Diari

In bici lungo il lago di Endine

In bici lungo il lago di Endine

Non sempre lo Spinone è un cane!
Potrebbe essere una ”quasiparticella” (fisica),
Potrebbe essere una spina molto grande (accrescitivo),
O, molto più semplicemente, un bel laghetto lombardo (lago di Endine)
.

Anche questo lago, come moltissimi altri, ha due nomi; in questo caso sono Endine o Spinone che sono anche due paesini posti rispettivamente uno a nord e l’altro a sud del bacino.

Il lago si incunea in una valle molto stretta tra montagne che sfiorano i 1400 metri. Fortunatamente l’ambiente naturale è ancora intatto tanto da ritenerlo zona di “rilevante interesse ambientale” e tutelando l’area come parco. Sulle rive si trovano canneti, zone di riproduzione per pesci ed uccelli ed infine anche spiaggette molto utilizzate dai turisti.

“L’esplorazione” odierna prende il via da un parcheggio vicino al cimitero di Nembro, giusto per dare sostanza al nuovo detto che recita: -chi è morto fa radici, chi è vivo va in bici.
Imbocco via Marconi e dopo aver scavalcato il fiume Serio giro a sinistra in direzione Albino e Pradalunga.
Dopo 3,5 km di strada poco appetitosa (scorre tra case o muri di vecchie fabbriche e il fiume non si scorge) arrivo all’incrocio dove giro a destra per Fiobbio e Abbazia.

Appena prima di svoltare mi accorgo che alla mia sinistra, oltre al ponte stradale che conduce ad Albino, c’è quello che sembra un antico ponte, ora adibito a pista ciclabile; mi creo un post-it mentale per ricordarmi di scattare qualche foto al ritorno.
Procedo per altri 4,5 km ed arrivo alla svolta a dx (segnalata dal cartello marrone turistico) che indica l’Abbazia Benedettina (da cui trae il nome la piccola frazione di Albino), sono pochi metri di deviazione e ne vale la pena.
(Le origini dell’abbazia cadono nella prima parte del 13° secolo).

Lascio l’Abbazia alle mie spalle e torno sulla SP39 dirigendomi verso Casale.
Timidamente i primi tratti ondulati, senza eccessivo traffico e con la visuale che comincia ad assumere i toni usuali delle montagne bergamasche, si fanno vivi e la giornata, anche se non bellissima (cielo velato) prende la forma e la piega desiderata.

Laggiù, in fondo, inizia la valle del Lujo.

Dalla vista che mi si presenta davanti deduco che sto iniziando a salire verso il Santuario del Colle Gallo. Grazie anche a qualche tornante la quota e la pendenza aumentano decisamente ma, per fortuna e malgrado si sia nel cuore dell’estate, la temperatura corporea non cresce grazie al fatto che la strada è tutta in ombra, questo piccolo privilegio mi aiuta a sopportare meglio quel “poco” di fatica necessaria ad arrivare alla vetta della salita che mi scorre, lentamente, sotto i pedali.

Quando vedo la gigantesca croce penso che il Santuario non deve essere troppo lontano…

…infatti esattamente 450 mt dopo eccolo;

il luogo è decisamente una “Patria dei ciclisti”.

E’ obbligatoria una sosta, vuoi per “santificarti” vuoi per rifocillarti; metto i piedi a terra e mi “santifico” (poco) e mi rifocillo (il giusto).
Noto che oggi non è giornata da ciclisti, nessun pedalatore oltre al sottoscritto, forse sono in corso ventiquattrore di sciopero.

Mi butto in discesa e dopo 8/9 tornanti arrivo a Gaverina e immediatamente mi ritorna alla memoria la vecchissima etichetta dell’acqua omonima (tornata in mente non perché io sia particolarmente munito di tanta memoria ma perché sicuramente munito di tanti anni).

Anche con la mente impegnata trovo giusto sottolineare come le chiese siano, quasi sempre, in posizioni dominanti e non solo urbanisticamente parlando.

Raggiungo Casazza e mi dirigo verso Monasterolo del Castello. I ruderi del castello sono poco prima del paese, a sinistra, ed ora la struttura, totalmente ristrutturata, serve per ristorazione ed eventi.
Non visito i ruderi ma vado sicuro verso il parco sul lago.
Ben tenuto e fruibilissimo consente una bella vista del lago dal lago.

Costeggio il lago fino a San Felice con i suoi viottoli caratteristici, percorro strade strettissime tra file di antiche case, nessuna automobile rovina il momento ed infine sbuco davanti alla chiesa di San Michele Arcangelo con la sua bellissima piazza che lambisce il lago.

Continuo “bordesando-bordesando” fino alla fine della frazione di Pura, al termine di queste poche case la strada, progressivamente si allontana dallo Spinone per poi congiungersi con la SS42 che unisce Lovere con il lago; giro a sinistra sulla statale poi subito a destra in una strada in leggera salita che porta a Ranzanico, il tentativo di raggiungere il paese fallisce perché sbaglio strada e dopo una discesa, non prevista dal -piano viaggio-, mi ritrovo sulla SS42 (trafficata). Vado a destra per Bergamo e poi devo chiedere in un bar dove e quando svoltare per riprendere la giusta via. Il gestore mi suggerisce di proseguire sulla Statale fino al bivio per Bianzano e Cene.

Seguo pedissequamente le indicazioni e giungo al bivio, inizia la salita e posso scattare qualche ultima foto del lago che sto lasciando.

Il paese che si vede a sinistra è Ranzanico, avrei voluto attraversarlo e invece lo immortalo dalla salita appena intrapresa.
Poco dopo Bianzano c’è il castello Suardi che potrebbe essere stato edificato nel lontano 1233 ma alcuni storici contestano la data senza suggerirne un’altra (come fanno oggi molti nostri politici…mi riferisco ai mancati suggerimenti).

Proseguo sulla SP40 che si prende anche il lusso di un paio di tornanti prima di spianare nei pressi di un ristorante sulla destra.
Ciao lago Spinone o Endine, piccolo, poco profondo, incassato tra i monti ma comunque affascinante soprattutto visto con il sole.

Ora discesa fino a Cene; ho appena preso velocità quando vedo non molto lontano un “collega” che mi precede, scende senza pedalare e questo mi consente, pedalando, di raggiungerlo.
Mi affianco per scambiare qualche chiacchiera e lui cosa fa?
Gli scatta il trip da competizione, comincia a pedalare come un matto ed in breve mi distacca, non contento lancia occhiate dietro per vedere se lo inseguo; no caro mio vai pure, la discesa la voglio assaporare fino in fondo, ciao e alla prossima!?

Finita la discesa entro in Cene e poi le ruote mi portano sulla strada per Albino dove ho appuntamento con un ponte antico.
Questa passerella in pietra è stata edificata nel XIV secolo secondo lo stile romanico. Durante gli anni le piene del Serio lo hanno danneggiato più e più volte, altrettante è stato ripristinato e irrobustito fino ai nostri giorni dove ha trovato collocazione ideale ospitando il passaggio della Ciclovia della valle Seriana.

Ripasso per la stessa insignificante strada dell’andata (il Serio ora è alla mia destra) entro in Pradalunga e scorgo, senza farci molto caso, una casa con la scritta -Pietre Coti-.
Immaginando una traduzione tipo Pietracotta non ci presto molta attenzione.
Solo tornando a casa e stimolato dal ricordo approfondisco: Pradalunga è famosa per la COTE che è una particolare pietra usata per affilare coltelli e altri oggetti taglienti.

Ho finito, ritrovo il parcheggio con l’auto e parto alla volta di casa. Sono stati circa 60 km molto diversi tra loro; il primo ed ultimo tratto senza attrattive poi la parte centrale con la salita al Santuario, la successiva discesa e il giro del lago mi hanno regalato la giusta soddisfazione. Infine le ultime salite per lasciare il lago Spinone mi hanno offerto, bontà loro, un certo affanno ed infine la lunga discesa verso Cene goduta come un dessert a fine pasto.
Con questo chiudo l’omaggio allo Spinone, quasi dimenticavo…oltre allo Spinone bisogna ricordare che il lago si trova in Val Cavallina!

Commenti

  1. Emilia Pezzotta ha detto:

    Peccato che non abbia aggiunto una fotografia della casa delle “Pietre coti”, in paese abbiamo anche un Laboratorio-Museo che racconta attraverso gli attrezzi e gli spazi, l’antica economia di questo piccolo paese della Valle.
    Naturalmente vi invito anche a percorrere i sentieri del monte Misma alcuni dei quali sono diventati dei classici per le MTB (in biblioteca c’è una cartina predisposta allo scopo).
    Buone pedalate :-)

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