Le principali città italiane si stanno preparando alla Fase 2 e sul fronte della mobilità – dopo Milano e Roma – anche Napoli ha annunciato un nuovo corso all’insegna delle due ruote con più spazio per le bici: i trasporti non saranno più gli stessi e bisogna non farsi trovare impreparati, per evitare di ripiombare nel traffico motorizzato e nell’inquinamento che caratterizzava buona parte della mobilità del passato.
Questo netto cambio di passo pro-bici lo ha ribadito il sindaco Luigi De Magistris che è intervenuto ai microfoni di Radio24: “Sul tema dei trasporti dobbiamo aspettare le indicazioni del Governo su quali saranno i limiti ma noi intanto ci stiamo organizzando per fare corse con un minor numero di passeggeri, con mascherine obbligatorie, ma stiamo anche lavorando per organizzare una mobilità alternativa con meno macchine e in cui punteremo molto sulle bici, come già abbiamo fatto in questi anni ma lo faremo ancora di più”.
Sulla ciclabilità, dunque, ma anche sulla pedonalità visto che le persone dovranno avere più spazio per mantenere la necessaria distanza fisica come misura anticontagio: il primo cittadino di Napoli ha sottolineato che le pedonalizzazioni possono essere utili anche “per poter far utilizzare più suolo pubblico alle attività economiche e commerciali e soprattutto per la ristorazione. Noi siamo una città che in questi anni ha puntato molto sulla natura, sulla cultura, sul turismo e sugli spazi pubblici e accelereremo ancora di più”.
D’altra parte la bici rappresenta il mezzo di trasporto più utile per questa Fase 2, come ribadisce il presidente del Tavolo per la mobilità ciclabile del Comune di Napoli Luca Simeone in una videointervista rilasciata all’Agenzia Dire:
La Fase 2 della mobilità di Napoli poggia, secondo Simeone, su tre punti-chiave: “Al primo posto c’è l’infrastruttura: in tempi brevi e a costi sostenibili si potranno realizzare delle piste ciclabili di emergenza che avranno segnaletica orizzontale e verticale gialla coperta da un cordolo di gomma che viene installato in pochissime ore”.
“Il secondo intervento – continua Simeone – è sui servizi: c’è un bando aperto per il bike sharing, mi auguro ci siano delle domande che mettono in campo un numero di mezzi, parliamo di circa seimila, adeguato alla sfida. Se ci fosse la necessità di integrare questa offerta credo che possa fare la sua parte anche Anm”.
“Il terzo elemento – conclude Simeone – è quello culturale: il messaggio da lanciare è che se vogliamo ripartire con il piede giusto la bicicletta è fondamentale. Per spingere le persone in questa direzione possiamo immaginare incentivi economici all’acquisto, magari, della bici a pedalata assistita che è perfetta per la nostra città, anche con l’aiuto dell’intermodalità. Un altro incentivo è quello dei buoni mobilità con le aziende che premiano quei dipendenti che vanno a lavoro in bicicletta”.
E proprio su questo tema nel pomeriggio di martedì 21 aprile si è tenuto un ampio dibattito online coordinato da Luca Simeone con oltre 100 partecipanti tra addetti ai lavori e rappresentanti della società civile e i cui risultati si vedranno nei prossimi giorni.
Tra le città che hanno già manifestato interesse e fatto annunci per portare avanti l’idea di una Rete di Mobilità di Emergenza c’è, al momento, una grande assente: si tratta di Bologna, una defezione importante e per certi versi sorprendente, perché avrebbe una buona base da cui partire (avendo già una Tangenziale delle Biciclette e una massa critica di persone che utilizza la bici per i propri spostamenti quotidiani), oltreché un biciplan pronto ma chiuso in un cassetto, come ha sottolineato Paolo Pinzuti, editore di Bikeitalia.it e Ceo di Bikenomist, commentando la notizia di Napoli:
Speriamo che anche Bologna si decida ad abbracciare convintamente il nuovo corso della mobilità nella Fase 2 che – ormai è chiaro – si candida a diventare sempre più una “Fase 2 ruote a pedali” per decongestionare le città dal traffico motorizzato.
I commenti che non rispettano queste linee guida potranno non essere pubblicati