Il 24 aprile 2016 è stata la nostra Festa della Liberazione. Due anni fa, quando nostra figlia Caterina si è ammalata di leucemia, il mondo ci è caduto in testa e ci ha mandato tutti in confusione: ha colpito lei, ha travolto il fratello Alessandro, sua mamma Maria Laura e me Michelangelo, il suo papà. Ha coinvolto tutti i nostri parenti e tutti i nostri amici.
Siamo stati fortunati, eravamo nella nostra città con la maggior parte dei nostri familiari e amici vicini ma, quei primi 42 giorni di ricovero della bambina, furono una sospensione temporale: capimmo subito che per noi era più facile dei genitori degli altri bambini che non erano di Roma, venivano da lontano, le loro mamme erano murate dentro al Bambin Gesù e non avevano il conforto dei compagni, non potevano vedere gli altri figli, non potevano fare una doccia a casa loro.
In quelle notti, che passavo nel lettino accanto a mia figlia molti mi scrivevano mail, messaggi sui social e sms: tutti volevano sapere, avere notizie, starci vicini. Di notte non si risponde al telefono e in un reparto oncologico non lo fai mai, neppure di giorno. Per far sapere a tutti come stava la bimba e per far vedere qualche foto, aprii un gruppo segreto su Facebook dove ogni giorno ho scritto qualcosa e ho fatto sapere come stava Caterina.
All’inizio nel gruppo c’erano i familiari e gli amici più stretti poi, a mano a mano che altri sapevano, la cerchia si è allargata e ognuno ha partecipato in tanti modi: durante quelle notti è nato #dajecaterina, una preghiera laica, una dimostrazione d’affetto incondizionata.
A maggio a Roma c’è stata la Ciemmona, gli amici sapevano che Caterina era nuovamente ricoverata a causa degli effetti collaterali di un chemioterapico, partecipammo io e Alessandro, fu un’evasione, un sabato pomeriggio che non potrò dimenticare: tutti i ciclisti che c’erano e anche quelli che non poterono partecipare mi abbracciarono, fisicamente o virtualmente.
In quel periodo la bolla di #dajecaterina coinvolse tutta Italia e non solo: c’erano persone che ci mandavano foto con la scritta fatta nei luoghi più impensati, dalle montagne, dalle spiagge, dalle cene con amici coinvolti loro malgrado in quest’onda di energia.
Paolo ‘Rotafixa’ Bellino che stampò il primo #dajecaterina e ci ha fatto l’intero giro del mondo (su una bici costruita con le sue mani); Giorgio Lucarelli, un cicloviaggiatore che stava attraversando gli USA, a ogni confine di Stato faceva una foto; Mounir, un amico tunisino che vive a Milano che, attraversando le Alpi ha incontrato Daniele e Simona durante le loro prime tappe del giro del mondo e senza conoscersi neppure virtualmente si sono riconosciuti dalla scritta sulla bici e si sono scattati una foto; Lorenzo Dina che ha girato il Giappone e ha fermato sconosciuti giapponesi per scattargli una foto e che si è incontrato con Rotafixa a Kyoto, Catia che ha scattato foto sulle vette di tutti gli Appennini con gli adesivi sulle bacchette e tanti altri ancora che è impossibile richiamarli tutti.
Francesco ci fece la grafica degli adesivi e li stampammo e tutti ne vollero da attaccare sulle bici. Questa cosa faceva piacere a noi grandi e divertiva Caterina, piaceva ad Alessandro, ci aiutava. Sono trascorsi due anni, siamo stati fortunati, #dajecaterina ci ha aiutato, lei è guarita.
Oltre che far vedere le foto di Caterina guarita volevamo che gli amici stessero assieme a noi e festeggiassero lei con noi. Ci siamo confrontati con mia moglie e abbiamo scelto che il modo migliore fosse una bella pedalata con picnic per dire grazie a tutti e cercare di fare qualcosa di più.
Il 24 Aprile è stata una Festa enorme, gioiosa, partecipata, circa 400 persone hanno pedalato con noi per divertirsi e abbracciarci, alcuni sono venuti apposta da fuori Roma con i loro bambini perché non volevano perdersi questo bel momento. Abbiamo fatto degli adesivi nuovi, speciali e tutti ne hanno preso qualcuno lasciandoci un’offerta da devolvere alla Casa di Peter Pan, la Onlus che offre ospitalità alle famiglie meno fortunate della nostra, che non sono di Roma e hanno i figli che affrontano la stessa battaglia di Caterina: abbiamo raccolto 800 euro.
Vista l’energia positiva che #dajecaterina ha portato con sé fino a noi e oltre, speriamo di poter fare altro anche se non sappiamo ancora che cosa: ma i ciclisti hanno tante risorse, molte nascoste, oltreché una grande determinazione. Nostra figlia Caterina ne è l’esempio.
Adesso scappo, ché tocca stargli appresso.
GRAZIE A TUTTI E #DAJECATERINA
M!!!