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“Niente soldi per le ciclabili”. Il Ministero blocca la Legge Quadro della Mobilità Ciclistica

“Non ci sono soldi per le ciclabili” in estrema sintesi sembra essere questo il messaggio che i recenti scambi tra l’esecutivo e il Parlamento lasciano intendere.

Ancora un nulla di fatto per la Legge Quadro per la Mobilità Ciclistica che, presentata nell’ormai lontano 2014, questa mattina è stata ritirata dalla discussione in Parlamento a causa di un parere non positivo ricevuto dalla commissione del Ministero dell’Economia e Finanze (MEF).

A essere messa in dubbio è la copertura economica della legge che è stata oggetto di un batti e ribatti tra il Ministero delle Finanze e quello dei Trasporti che ha di fatto affossato la legge.

Il retroscena

A destare stupore tra gli addetti ai lavori è  che il testo della Legge Quadro sulla Mobilità Ciclistica non prevedeva alcuna spesa per lo stato centrale, ma si limitava a prevedere che quest’ultimo facilitasse lo sviluppo di strumenti utili a favorire l’uso della bicicletta in ambito urbano e per il turismo.

La situazione è pertanto la seguente: il MEF ha chiesto conto delle coperture per la legge a cui il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha replicato sostenendo che, non v’è bisogno di copertura, ma che, nel caso, avrebbe attinto ai 5 miliardi di euro allocati al MIT con il “decretone” dello scorso mese di agosto. Nonostante queste rassicurazioni, il MEF avrebbe preteso di conoscere con precisione il nome e l’entità delle opere che sarebbero state realizzate grazie alla legge quadro, un livello di dettaglio che, però, non spetta alle leggi quadro.

In mancanza di parere positivo da parte del MEF, il relatore della legge, Paolo Gandolfi, non ha potuto fare altro che ritirarla nella speranza di risolvere la questione per una prossima calendarizzazione.

Le prospettive future

Allo stato attuale la Legge Quadro per la mobilità Ciclistica resta quindi bloccata in un limbo dal quale sembra non riesca a emergere e l’ultima possibilità resta un’ipotetica calendarizzazione della discussione nel mese di novembre (previo parere positivo del MEF). Decorso questo termine, la legge diventerà carta straccia e chi si occupa di mobilità ciclistica dovrà attendere la prossima legislatura.

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Il Ministro Delrio presiede gli Stati Generali della Bicicletta e della Mobilità Nuova.

Al di là dell’aspetto meramente normativo e della necessità o meno di una legge quadro sulla mobilità ciclistica, c’è un aspetto politico che non può essere trascurato: Graziano Delrio ricopre la carica di ministro delle infrastrutture e dei trasporti dall’Aprile 2015: il giorno del suo insediamento arrivò a Porta Pia in sella a una bicicletta e si fece fotografare mentre imboccava un senso vietato, da allora non ha perso occasione di cantare le lodi della bicicletta come mezzo di trasporto di fondamentale importanza per le città (seppur marinando le maggiori occasioni pubbliche di confronto sul tema).

Eppure in due anni e mezzo di attività tutto ciò che è riuscito a produrre è una linea di finanziamento per le ciclovie turistiche e nulla che potesse riguardare le città, la mobilità o ciò che fanno i cittadini italiani quando non sono in vacanza. Un po’ poco per valutare in modo positivo l’operato di un ministro dei trasporti, di un politico e del suo partito.

Commenti

  1. Avatar Giovanni ha detto:

    Tutti applaudivano Del Rio quando è diventato ministro.
    Ma ricordiamoci che anche lui è un servo di chi ha i soldi. E chi ha i soldi vuole che noi spendiamo i nostri in carburante, ricambi, gomme, bollo, assicurazione, tasse per incroci, semafori e consumo di territorio.

    https://www.bikeitalia.it/2015/04/02/graziano-delrio-il-ministro-della-mobilita-nuova/

  2. Avatar #2RR Contador ha detto:

    Le cose veramente Importanti: il Tunnel senza Linea Intorno, ancora chiamato per i gonzi “Nuova Linea Torino-Lione”. Ci sono delle priorità, o bella!

  3. Avatar Severino ha detto:

    Siamo alle solite. Ci prendono in giro facendoci credere che lo fanno per il nostro bene!
    Amici ciclisti NON dobbiamo più usare il fioretto, diamoci dentro criticando aspramente con tutte le forme lecite (anche se stiamo per perdere l’ultimo pezzettino di pazienza) ogni manchevolezza, promesse disattese, promesse vane e paroloni fini a se stessi. In ultimo, quando andremo a votare (ma quando andremo?) ricordiamoci di costoro e comportiamoci da ciclisti attenti al benessere nostro e altrui.

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