Eurobike 2015: quale futuro per la MTB?

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Quando si parte per Eurobike lo si fa portando con sé una serie di domande a cui si cercherà di dare risposta. Tra le tante una riguarda la direzione che prenderà la mtb negli anni a venire e con il termine classico “mountain bike” intendo qualunque tipo di bici con ruote grasse pensata per andare sullo sterrato. L’impostazione spettacolare e discesista di cui si è dotata la mtb nell’ultimo periodo mi è sempre sembrata rivolta soltanto agli appassionati di Enduro e di DH che spingono in salita e poi si lanciano in discesa tra drop, salti e tratti “scassati”.

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Questo focus potrebbe portare una certa disaffezione in chi invece vede nella mtb il mezzo per andare per sentieri in compagnia, senza ansie di prestazione e di tempi da rispettare. Per quanto ho visto finora qui a Eurobike, niente sembra far intendere che vi sia spazio per un’inversione di tendenza. Per approfondire la questione, siamo andati alla ricerca di veri esperti nel settore che potessero darci una mano a capire quale strada affronterà la mtb nel futuro. Per questo ci siamo rivolti a Gian Paolo Galloni, editore di MtbAction Italia e parte integrante dello staff di Mtb Action Usa, una delle riviste di mtb più longeve del pianeta. Un uomo che ha visto nascere e crescere la mtb e che conosce tecnica, storia e tutti i personaggi che sono transitati in questo mondo. Abbiamo poi parlato con Clarke Dolton, marketing manager di X Fusion, produttore americano di sospensioni che si sta rivelando come una delle realtà più attive e interessanti sul mercato, con qualità e lavorazioni di alto livello, uno che la mtb la vive “da dentro”.

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“E’ stato fatto un po’ troppo hype” ci dice Gian Paolo “forzando la spettacolarità della mtb. Come nelle bici per il downhill (DH), che ormai sono fatte solo per i campioni e la cosa le rende meno divertenti per le persone comuni. È estremamente interessante il 27+ ma se diamo vita a una sorta di esaltazione si rischia di creare un rigetto negli appassionati e di spaventare i nuovi utenti“. “Ad esempio” prosegue Gian Paolo ” se avessero compensato l’esasperazione per la discesa con un approccio diverso alla salita, l’Enduro oggi avrebbe un appeal diverso. Poiché oggi questa direzione ha creato un bisogno che si è riflesso nella progettazione di telai che sono difficilmente guidabili in salita“.
Il punto viene sottolineato anche da Clarke che ci racconta che “le discipline come l’Enduro, quando sono nate, avevano un appeal molto elevato, perché hanno reso possibile a tutti l’esperienza della discesa in stile DH, anche per quelli meno dotati tecnicamente. Ora però è diventato molto più serio. Le mtb si stanno dirigendo verso il fenomeno fat, con ruote più grosse, cerchi più larghi, formato più ampi e le sospensioni si devono adattare a questo trend”.

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Girando per gli stand non abbiamo potuto fare altro che dare ragione agli esperti intervistati, poiché le bici da Enduro occupano la parte centrale di tutti i padiglioni. Oltre a questo si sta verificando, come confermato da Galloni, un’evoluzione del cross country (XC), poiché i percorsi stanno perdendo la concezione “dell’atletismo a tutti i costi” e le bici stanno avendo uno sviluppo più naturale verso una disciplina con passaggi tecnici dove serve più “manico” che polmoni. I formati ruota plus (detti + o anche “fat”) sono diventati la maggioranza, sia negli allestimenti sulle biciclette che nelle proposte delle case produttrici di pneumatici e cerchi.
“Per quanto riguarda le sospensioni, le innovazioni tecnologiche per il futuro andranno verso l’applicazione dell’elettronica” sostiene Clarke. “Ci sono aziende che sperimentano in questo senso. Non so come questa tecnologia lavorerebbe su una sospensione per mtb ma potrebbe aiutare la gestione della compressione, del rebound oppure nel mantenere la ruota a terra”
Parlando con l’editore di Mtb Action, mi viene naturale chiedergli quale sarebbe la scelta migliore per un biker normale che volesse acquistare una mtb oggi.

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“Premesso che ognuno acquista in base alle proprie idee e necessità, la mia bici sarebbe una 29er con escursione da 130mm in media” risponde Gian Paolo ” che abbia grip in salita che mi permetta di non mettere il piede a terra mentre sto salendo ma che la renda performante in discesa. La 27,5″ è più giocosa, certamente, ma questo va in base alle preferenze”
In definitiva quindi, sembra che non ci sarà più spazio per le 26″… “Purtroppo sì. Hanno una logica nelle taglie piccole: la differenza con una 650b (27,5″) è minima nelle dimensione, ma quest’ultima ti dà qualcosa in più nella guida, così non ha senso rimanere focalizzati sulle 26″, che verranno riviste anche nel mondo DH”
A questo punto, mi chiedo se tutta questa confusione in una specialità che va sempre più differenziandosi in sottocategorie, non rischi di creare disaffezione nei confronti di chi si vuole avvicinare alla pratica. Come si può evitare tutto questo?

Scuola MTB

Ancora una volta Galloni ha le idee chiare: “Servirebbe un medium autorevole che sappia fare informazione, dei pump track cittadini, anche al coperto, magari creati nei capannoni abbandonati che si trovano ormai ovunque, ma soprattutto servirebbe che le aziende rilasciassero più informazioni per formare i negozianti e anche i clienti finali. Sarebbe bello inoltre poter far cultura con i bambini, magari nelle scuole, dove non esiste nulla a riguardo. Infine con le mtb a pedalata assistita, che sapranno portare sui sentieri molte persone che attualmente non si sentono in condizione di affrontarli con una bici tradizionale”.

Oggi si apre la terza giornata di Eurobike e nella testa mi ronzano le parole di un eminente costruttore del settore corsa che definì la MTB come “l’innovazione che ha salvato il culo alla bicicletta”. Finora ho dato risposta a molte domande, ma ancora non ho risolto il grande dubbio: riuscirà la MTB a salvarsi da sé stessa e da quell’aura di inaccessibilità che ha creato nei confronti del grande pubblico?

Commenti

  1. Avatar Giuseppe ha detto:

    Ciao,
    concordo in pieno con il senso dell’articolo, la passione MTB mi è nata quando la BDC non mi ha più soddisfatto, troppo monitorare i tempi non mi faceva godere il paesaggio. La MTB è per me libertà e natura, quando sono fuori voglio esplorare qualsiasi sentiero, arrampicandomi fino in vetta, ora uso una front da 100mm, mi limita solo nelle discese.
    In teoria la bici da trail dovrebbero sposare questa filosofia di intendere la MTB, ma spesso questo termine è frainteso e così la bici trail dell’anno è la commencal meta AM!!! una bike da enduro! Come dire, senza almeno 150mm di escursione non vai da nessuna parte…
    Speriamo che sempre più case propongano trail bike studiate per pedalare ed affrontare qualsiasi sentiero in montagna.

    È comunque impressionante quante bici da enduro sono acquistate da chi magari inizia ora o fa giri semplici e pedalati, consigliati male dal negoziante o in balia delle mode?
    Giuseppe

    1. Omar Gatti Omar Gatti ha detto:

      Ciao Giuseppe,
      già, vedo in giro moltissimi biker con mtb troppo discesistiche usate su percorsi facili o addirittura su percorsi con parecchio dislivello positivo. E’ la tendenza del momento!

      Buone pedalate!

      Omar

  2. Avatar Luca ha detto:

    Personalmente ritengo che questa deriva DH soprattutto sia antiecologica, poiché spesso e volentieri prevede il raggiungimento della vetta con seggiovie, jeep o quant’altro, raramente la si guadagna sui propri pedali. In questo senso tradisce il vero spirito della MTB ancorato così profondamente al rispetto della natura e dell’ambiente.

    1. Omar Gatti Omar Gatti ha detto:

      Ciao Luca,
      sono d’accordo con te. Sembra sempre di più che il DH stia diventando un’alternativa estiva allo sci, snaturando il concetto di salita pedalata.

      Buone pedalate

      Omar

  3. Avatar Bruno ha detto:

    Credo di comprendere le esigenze delle aziende nel proporre continue novità per cercare di incentivare le vendite (?), e attrarre nuovi “utenti”. Per me in ogni caso la Mountain bike vuol dire ancora semplicità; il piacere di pedalare sulle colline sopra casa. E questo modo “semplice” di fare mountainbiking lo si può fare a 360°: dalla pedalata rilassante al divertimento in discesa, dalla ricerca del miglioramento del gesto tecnico all’escursione in compagnia e altri mille modi di vivere la passione che tutti noi conosciamo.

    1. Omar Gatti Omar Gatti ha detto:

      Ciao Bruno,
      hai perfettamente ragione. E’ proprio l’idea della libertà in mtb (che può essere vissuta a 360° come dici tu) a essere messa in discussione nell’ultimo periodo. Sembra che se non scendi a 50 all’ora non è mtb.

      Buone pedalate

      Omar

      1. Avatar Bruno ha detto:

        Si Omar, credo anch’io. Anche scendere a 50 all’ora è mtb, ma non solo questo. Il punto è che se non sia ha una passione “vera” si cerca l’esteriorità della cose e a mio avviso le aziende cavalcano questo aspetto. D’altronde dobbiamo sempre ricordarci che la mtb rimane un mezzo non il fine.
        Buone pedalate anche a te.

  4. Avatar Marco ha detto:

    vado in MTB da una vita, la deriva discesistica si vede ed è soprattutto un seguire quello che le persone chiedono secondo me.
    Io credo, e spero, però che sia una fase di passaggio e poi una parte torneranno verso una MTB più tradizionale, magari una bi-ammortizzata che permetta di non scendere nelle salite, poterla usare anche per una passeggiata lungo un fiume e divertirsi comunque in una discesa non estrema.
    Personalmente ho una 29″ solo front e non sento nessuna necessità di avere una bi-ammortizzata e quindi tantomeno una DH :).

    1. Omar Gatti Omar Gatti ha detto:

      Ciao Marco,
      anche io sono un grande appassionato di mtb eppure questa esasperazione della discesa, l’Enduro che spopola ovunque e non lascia spazio a nessuno, mi preoccupa, perché sta facendo allontanare i “comuni mortali”, che nella mtb cercano solo aria pulita, libertà e divertimento, senza bisogno di spingere più in là i propri limiti.
      Terremo d’occhio la situazione e racconteremo come si svilupperà la cosa nei prossimi mesi, le aziende prima o poi capiranno che è necessario fermarsi un attimo e riflettere.

      In ogni caso, buone pedalate!

      Omar

      1. Avatar Daniele ha detto:

        Certamente la “deriva discesistica” nasce dall’approccio alla mtb che si avvicina più allo sci invernale, con l’utilizzo degli impianti di risalita, che non alla bici “da pedalare”. Se non esistessero i bike park e le risalite meccanizzate davvero pochi sarebbero in grado di spingere su bici come quelle da DH o da enduro.
        Personalmente, mi piace affrontare le discese adrenaliniche, ma solo dopo aver conquistato la vetta pedalando. Ogni vetta conquistata regala quella sana soddisfazione che è certamente sconosciuta agli utenti delle cabinovie e che è parte fondamentale dell’andare in bicicletta.

        1. Omar Gatti Omar Gatti ha detto:

          Ciao Daniele,
          concordo in pieno con te. Una bella discesa ha senso se prima c’è stata la conquista della vetta, altrimenti è solo ricerca dell’adrenalina fine a sé stessa.

          Buone pedalate

          Omar

        2. Avatar cristian ha detto:

          in effetti enduro ancora ancora ma non vedi in giro nessuno con dh pedalare

  5. Avatar Nicola ha detto:

    Ammetto di essere uno di quelli in “via di disaffezione”, non mi piace nella maniera più assoluta dove si sta andando a invischiare la MTB; personalmente, ho e mi tengo strettissima la mia FRW XC Pro del lontano 2006, biammortizzata (90-120 davanti e un 90 scarso dietro), tripla davanti (che idiozia la doppia per la mtb) e 9 velocità dietro, ruote da 26 (e forse questa è l’unica “pecca”) e via, ha ormai quasi 60.000 km ma vedendo quel che offre il mercato, mi sa che ne farà altrettanti…
    Se mai dovessi acquistare una mtb nuova, sarei veramente tra quelli che non ha la più pallida idea di dove andare a parare.
    Saluti

    1. Omar Gatti Omar Gatti ha detto:

      Ciao Nicola e grazie per la tua testimonianza. Anche noi, in effetti, siamo rimasti un po’ sconcertati dalla “deriva” estremamente discesistica che sta prendendo la mtb e per questo abbiamo voluto capirne di più.
      Vedremo se le case produttrici cercheranno di arginare questa “disaffezione”

      Buone pedalate

      Omar

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