Il 23 giugno 1920 nasceva a Milano l’Associazione Nazionale Ciclo Motociclo e Accessori, che oggi compie 100 anni: un anniversario che cade in un periodo molto particolare per il settore del ciclo in Italia, con i negozi di bici presi d’assalto dopo il periodo di lock down per la pandemia e un’attenzione sempre maggiore per le due ruote anche da parte del legislatore.
Il compelanno è tempo di bilanci e ANCMA (associazione di categoria partita un secolo fa con una trentina di associati, oggi ne conta 159, ndr) offre rappresentanza a un comparto che fattura circa 5,5 miliardi di euro e impiega più di 20 mila dipendenti diretti, che con l’indotto e la rete commerciale salgano a oltre 60 mila addetti.
Il presidente di ANCMA Paolo Magri ha scritto proprio oggi alle consociate sottolineando “l’attualità dei valori della rappresentanza e dell’associazionismo, soprattutto in un momento così difficile e di fronte alle sfide che attendono l’intera industria della mobilità”.
“Volgendosi indietro – si legge ancora nella missiva – la storia ci insegna che al termine delle prove più dure che ha affrontato il nostro Paese, il ritorno alla normalità è in qualche misura passato sempre attraverso il protagonismo dell’industria che ANCMA rappresenta”.
In particolare il comparto della bici – anche grazie al bonus del governo, ma non solo – sta registrando in Italia numeri davvero importanti e molti negozi hanno già esaurito le scorte: per molti marchi e modelli di bici le prossime consegne ci saranno dopo l’estate, a settembre. La speranza è che, con la ripresa delle attività a pieno regime e l’apertura delle scuole, sempre più persone scelgano la bicicletta come mezzo di trasporto quotidiano.
Dal punto di vista della produzione l’Italia occupa saldamente la prima posizione in Europa con 2,5 milioni di biciclette che escono ogni anno dagli stabilimenti presenti sul territorio nazionale.
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