La notizia del “Ciclo Registro” presentato da ANCMA qualche giorno fa in occasione del Bici Academy di Riccione è stata salutata dai mass media come una “novità” utile per contrastare il fenomeno dei furti di bici. A rigor di logica un database online dove poter registrare gratuitamente la propria bici, richiedere e ottenere un certificato di proprietà digitale e dare la possibilità alle Forze dell’Ordine di verificare in tempo reale di chi è una bici “sospetta” può rappresentare un deterrente per il furto e la ricettazione. Ma quali implicazioni porta con sé questa iniziativa targata ANCMA (Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori) di Confindustria e quali scenari apre? Ho provato a fare l’avvocato del diavolo, ispirandomi alle osservazioni fatte dagli esperti del Registro Italiano Bici, realtà attiva dal 2006 per contrastare il fenomeno dei furti di bici, ampliandole anche ad altre questioni di natura tecnico-pratica, esplicitando tutti i dubbi che mi sono venuti in mente. Eccoli elencati qui di seguito.
Registrare online solo il numero di telaio scoraggia il furto di bici e aumenta le probabilità di ritrovarla se viene rubata?
Il numero di telaio non sempre identifica la bici ma spesso si riferisce solo al lotto di produzione: in mancanza di ulteriori elementi distintivi non è possibile identificare univocamente una bici rubata dal solo numero impresso sul telaio.
Perché il sito del Ciclo Registro è stato registrato da una società che fa mediazione assicurativa?
Consultando i dati di registrazione del dominio www.cicloregistro.it (al momento è online solo l’homepage con la scritta “coming soon”, ndr) si ricava che il sito è stato registrato il 10 gennaio 2019 dalla società B2C Innovation Srl che svolge mediazione assicurativa: la sensazione, in assenza di ulteriori riscontri, è che il portale sarà finalizzato a vendere polizze assicurative ai possessori di bici. Su questo punto l’ANCMA dovrebbe fare chiarezza.
Il Ciclo Registro funzionerà per tutte le bici presenti sul mercato italiano o solo per alcune?
A questa domanda ha parzialmente risposto Piero Nigrelli, direttore del settore Ciclo di ANCMA, intervistato dal portale Moto.it e ha espressamente detto che: “L’idea è quella di registrare solo mezzi con numero di telaio. Chi ha una bici senza numero di telaio o è molto vecchia o è una bici comprata al supermercato a 80 euro e allora non vale la pena registrarla. Non ha senso registrare una bicicletta di scarso valore (inferiore ai 400 euro, ndr) perché ha scarso valore registrare un mezzo sul quale non si può poi applicare una polizza contro il furto”. Dunque le bici da supermercato e/o quelle più economiche sarebbero escluse a priori dal Ciclo Registro, diventando paradossalmente più appetibili per i ladri di biciclette.
Il Ciclo Registro si propone come portale aggregatore di tutte le realtà già operanti nel settore: è tecnicamente possibile farlo?
Il Registro Italiano Bici – che conta oltre 600.000 utenti e relative bici possedute – è stato contattato ufficialmente dai promotori di Ciclo Registro ma si è preso una pausa di riflessione in vista di sviluppi futuri dell’iniziativa perché a loro dire “al momento manca la piena garanzia in merito alla riservatezza e ai dati sensibili degli utenti”. Per quanto riguarda gli altri registri online ci sono siti – come archiviobici.it, biciradar.com, bolognabikewatch.com – e decine di pagine Facebook locali che hanno già un loro sistema di schedatura e aggregare questa enorme mole di dati eterogenei in un unico portale appare un’impresa improba.
Costo di gestione del servizio: a quanto ammonterà e chi se ne farà carico?
Al momento non sono circolate cifre sul costo di gestione del Ciclo Registro targato ANCMA: in base alle analisi del Registro Italiano Bici sulle proposte avanzate negli anni passati (2012-2015) dalle varie forze politiche – poi rimaste lettera morta – un ipotetico registro bici istituzionale avrebbe un costo di gestione stimabile in oltre 100 milioni di euro all’anno. Chi se lo sobbarcherà?
L’iniziativa del Ciclo Registro, promossa da ANCMA, apre all’introduzione di altre forme di controllo sulle bici?
La registrazione gratuita della bici, apparentemente innocua, viene presentata come uno strumento a costo zero e come buon deterrente contro i furti. In realtà, come ha recentemente dichiarato Piero Nigrelli a Moto.it: “Il nostro obiettivo è quello di creare un sistema in cui i negozianti ci guadagnano perché vendono bici più costose e polizze assicurative, il cliente ci guadagna perché può permettersi finalmente di comprare la sua bici e di rendere visibile la proprietà. I costruttori ci guadagnano perché hanno una catena di rintracciabilità fino al cliente finale. In tutto questo circolo virtuoso l’unico che ci perde è il ladro”. Con i milioni di bici che circolano sulle strade italiane l’ipotesi che dopo la realizzazione del Ciclo Registro si vogliano introdurre altre forme di controllo come il bollo (ovvero la tassa di possesso) e la targa per le bici non appare del tutto campata in aria.
In che modo la componentistica delle biciclette potrà essere tutelata dal Ciclo Registro?
Un sistema che identifica la bici in base al numero di telaio che, come abbiamo visto, in certi casi non è univoco non garantisce la proprietà della bici in assenza di altri segni di riconoscimento: le ruote, il cambio, i pedali, il sellino, il manubrio e tutta la componentistica possono essere facilmente smontati da una bici registrata e rimontati su un telaio “vergine”, nuovo o di recupero, senza lasciare traccia. Peraltro l’introduzione di un Ciclo Registro per bici sopra un certo valore farebbe diventare giocoforza più appetibili i mezzi di scarso valore e/o la componentistica delle due ruote di alta gamma.
In caso di furto come faranno le Forze dell’Ordine ad accedere al portale in tempo reale per verificare se una bici risulta rubata?
La questione della sicurezza è fondamentale: lo è anche l’accesso ai dati del Ciclo Registro. Come faranno materialmente gli agenti che dovessero trovare una bici sospetta a verificare se si tratta o meno di una bici rubata: accedendo al portale con login e password? Generate e assegnate da chi? Con quale grado di sicurezza? Chi vigilerà su eventuali accessi abusivi? E se il numero di telaio risulta illeggibile o a quel numero corrispondono più bici che si fa?
Questa lunga lista di dubbi potrebbe sembrare un esercizio di stile, ma in realtà mette nero su bianco alcune questioni di primaria importanza: i furti di bici rappresentano una piaga che va combattuta innanzitutto con una protezione attiva – legare bene la bici, con un antifurto adeguato e a strutture solide – e pensare di debellarli grazie a un sistema online basato sul numero di telaio appare francamente davvero molto, molto riduttivo.
Faccio, inoltre, presente che questo “cicloregistro” vale solo per E-Bikes.
E’ una grande scatola cinese, riassunto, il Cicloregistro esiste solo e soltanto per rimandarvi verso l’assicuratore Simplesurance, uno dei pochi a proporre assicurazioni “pure” per biciclette (senza il pacchetto che propongono altre compagnie) che includono il furto del mezzo stesso; ma basta una visita sul sito più accreditato per ottenere recensioni reali, ovvero Trustpilot, per rendersi conto della mole di pratiche non liquidate e delle modalità subdole utilizzate dagli stessi per sfiancare gli assicurati. Mi domando come sia possibile che non ci sia un’indagine in corso da parte dell’organo preposto a vigilare sulle compagnie operanti sul territorio nazionale e come sia possibile che la stessa Simplesurance abbia Allianz alle spalle.