a conoscere Nelson Mandela, girando in bici con l’organizzazione da lui fondata per portare 700 sedie a rotelle nei villaggi del Sud Africa.
La mattina presto del sabato il tempo non è bellissimo, anzi… ma noi ci si trova tutti al negozio I’M SPORT per la colazione e per partire assieme verso la casa di Nietsche. BAM organizza un’escursione collettiva in bici che da Passo Forcola, entrando in Svizzera a Passo Bernina, condurrà a Sils Maria, in Engadina. Inizialmente mi stupisce la varietà di biciclette presenti, ma poi mi rendo conto che non poteva essere altrimenti: qui davvero si è venuti per un’idea, per una passione che si realizza in diversi modi, attraverso la “bici perfetta” ed ognuno ha la sua. Manca solo la Graziella, perché dalle bici da corsa, alle gravel, alle mtb ht o full, a bici da turismo artigianali c’è proprio di tutto. Piove. Qualcuno si tira indietro? No! Si parte.
Il gruppo è compatto, per qualche chilometro e io ne approfitto per fare una cosa che mi riesce bene specialmente in bici, una cosa che quando non subisco metto in atto: attaccare bottone. C’è tanta gente con un sacco di cose da raccontare, io sono molto curioso e faccio le stesse domande che mi fanno quando viaggio io: dove sei stato? Da dove vieni? Dove vai?
Paolo Bertelli è reduce da un bellissimo viaggio in Scozia con la sua bici smontabile in titanio, un’altra “bici perfetta”: un mix tra una gravel e una mtb, che gli ha costruito un artigiano toscano. Lui è forte, ha un look fighissimo e ti fa ridere: la sera davanti a una birra continua a ripetere “che bel posto, che bella gente, che bello il BAM. Non torno più!”.
C’è una coppia di ragazzi di Modena, entrambi laureati in architettura, che ha iniziato a disegnare biciclette da viaggio. Matteo e Alberta stanno inseguendo un sogno che si chiama “Happy Family BIOcycling”: si stanno preparando a partire per un grande viaggio che durerà un anno assieme alle due piccole figlie, dalla Patagonia alla Colombia, lungo le rotte della biodiversità e dell’agricoltura biologica. Mario viene da Barcellona e vive a Monaco di Baviera, è un designer di automobili. Quasi tutti i fine settimana mette la bici in macchina e scappa dalla città per infilarsi nei boschi della Baviera. Un viaggio in bici non l’ha ancora fatto ma lo sta desiderando da tempo.
Il gruppo pian piano si spezza, qualcuno torna a Livigno perché la pioggia e il freddo aumentano ma io continuo a pedalare sotto la pioggia, felice come quando viaggio perché sono in un posto nuovo, un posto bello, con bella gente e non so dove mi porterà la mia bici.
Continuo e conosco Simone Dovigo, ferrarese e ideatore di Bike Night, un evento che sta portando in giro per l’Italia (100km da percorrere a partire da mezzanotte). Infine pedalo con Alberto e Sara, dei cari amici con cui pedalo da tanti anni (anche con mia moglie Carla che non ha potuto essere qui con noi). Bikers e cicloviaggiatori, hanno viaggiato per la Croazia, la Patagonia e per il Marocco assieme a Willy Mulonia: stanno riprendendo a pedalare dopo l’arrivo del loro bimbo Luca, che hanno lasciato per la prima volta a casa coi nonni. Sono qui principalmente per respirare aria di viaggio in bici, dato che non ne fanno da un po’ e ne sentono la mancanza. Alberto una volta tornato ha scritto dei pensieri, che mi va di riportare: “Del BAM ho saputo per caso. E per caso ho incontrato volti e paesaggi nuovi, ho rivisto dopo anni persone carismatiche, con cui basta scambiare due parole e sono subito ricordi e immagini straordinarie (grazie Guglielmo!). E ho fatto anche cose assolutamente ordinarie (come salire per asfalto alla Forcola) ma ad un tempo impensabili, perché sotto l’acqua e al freddo con la mia consorte non avevo mai pedalato (non sia mai!). E in quella sede, invece di ricevere insulti da lei, ci siamo entrambi divertiti, perché eravamo tra amici. Insomma, quelle cose che capitano per caso, che godi proprio per questo e che ti permettono di condividere una passione, scambiando anche solo un sorriso, senza barriere di sorta. La bici, declinata nei modi che ciascuno preferisce, permette di apprezzare tutto questo, ora con lentezza, ora con rapidità, ma sempre in equilibrio, al punto che la fatica diventa una sfumatura. La stessa bici che ho inforcato per caso tanti anni fa, grazie ad un amico da cui per caso ho appreso del BAM e che era lì con noi, a pedalare sotto la pioggia”.
Le montagne si vedono appena. Le nuvole le coprono quasi del tutto ma quel poco che si vede è sufficiente per capire che lo scenario è di grande bellezza, che il tempo di oggi rende drammatico e romantico.
Ci si ritrova tutti bagnati fradici, congelati e felici a passo Forcola. Ci riscaldiamo nel bar con un té caldo. Con Mario, Alberto e Sara lasciamo il gruppo: la pioggia continua ed è freddo qui a 2315m. Preferiamo tornare a Livigno ma lo facciamo dalla strada sterrata che ci regala divertimento, fango in faccia e paesaggi che ci eccitano come dei ragazzini.
Dopo una doccia fresca per le bici e una bollente per noi usciamo a visitare un po’ questa Livigno, che mi piace perché è di classe anche dove è semplice e non è snob.
Ci si ritrova per un aperitivo e poi al cinema per il finale di BAM e degli Adventure Awards, che avevano un programma intenso di eventi, dal raduno del mitico furgoncino Volkswagen a seminari di sicurezza in montagna, da workshop fotografici ad una selezione di film e documentari d’avventura, oltre ad un trekking notturno con concerto di Cristiano Godano dei Marlene Kunz.
Al teatro vengono proiettati due documentari premiati e conferiti gli Adventure Awards ad Alex Bellini come avventuriero 2015 e Matteo Caccia come miglior storyteller.
Bellini come Willy Mulonia ci ricordano che ancor prima che uomini d’avventura anche loro sono uomini, con le loro paure, le loro fragilità e i loro dubbi. Dubbi e domande anche sul perché si senta questa spinta verso l’ignoto e l’estremo e una risposta non c’è. C’è solo da partire, per un anno o per un’ora e tuffarsi nell’avventura.
Spero che Paolo Bertelli ci ripensi, perché a me è piaciuto tutto e ci ritorno!