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Omar Di Felice: “Dopo la conquista del Deserto del Gobi sogno l’Antartide”

Omar Di Felice: “Dopo la conquista del Deserto del Gobi sogno l’Antartide”

In totale 2.271: questo è il numero di chilometri che Omar Di Felice ha pedalato in Mongolia per attraversare il Deserto del Gobi in inverno in bicicletta, un’impresa mai tentata prima in questa stagione e realizzata in un momento storico di grande incertezza per la pandemia da Coronavirus che si sta diffondendo in tutto il mondo.

Omar, nonostante i contrattempi prima della partenza e le peripezie affrontate lungo il percorso, è riuscito nella sua impresa e al momento si trova ancora ad Ulan Bator, la capitale della Mongolia: tutti i voli sono bloccati e bisogna capire se e quando sarà possibile prendere un aereo per tornare a casa.

Domenica 29 marzo sul canale Instagram di Shimano Italy, il campione di ultracycling ha risposto in diretta alle domande di chi ha seguito il suo viaggio nel deserto attraverso i social e ha raccontato i dettagli di quella che appare come “un’avventura che ha i tratti dell’epica classica”, questa l’espressione utilizzata da Marco Cittadini per presentarlo nel corso della Shimano Live Talks Stories.

Omar Di Felice nel Deserto del Gobi (foto via Facebook)

La connessione non è molto stabile, ma il racconto di Omar non conosce pause: sono stati giorni estremi, da solo in mezzo al deserto, al freddo, tra tempeste di sabbia e fiumi ghiacciati. Ora è in una stanza d’albergo, l’avventura si è conclusa da poco e lui può concedersi un meritato riposo. Ma la mente è ancora là, nel Deserto del Gobi che lui ha conquistato in sella alla sua bici ma da cui è rimasto in qualche modo rapito e affascinato.

Omar Di Felice in bici nel Deserto del Gobi (foto via Facebook)

“Trovarsi a -20 gradi in mezzo a una bufera di sabbia è qualcosa a cui l’uomo moderno non è più abituato. Il concetto stesso di inverno, grazie all’abbigliamento tecnico e al riscaldamento, non sappiamo più che cosa sia: ho fatto questa esperienza anche come ricerca interiore dei miei limiti”. D’altra parte il freddo rappresenta per Omar il leit motiv delle sue pedalate estreme: l’Islanda in inverno, la traversata dell’Artico…

https://www.facebook.com/omar.difelice/videos/632110550971003/

Da Bikeitalia chiediamo a lui – l’uomo del freddo – che cosa ne pensa dello scioglimento dei ghiacci e qual è il suo prossimo sogno da pedalare: “Non sono uno scienziato ma mi rendo conto che il riscaldamento globale è un problema. L’Antartide è uno dei miei sogni: è il deserto bianco più esteso ed estremo del mondo. La bicicletta è il mezzo con cui riesco a guardarmi dentro e a raggiungere i miei obiettivi”.

Il Deserto del Gobi (foto di Omar Di Felice via Facebook)

Gli chiediamo via chat anche quando pensa di rientrare: “La situazione mondiale è complessa, gli aerei non ci sono, al momento sono qui a Ulan Bator: dovrò aspettare”. In questi giorni in Mongolia, però, Omar si è immerso in una realtà che non conosceva e da cui è rimasto molto colpito: “Sono arrivato qui a digiuno di quello che avrei trovato: le prime due giornate mi sono dovuto adattare psicologicamente, queste avventure sviluppano il senso di adattamento. In realtà devi essere tu ad andare lì e vedere che cos’è il Deserto del Gobi in inverno”.

Omar Di Felice, bici e tenda nel Deserto del Gobi (foto via Facebook)

Le belle immagini e i video che abbiamo visto sui canali sociale di Omar Di Felice nel corso della sua impresa comunicano la sterminata vastità dei luoghi attraversati, in una dimensione quasi spaziale: “Il paesaggio cambia in maniera incredibile: da Marte, alla Luna, a Venere…”, dice via webcam fissando lo schermo ma negli occhi ha ancora il “suo” Deserto del Gobi, quello che ha attraversato in sella a una bici gravel hardtail senza ammortizzazione disegnando la strada con i suoi copertoni chiodati pedalando tra yak, antilopi, stambecchi e cammelli.

La bici gravel Jena di Wilier Tristina montata Shimano GRX in assetto da viaggio bikepacking utilizzata da Omar Di Felice per attraversare il Deserto del Gobi (foto via Facebook)

“Il telaio che ho utilizzato è quello Jena di Wilier Triestina, che da due anni mi accompagna nelle mie avventure. Questa bici l’ho allestita con il gruppo Shimano GRX, pensato per il gravel: ho scelto un setup meccanico, perché stando da solo in mezzo al deserto non ci sarebbe stato modo di intervenire in autonomia sull’elettronica. Ad ogni modo la componentistica studiata per l’offroad mi ha dato un comfort maggiore rispetto a quello che avrei avuto con un gruppo stradale come l’Ultegra: le piste nel deserto non sono lisce ma è tutto fuoristrada, il cambio è stato molto sollecitato, in un continuo sobbalzo, ma non ho avuto problemi meccanici”.

La tenda Ferrino High Lab utilizzata da Omar Di Felice (foto via Facebook)

Gli spettatori della diretta Instagram fanno alcune domande tecniche e Omar cerca di rispondere a tutti: “Come tenda ho usato una Ferrino High Lab molto isolante e un po’ più grande di una monoposto, per avere più spazio e poterci mettere dentro tutte le cose che portavo”. Omar ha scelto le gomme chiodate, per pedalare sul ghiaccio, con camera d’aria e non tubeless perché alle temperature estreme del Deserto del Gobi il liquido sigillante si sarebbe potuto vetrificare. Per tutti i dispositivi tecnologici con batterie da ricaricare la possibilità di ricarica era ogni 48 ore, ma grazie ad alcuni powerbank molto capienti e a un utilizzo intelligente, in modalità risparmio energia dei device, Omar ha potuto documentare tutto il suo viaggio.

La pianificazione del viaggio con cartina e strumenti tecnologici (foto via Facebook)

La cosa che è rimasta più impressa a Omar Di Felice è stata la straordinaria accoglienza della popolazione locale: “Persone sconosciute che mi hanno aperto la loro casa: la grande ospitalità del popolo mongolo mi ha colpito, è una cosa a cui noi non siamo abituati”.

Il gruppo Shimano GRX per il gravel montato sulla bici di Omar Di Felice (foto via Facebook)

Omar durante il viaggio ha tenuto pulita la catena e la trasmissione, per evitare che la sabbia e lo sporco potessero rendere la pedalata meno fluida, ma i segni del Deserto del Gobi sono ben visibili sulla bici ricoperta di sabbia: “Vorrei metterla in bacheca e lasciarla così, senza lavarla: la bicicletta per me è una questione di cuore”, confessa alla fine della diretta sul canale Instagram Shimano Italy.

L’arrivo di Omar Di Felice a Ulan Bator, dopo la traversata del Deserto del Gobi in bicicletta (foto via Facebook)

Dopo aver realizzato questa impresa nuove sfide attendono Omar Di Felice: speriamo che possa rientrare presto in Italia e che un domani non troppo lontano sia possibile tornare tutti quanti a pedalare in libertà, sognando nuove mète da raggiungere in bicicletta.

[Tutte le foto a corredo di questo articolo sono state pubblicate sulla pagina Facebook di Omar Di Felice nel corso della sua impresa in bicicletta]

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