Da Mosca a Vladivostok, pedalando per 9.195 chilometri in 286 ore, 6 minuti e 46 secondi, a una media di 32,1 km/h. Paola Gianotti ha partecipato alla prima edizione della Red Bull Trans-Siberian Extreme come unica donna in gara ed è riuscita a salire sul podio: al terzo posto insieme con il suo compagno di squadra Paolo Aste. L’atleta nativa di Ivrea – classe 1981 ma già veterana di imprese all’insegna dell’ultracycling – è riuscita a tenere testa ad alcuni tra i più forti ciclisti estremi provenienti da tutto il mondo.
Quindici tappe – con distanze variabili tra 350 e 1.400 chilometri – lungo la Transiberiana attraversando un itinerario molto duro, con escursioni termiche importanti (zero gradi la notte, 20 gradi al mattino e 40 gradi di pomeriggio, ndr) e molti tratti in saliscendi con un dislivello totale di 51.300 metri. I numeri della sfida ai confini del mondo parlano da soli: 9 fusi orari, 2 continenti, 7 diverse zone climatiche, 1.500 chilometri di steppa, 670 chilometri di strade dissestate, 240 barrette mangiate, 3 vittorie di tappa. E, incredibilmente, zero forature (grazie agli pneumatici molto performanti, come sottolineano dal team).
L’impresa, partita da Mosca il 15 luglio, si è conclusa il 6 agosto e Paola Gianotti è molto soddisfatta del risultato raggiunto: “La gara è stata molto dura, mentalmente e fisicamente. Il livello degli atleti era molto alto e in quanto unica donna a partecipare spesso cercavano di lasciarmi indietro, pedalando più forte nei tratti in salita. Alcune notti, pedalando a una media di 35 km/h dopo averne già percorsi 800 su strade molto dissestate, sembrava che nessuno sentisse la stanchezza o la difficoltà della pedalata; in quei momenti il mio corpo sembrava rifiutare quei ritmi e solo con la mente e grazie al mio team sono riuscita ad andare avanti”.
Importante, per Paola, è stata anche la presenza al suo fianco del compagno di squadra Paolo Aste – l’ultracycler vicentino con cui ha condiviso questa incredibile esperienza – che l’ha aiutata a non cedere mai e a capire quanto la forza di un team affiatato possa essere fondamentale per raggiungere obiettivi apparentemente impossibili.
D’altra parte, come abbiamo sottolineato anche in un nostro recente articolo sull’ultracycling, la vera sfida di una gara estrema come questa è innanzitutto con se stessi e Paola Gianotti aveva ben chiaro in testa il traguardo da raggiungere: “Sono sempre stata concentrata sull’obiettivo finale: arrivare a Vladivostok, dimostrando ancora una volta che se si ha un sogno lo si può realizzare e che noi donne possiamo raggiungere grandi obiettivi”.
L’impresa di Paola è stata seguita e sostenuta da migliaia di persone: “virtualmente”, sul suo sito ufficiale e attraverso i social network, ma anche “dal vivo”, da chi l’ha incitata al suo passaggio e l’ha incoraggiata a non mollare nei momenti difficili. Un’impresa-a-pedali estrema che ha regalato a Paola emozioni davvero uniche: “I momenti più belli sono stati quando pedalavo e di fianco sentivo il fischio del treno che correva vicino. Il leggendario treno della Transiberiana. Ogni volta che guardavo il piccolo puntino del GPS sul mio sito spostarsi sulla mappa e viaggiare sopra Kazakistan, Mongolia, Cina e Corea del Nord ritornavo con la mente al giro del mondo. Guardavo i miei avversari uomini e spingevo sui pedali, pensando a quanto fossi fiera e orgogliosa di essere lì anch’io”.
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