Oleggio si trova su una piccola collina da cui domina la pianura circostante, è detta la “Città del latte” perché i suoi allevamenti producono un quarto di tutta la produzione della provincia di Novara.
Da qui parto (l’auto l’ho lasciata nel parcheggio di un piccolo market) e qui tornerò.
La giornata è bellissima, dopo svariati giorni di freddo e bruttissimo tempo ci sono tutte le condizioni ideali per tuffarsi nella campagna piemontese con temperatura e sole al “giusto grado di maturazione”.
Mi dirigo verso Mezzomerico, una delle tante “Città del Vino” che incontrerò oggi.
Piccola curiosità: l’Associazione che raggruppa le -città del vino- compie 30 anni, auguri.
Primo colpo di pedale e prima certezza valida per tutto il percorso: il traffico non c’è. Sembra quasi impossibile ma questa parte di Piemonte ha un traffico veicolare che ricorda quello della Lombardia di cinquant’anni fa! Bene, molto bene.
Percorrere queste stradine mi riporta alla mente le “scorribande” fatte nella campagna francese (campagna intesa come espressione geografica).
Già si notano i primi filari d’uva con il vitigno che nelle colline novaresi la fa da padrone: il Nebbiolo.
Vigneti e Nebbiolo sono la seconda certezza odierna, fatto salvo per i tratti di pura pianura.
Il silenzio che mi accompagna è “accecante” e mi costringe ad una sosta per scattare una foto (mi scuso in anticipo per la non eccelsa qualità delle immagini ma il telefonino non è una macchina fotografica), non si sente volare una mosca…ma si sentono le api. Vengo sopraffatto dall’intenso “vociare” dei generosi e benefici insetti alle prese con i fiori di robinia.
Nella foto le api non si vedono ma se tendete bene l’orecchio riuscite ancora a sentirle svolazzare felici.
La sosta foto è dovuta alla terza certezza: “Sua Maestosità il Monte Rosa”. Per tutta la giornata sarà punto di riferimento passando dalla mia sinistra alla mia destra senza mai perdere la sua aurea protettrice.
Lasciata Momo mi dirigo verso Barengo ed il suo castello posto sulla collina a dominare la sottostante pianura; il paese sorge sulla strada che un tempo collegava la Via Francigena con i ponti e i guadi del fiume Sesia. Purtroppo il maniero non è visitabile in quanto privato ed ancora adibito ad abitazione.
Qui sono nella pianura novarese e le risaie già allagate creano quello che in zona chiamano “il mare a quadretti”.
Qui si trova anche la prima “vera” salita della giornata che supera Barengo e mi proietta verso altre città del vino: Fara Novarese e a seguire Ghemme, quest’ultima famosa non solo per il vino omonimo ma anche per l’acetificio PONTI (le altre salite sono nel tratto Ghemme-Cavaglio d’Agogna e Suno-Mezzomerico, tutto il resto del percorso si svolge parte in pianura e parte in saliscendi continui).
Attenzione! L’arrivo a Cavaglio d’Agogna è con strada in forte discesa che si stringe tra le case poco prima di uno stop, con successiva svolta a sinistra, rallentare per tempo altrimenti…
Parte del nome del paese deriva dal torrente Agogna che una volta definiva anche una uscita dell’autostrada MI-TO: “Uscita Agognate” (oggi si chiama Novara Est), sono ricordi di gioventù quando giovane padre raggiungevo la famiglia in vacanza a Varallo Sesia.
Seppur perso nei miei ricordi non resto indifferente alla magnificenza del Monte Rosa e dei suoi fratellini minori.
Il Piemonte non è solo terra di vino e di riso, tra le eccellenze agro-alimentari non possiamo dimenticare i bovini della razza Piemontese.
Amici vegeto-vegani non arrabbiatevi se affermo che una giusta quantità di eccellente carne rende più gradevole la vita visto che, per noi italiani, la tavola è uno dei piaceri dell’esistenza.
L’acqua scesa a catinelle nei giorni precedenti se da una parte ci ha incupiti dall’altra ha reso pulitissima l’aria e ha lucidato le foglie degli alberi che, leggermente mosse dal vento, fanno la “gibigiana” con i raggi del sole (da Wikipedia: Il termine gibigiana, di origine dialettale milanese, indica colloquialmente la luce rimandata da una superficie riflettente).
Continuando il giro ho modo di verificare un’altra costante: ogni paese ha la sua chiesa che, in proporzione, più è minuscola la cittadina tanto più grande è la sua “cattedrale”. Per esempio Fontaneto d’Agogna con 2640 abitanti (dati dal sito del comune) ha questo bellissimo esempio di chiesa.
Il mio peregrinare mi porta poi dalle parti di Bogogno dove sorge uno splendido campo da golf con ben due percorsi da 18 buche ognuno.
Piano piano sto portando a termine questa bellissima uscita e trovo le ultime difficoltà, due strappetti tra Suno e Mezzomerico che mi riportano tra le colline vitate.
Ma la vite non è l’unico sostentamento di questi agricoltori, qualcuno deve aver pensato anche al periodo invernale quando la vite è a riposo e c’è tempo per dedicarsi ad altre piantagioni.
Questo è un territorio che non lascia scampo a chi non apprezza il vino; i bevitori di birra sono appena tollerati ma quelli astemi, eretici della peggior specie, sono banditi; dove finisce una città del vino ne comincia subito un’altra senza soluzione di continuità!
Malgrado la buona aria, il buon vino, l’ottima carne, gli ortaggi freschi, lo scarsissimo traffico e la mancanza di stress ogni paese ha la sua costante “finale”.
Nel frattempo godiamoci queste splendide giornate con questi sfavillanti percorsi che mi sento di suggerire a tutti quelli che, come il sottoscritto, amano la bici e le gioie che ci regala. E con questa ultimissima certezza passo e chiudo.
Ciao
Severino, il Velobicide
Non sarebbe una buona idea allegare la traccia gpx? ;)
Sarebbe una gran bella cosa la traccia gpx se non fosse che…non la uso perchè “antico” e continuo a preferire cartine e google maps, non vogliatemene.