Sta incontrando grandi resistenze in Francia la prevista riduzione dei limiti di velocità lungo le strade statali e provinciali a partire dal primo luglio.
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Lettere ai parlamentari e ad altri rappresentati istituzionali; campagne sui social; 2 milioni di firme per una petizione: raramente negli ultimi anni si era vista, nella Francia rurale, una tale organizzazione e proteste su così larga scala.
Quali sono le misure previste contro cui si protesta? La fine dei sussidi all’agricoltura? Un aumento delle tasse? No. Una cosa – a quanto sembra – molto più grave: la prevista riduzione dei limiti di velocità tipici sulle strade che collegano le migliaia di piccoli centri della Francia rurale, quelle che noi chiameremmo strade statali o provinciali.
Al momento le automobili sfrecciano al limite di 90 km/h, e anche di più, anche lungo strade strette senza alcuna separazione fra i due sensi di marcia. Il risultato? Migliaia di morti ogni anno, in scontri frontali fra auto durante sorpassi pericolosi; oppure per la perdita del controllo dell’auto, che porta a sbattere contro gli alberi che delimitano queste strade, spesso bellissime paesaggisticamente e dal grande potenziale cicloturistico.
Il primo ministro Edouard Philippe ha deciso di ridurre il limite di velocità a 80 km/h sulle strade a carreggiata singola. La previsione è che questo possa portare a 300-400 morti in meno, ogni anno, una riduzione del 10% sul totale delle morti in auto in un anno tipico.
Secondo alcuni sondaggi l’86% degli abitanti delle zone rurali (quelle maggiormente “colpite” dall’iniziativa) sono contrari. In ogni caso, la riduzione dei limiti dovrebbe essere operativa dal primo luglio, per un periodo di sperimentazione di due anni.
Questa notizia fa nascere alcune riflessioni.
I parenti delle vittime?
Ogni anno in Francia ci sono circa 4mila morti sulle strade, a cui vanno aggiunti decine di migliaia di feriti. Questo vuol dire che milioni di persone, negli ultimi anni, hanno visto parenti, amici o colleghi morire o rimanere feriti sulle strade. Dopo un’esperienza del genere, come si può essere contrari a misure che promettono di ridurre il numero di morti sulle strade?
Il discorso è valido ovviamente per tutti i paesi, non solo per la Francia, ma questo 86% di opposizione fa sorgere questa riflessione.
Il problema della leadership
Questa notizia è inoltre un perfetto esempio della necessità di una leadership coraggiosa, che vada oltre quello che vogliono le persone. Protestando contro questa misura, i francesi stanno effettivamente chiedendo al loro governo di mantenere un certo numero di morti all’anno, senza abbassarlo.
E la leadership spesso viene premiata, come abbiamo visto nel caso delle zone 30.
Proviamo a ribaltare la prospettiva: quando fra due anni il periodo di sperimentazione finirà, quanti saranno in favore di aumentare il numero di morti all’anno di 300-400 unità, in cambio solo dell’arrivare a destinazione qualche minuto prima?
Tutte riflessioni che possiamo applicare anche al nostro paese, ovviamente.
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