Chi ha inventato il cambio per bici? La storia di Enea Armeni di Piediluco

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Riceviamo dal nostro lettore Alberto Carotti e volentieri pubblichiamo

SENZA NULLA TOGLIERE A TULLIO CAMPAGNOLO

Ci sono uomini a cui la storia sembra non abbia reso abbastanza giustizia e poi il resto lo fanno i posteri che, non solo per colpa loro, ne ignorano i meriti e non sanno che certe invenzioni sono il frutto della genialità e della passione, oltre che del duro lavoro di qualche loro concittadino che ha dato alla loro città un lustro che l’oblio ha reso un po’ opaco.

Poi c’è chi cerca di rimediare e organizza qualche memorial o manifestazione di vario genere o magari dedica vie, piazze, giardini pubblici per riportare alla visibilità che meritano, certi inventori, i quali, con la loro creatività, hanno realizzato cose che i piccoli gesti quotidiani, ripetitivi e abituali, ce le fanno dare per scontate.

Così, ad esempio, capita di leggere un articolo che la Proloco di Piediluco (Terni) dedica, sul suo sito, ad Enea Armeni e si scopre che è stato un inventore geniale di quelli che non ti saresti mai aspettato e che ti senti orgoglioso di avere come concittadino, sia pure d’altri tempi.

Sono gli anni ’20 del ‘900 quando Piediluco, piccolo paesino sull’omonimo lago, che per anni era vissuto di pesca e di agricoltura, si arrende al richiamo della grande industria della vicina città dell’acciaio, Terni. Vicina si fa per dire perché dopo 10 ore di lavoro massacrante risalire lungo la statale per 13 chilometri di curve non asfaltate – così fino agli anni ’50 – non era di certo una passeggiata, con quelle biciclette pesantissime, da cui, nel migliore dei casi, ci si poteva agganciare al torpedone di passaggio e lasciarsi così trascinare per alcuni tratti di salita.

Un gancio per lasciarsi trasportare lungo l’arrampicata era il massimo che l’ingegno di quei ciclisti operai era riuscito a sfornare per alleviare la fatica dopo il turno di lavoro, prima che Enea Armeni inventasse qualcosa di Straordinario – il cambio di velocità. Si pensa subito al vicentino Tullio Campagnolo, quando si parla di cambio, ma la verità è che due anni prima di lui fu proprio Enea ad ottenere il riconoscimento del brevetto dal ministero dell’economia nazionale e a dirlo sono i documenti ufficiali.

Brevetto di Enea Armeni

Brevetto di Tullio Campagnolo

Meglio di qualsiasi altra cosa, però, è l’amore di una figlia verso suo padre, morto nel 1983, a dare testimonianza dell’eccezionale invenzione di un uomo “positivo” come lo definisce lei, che oltre ad essere un instancabile lavoratore è stato un grande imprenditore che non ha mai cercato gloria né riconoscimenti speciali per i suoi meriti.

E così ci racconta Maria Armeni:
“La prima bicicletta la costruì artigianalmente con i pezzi rimediati da un falegname che aveva l’officina sotto casa sua, poi divenne un corridore amatoriale e proprio lungo le strade bianche e in particolare nelle salite da Terni a Marmore che erano particolarmente aspre e faticose cominciò a pensare a questa invenzione”.

“Aveva fatto delle gare ciclistiche amatoriali durante le quali sperimentò le asperità del terreno, delle salite, delle strade bianche. Mio nonno era il titolare di un’officina meccanica con annessa una fonderia dove mio padre costruì il cambio a partire dallo stampo su cui fece la colata e dopo averlo montato sulla sua bicicletta, lo provò per verificarne il funzionamento.

Visti i risultati positivi, nel 1928, decise di inoltrare al ministero la domanda per il riconoscimento del suo brevetto che arrivò nel 1930. Non so perché non gli siano poi stati riconosciuti i diritti come a Tullio Campagnolo, sta di fatto che poi mio padre si dedicò ad altro, in quanto imprenditore, ha lavorato molto, era una persona positiva.”

Senza nulla togliere a Tullio Campagnolo, ho voluto riportare questa storia per far conoscere i meriti del mio illustre concittadino Enea Armeni

LETTERA DI PRESENTAZIONE
Rilasciate l’8 Marzo 1930

ENEA ARMENI
PIEDILUCO (Terni)

CAMBIO DI VELOCITÀ PER BICICLETTE
La presente invenzione ha per oggetto un cambio di velocità per le biciclette da corsa. Esso si ottiene per mezzo di due rapporti laterali a destra ed a sinistra della macchina, che azionano uno per volta. Le sue caratteristiche consistono in ciò: il ciclista, senza- scendere dal – sellino per voltare la ruota o cambiare pignone, può ottenere il cambio immediato di velocità mediante il semplice spostamento di una leva.

Le velocità sono due: una per le salite; l’altra per il piano, per modo che, applicato il nuovo cambio a biciclette da corsa, il ciclista può ottenere una massima velocità senza alcuna perdita di tempo. Il disegno allegato alla domanda rappresenta il cambio visto dall’alto; il n. 1 raffigura la scatola del movimento centrale con il piano ed una scanalatura nella quale scorre la forcella n. 2, tenuta dai bulloni A e B. Le dette forcelle di cambio sono munite di rulli a C per attutire l’attrito nel momento del cambio, esse entrano in apposite scanalature situate nella parte interna dei blocchetti 5 o 9, muniti di bronzine B ed aventi corrispondente dentatura delle pedivelle un. 7 e 10.

Le pedivelle sono montate sul perno n. 4 mediante chiavette ed i blocchi scorrono su di esso. I rapporti n. 6 sono montabili per Mezzo della vite A sui blocchetti dì attacco. L’innesto delle marce, da una all’altra, viene trasmesso mediante la leva n. 3, situata sul tubo anteriore che congiunge il movimento centrale e lo sterzo, scorrendo entro la guida n. 8, munita di denti di arresto delle marce, nei quali si arresta il perno A, richiamato da una molla situata nella maniglia. La leva a. 3, nel basso, viene a collegarsi, per mezzo di una vite C con la forcella n. 2. I rapporti n. 6 mettono sa azione i pignoni della ruota posteriore per mezzo delle due catene.

Ciascun pignone ha uno sviluppo diverso dall’altro, avendo uno per volta la sua fase attiva.

RIVENDICAZIONI
1. Il cambio di velocità è caratterizzato da due rapporti laterali, trasmittenti il movimento, uno per volta, alla ruota, mediante catene.
2. Il cambio di velocità, come alla rivendicazione 1, è ottenuto mediante la formazione speciale dei denti delle pedivelle e dei blocchetti di attacco.
Allegati i disegni (2 fogli).

Commenti

  1. Avatar zqogvdmvpr ha detto:

    Chi ha inventato il cambio per bici? La storia di Enea Armeni di Piediluco – Bikeitalia.it
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