Una petizione chiede che non venga archiviato il caso sulla morte di Marco Pantani, ancora avvolta dal mistero a dodici anni da quel maledetto 14 febbraio 2004 in cui il Pirata fu trovato senza vita nella sua stanza in un residence di Rimini. In occasione di questo anniversario triste, l’attore e autore teatrale Sebastiano Gavasso ha deciso di lanciare in Rete questo appello rivolto al Gip di Rimini Vinicio Cantarini perché il caso non venga chiuso definitivamente, lasciando la memoria di Marco Pantani senza verità e senza giustizia.
La petizione – portata avanti insieme con i suoi colleghi Alessandro Lui e Chiara Spoletini e con il giornalista de La Gazzetta dello Sport Francesco Ceniti – vuole fare luce sulla vicenda della morte del Pirata, come spiega Gavasso in un passaggio dell’appello: “La nostra unione ha dato vita a uno spettacolo teatrale dedicato a Marco, che verrà portato in scena in tutta Italia. Lavorando a questo progetto, abbiamo potuto conoscere a fondo la storia del Pirata. Per questo vogliamo che sulla sua morte si faccia una volta per tutte chiarezza. Per lui, per i fan, per il ciclismo. Per amore della verità”. Intanto nelle prime 24 ore dal lancio la petizione ha superato le 10mila firme.
A settembre del 2015 il pm Paolo Giovagnoli ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta sulla morte. L’avvocato della famiglia di Marco Pantani ha presentato ricorso e il gip di Rimini, Vinicio Cantarini, ha deciso di accoglierlo. Per stabilire se esistono ancora punti non chiariti, se Pantani è stato ucciso o se ha perso la vita per un mix di droga e antidepressivi – come sostiene la procura – è stata fissata una prima udienza il prossimo 24 febbraio.
Le imprese sportive di Marco Pantani sono impresse nella memoria degli appassionati di ciclismo, così come i momenti difficili che hanno segnato la sua carriera: il 5 giugno del 1999, quando a Madonna di Campiglio un test dell’antidoping trovò la quantità di ematocrito superiore alla soglia consentita, escludendolo dal Giro d’Italia. E da allora non fu più lo stesso.
Lo disse proprio lui, in un’intervista dopo la squalifica: “Mi spiace ma non tornerò mai più quello di prima. Ridiventerò competitivo, ma non sarò più quello di prima, perché ho subito una grandissima ingiustizia”.
La petizione che chiede verità e giustizia per Marco Pantani vuole che siano diradate le troppe ombre che ancora circondano la sua scomparsa: “Su Pantani, negli anni, si è detto e scritto tantissimo. Indiscrezioni, sorprese e mezze verità hanno accompagnato la sua storia di uomo e di sportivo, prima e dopo la morte. Lasciando sulla sua vicenda tante, troppe ombre. Restituiamo a Marco ciò che tante calunnie e voci infondate, negli anni, hanno provato a strappargli. Non archiviamo il processo sulla sua morte”.
Noi vogliamo ricordarlo così, mentre divora la salita dell’Alpe d’Huez nel 1997, croce e delizia degli scalatori che lo consacrò nell’Olimpo dei grandi:
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