Diari

In bici nelle quattro valli bergamasche

AGGIORNAMENTO 23 OTTOBRE 2017: A causa di una frana alcune strade indicate in questo percorso sono inagibili e saranno riaperte non prima del 28 ottobre.

Varese e provincia hanno la “Tre Valli Varesine”, Bergamo poteva restare indietro? Assolutamente no. Ho quindi dato vita alla “Quattro Valli Bergamasche”. (In rigoroso ordine alfabetico: Val Brembana, Val Brembilla, Vall’Imagna e Val Taleggio).

Il punto di partenza ed arrivo è obbligato visto che sono in vacanza in quel di Rota d’Imagna (Rota ha dato i natali a Giacomo Quarenghi rinomato architetto e pittore vissuto tra il XVIII ed il XIX secolo, molto attivo a San Pietroburgo).
Siamo nel pieno di un’estate molto calda (2017) e quindi parto presto nel tentativo di risparmiarmi qualche grado Celsius di troppo. Alle sei di mattina inizio i tre chilometri di bella discesa che mi conducono a Sant’Omobono.
Dopo Sant’Omobono e fino ad Almenno San Salvatore la discesa è meno accentuata, bisogna anche pedalare. Appena dopo il cartello che indica l’inizio del paese citato giro a sinistra per Clanezzo.
Dal ponte che scavalca un torrentello che sbuca nel Brembo si può notare l’antico ponte di Attone (Attone di Guiberto fu l’ultimo conte di Lecco, sembra che morì poco prima dell’anno 1000).

Appena superato il ponte moderno ecco che a sinistra appare il Castello di Clanezzo (risale al medioevo e venne ricostruito nel XVII secolo, è in bellissima posizione, ben tenuto e oggi viene impiegato per ricevimenti e feste private).

Il Brembo scorre più in basso alla mia destra, c’è poca acqua e si vedono lunghi e larghi tratti di greto, le previsioni non danno pioggia per ancora molti giorni, forse andremo incontro a periodi di razionamento acqua (troppa ne sprechiamo inutilmente).
La strada prosegue in saliscendi continui e mi porta ad attraversare Ubiale, ancora 3 chilometri e poi a sinistra per Zogno calcando la SP23 che scorre in basso rispetto alla statale 470 che la sovrasta dal suo lungo viadotto.
Per prendere la ciclovia -Valle Brembana- supero la stazione autobus (sulla destra) e all’edificio corrispondente alla vecchia stazione treni (inconfondibile) giro a destra e poi subito a sinistra ed infine sempre dritto, il Brembo è alla mia destra.

La pista è ben tenuta, si trovano fontanelle e occorrendo anche riposanti panchine; è stata ricavata riutilizzando il vecchio sedime ferroviario e conservando anche le vecchie stazioni (Zogno docet). Poco prima di Ambria e della deviazione a destra per Fonte Bracca ne trovo un’altra.

Poco dopo la stazione qui a fianco, tramite un ponte in legno, la pista mi porta sull’altra sponda del fiume (la sinistra orografica). Resto su questa sponda del fiume e in poco tempo mi trovo a San Pellegrino, la “patria” della più famosa acqua minerale italiana. Tanto famosa che siamo riusciti a venderla ad una società straniera (Nestlè) perdendo ancora un’altra eccellenza tutta italica, che bravi!

Ad aspettarmi in paese c’è il Grand Hotel di San Pellegrino (oggi in ristrutturazione conservativa, in pratica sistemano solo quello che è indispensabile per non farlo crollare).

E’ un imponente edificio in stile Liberty inaugurato nel 1904, si compone di sette piani e 250 stanze! Era dotato di luce elettrica, ascensori, acqua potabile e persino il telefono in tutte le camere.
Di fronte al Grand Hotel, sull’altra sponda, c’è il Casinò. Anch’esso in stile Liberty è coetaneo del Grand Hotel. Ha cessato l’attività nel 1946, oggi viene usato per ogni tipo di evento pubblico o privato.

Lascio quella che fu una delle capitali del Liberty in Italia (Il Liberty viene indicato anche come Art Nouveau o stile floreale. Il periodo di diffusione va da fine Ottocento ai primi anni del Novecento) e riprendo la pista ciclabile.

I pochi chilometri che separano San Pellegrino da San Giovanni Bianco sono ancora sul Brembo e non hanno difficoltà particolari, c’è invece una lunga e scenografica galleria con ancora il rivestimento in pietra. Nessun problema per l’illuminazione…si accende al passaggio. Occhio al freddo, la differenza tra esterno ed interno è notevole (Il tracciato dell’ex ferrovia che oggi è utilizzato come pista ciclabile entrò in servizio, come ferrovia, nel 1906 collegando, prima, Bergamo con San Pellegrino Terme, poi, dopo altri 20 anni, raggiungendo Piazza Brembana. La strada ferrata rimase in vita fino al 1966).

Poco prima di San Giovanni Bianco cambio sponda del Brembo, ora è alla mia destra e mi porta fino al Piazzale degli Alpini (supermercato Migross a sinistra), qui vado a destra in via Roma e sbuco sulla SS 470; giro a sinistra e dopo 200 metri ancora a sinistra per la Val Taleggio.

I primi tre chilometri scorrono via bene, la valle non sembra eccessivamente stretta e sembra non diventarlo ma poco prima dell’imbocco della galleria -Le Gole- (nomen omen) il panorama comincia a cambiare, le rocce si fanno d’appresso e il torrente Enna inizia a far sentire la sua voce.
Forse la galleria -Le Gole- potrebbe essere evitata con una straducola alla sua sinistra ma non l’ho verificato, l’assoluta mancanza di auto mi ha consentito di percorrere tutto il tunnel in totale solitudine.
Dopo la galleria e per due chilometri è emozione allo stato puro, le rocce sono così vicine che il sole fatica ad illuminare la strada; il senso di oppressione e schiacciamento è controbilanciato dalla consapevolezza che la natura può regalarci sorprese bellissime, è come percorrere una galleria senza volta con le pareti appena abbozzate.

Non ho ancora completamente assimilato lo stato di grazia che i due chilometri mi hanno regalato ed ecco, finalmente, la vera salita.
Con l’erta arriva anche il cambiamento di panorama: la strada si allarga e si scorgono le cime delle montagne con i boschi che le ricoprono. Sicuramente meno affascinante del tratto precedente ma pur sempre bello.
Giungo ad Olda e mi butto a capofitto in discesa, circa 2 chilometri, in direzione Gerosa/Brembilla.

La discesa finisce al ponte sull’Enna. E’ un ponte che mi riporta alla mente le opere dei genieri militari…è infatti un ponte Bailey (origine militare, prende il nome dall’ingegnere inglese Donald Bailey. Nella seconda guerra mondiale li usavano per sostituire i ponti distrutti) messo in opera per rimpiazzare il ponte originale distrutto da una frana il 19 marzo 2014.

Per alleggerire il manufatto il piano stradale è realizzato in maglia d’acciaio, ci guardo attraverso fino al greto del torrente e ne ricavo una sensazione “traballante”, ma sicuramente il ponte è solido.
Lascio il ponte a fluttuare tra sponda e sponda e ritrovo il solido e sicuro approdo della nuova salita che mi porta a Peghera; la strada sale e consente colpi d’occhio sulle Prealpi lombarde.

Con questo cartello capisco che la salita è finita e che lascio la Val Taleggio per entrare in Val Brembilla.
Scendo verso Gerosa e qui, al termine della discesa e prima di entrare nel paese, c’è una freschissima fontana che merita una sosta.

A Gerosa, grazioso paesino, accade una cosa strana alla faccia della tanto sbandierata legge che introduce il reato di propaganda fascista:
premessa – il comune di Gerosa dopo poco meno di 70 anni è confluito nel comune di Brembilla, insieme hanno preso il nome di Val Brembilla.
Ebbene in quasi sette decenni gli Amministratori di Gerosa e in tre anni gli Amministratori di Val Brembilla non hanno trovato il tempo e la voglia di notare che sull’edificio dell’acquedotto civico di Gerosa fa bella mostra di se un chiaro rimando all’era fascista (da notare che le sottolineature nere non sono opera mia ma presenti in originale!!!).

(certo che le vernici di una volta…)

Al contrario delle scritte che resistono alle intemperie l’asfalto della strada che da Gerosa porta a Blello è imbarazzante, forse gli stessi Amministratori che non hanno tempo per vedere quanto sopra non hanno notato, ovviamente, lo stato pietoso in cui versa la strada! NO devo contraddirmi hanno visto benissimo e hanno risolto il problema piantando un cartello che recita: “strada non collaudata”. Peccato che ci passano abitualmente anche auto e furgoni.
Da Blello è possibile ammirare il profilo del Castel Regina e i suoi 1424 metri.

Ora entro in Berbenno e poi discesa fino a Sant’Omobono Terme che saluto affrontando gli ultimi tre chilometri di salita con cui concludo la giornata.
Le valli percorse in ordine di viaggio sono: Vall’Imagna, Val Brembana, Val Taleggio, Val Brembilla ed ancora Vall’Imagna per un totale di 75 chilometri fatti con condizioni meteo eccellenti.

Mi raccomando tutti presenti alla prossima edizione della “Quattro Valli Bergamasche”.

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