Mobilità

Torino | Mobilità post-Covid: la lenta trasformazione della città dell’auto

Torino | Mobilità post-Covid: la lenta trasformazione della città dell’auto

Se qualcuno nel post lockdown si aspettava una rivoluzione della mobilità a Torino, sarà rimasto deluso. I cambiamenti culturali – soprattutto in quella che storicamente, e culturalmente, è stata la “città dell’auto” – non avvengono in tempi rapidi.

Ma qualcosa si sta muovendo, non una rivoluzione dal giorno alla notte, ma una lenta trasformazione, incompleta e a “macchia di leopardo” a sentire chi si muove in bici sulle strade e la cui percezione varia da quartiere a quartiere.

Partiamo dai numeri. I ciclisti sono aumentati: lo si vede facilmente sulle strade ed è confermato dall’attività di monitoraggio che il Comune di Torino, in collaborazione con 5T Srl, ha avviato con una rete di sensori, posizionati sotto il manto stradale e in grado di rilevare il numero di biciclette transitanti.

Ad oggi sono 6 le stazioni di misurazione: Lungo Dora Siena, Corso Francia Nord, Corso Francia Sud, Corso Castelfidardo, Via Bertola, Via Nizza (da ottobre 2019) e mostrano un aumento che va dal 4% di corso Francia Sud al 26% del lato di corso Francia Nord e il 24% di via Bertola. Via Nizza lo scorso luglio non era ancora presente, ma mostra numeri interessanti, con picchi di 2.000 passaggi giornalieri.

Gli interventi a favore della mobilità post lockdown di Torino sono stati annunciati dalla Sindaca Chiara Appendino il 29 aprile, in ritardo rispetto, non solo al resto d’Europa, ma anche rispetto alle altre città italiane, con un primo invito a “lasciare spazio” sui mezzi pubblici, scegliendo la mobilità attiva per spostarsi durante la Fase 2 con il contingentamento dell’accesso al TPL, e l’annuncio della graduale creazione di assi per la mobilità ciclistica e micromobilità lungo tutti i controviali cittadini con la limitazione della velocità a 20km/h. L’inizio dei lavori, da inizio maggio, sarebbe partito dai 4 km di Corso Francia per poi proseguire per tutti gli 40 km di controviali (80 km in totale per la doppia direzione) fino all’autunno.

I controviali a priorità ciclabile sono una delle proposte che le associazioni della mobilità sostenibile della città chiedono da anni, basti pensare che è stata una delle proposte del “Bike Pride 2012” e una delle prime richieste della Consulta della mobilità ciclistica e della moderazione del traffico, istituita nel 2017, rilanciata proprio durante il lockdown con un comunicato stampa in cui si chiedeva non solo la limitazione della velocità con segnaletica orizzontale e verticale, ma anche con arredi urbani per limitare l’accesso ai veicoli a motore solo per la svolta, il posteggio e l’accesso alle abitazioni e con limite di velocità massimo a 20 km/h.

“La bicicletta non è e non sarà per tutti – ricordava la Consulta già il 7 aprile – Ma per molti sì. Ricordiamo (dati Istat) che la media degli spostamenti a Torino è di circa 3 km, il 42% dei quali è percorso in auto, il 29% con bus, metro e tram: dare la possibilità di effettuare gli spostamenti in sicurezza a piedi, in bici, con e-bike e in monopattino significa lavorare a beneficio della collettività ed evitare di spostare chi prima usava i mezzi pubblici all’uso dell’auto privata”.

Ad oggi, i controviali a 20 km/h sono molto meno degli 80 km preventivati, per l’esattezza sono stati realizzati i 4 km di corso Francia (8 km in totale per le due direzioni) e 3 km di corso Vittorio Emanuele II (6 km in totale).

Se i tempi di realizzazione sono ben lontani da quelli promessi, gli interventi su questi due importanti corsi hanno visto la nascita – non senza polemiche – delle prime “case avanzate” e corsie ciclabili della città e un primo cartello che spiega come utilizzarle.

Nelle ultime settimane sono stati realizzati però alcuni utili interventi – in programma già prima del lockdown – per collegare ciclabili esistenti, come l’attraversamento di piazza Statuto, quello di piazza Rivoli, ed è finalmente giunta a conclusione la ciclabile di via Nizza, da corso Vittorio Emanuele II, dalla stazione ferroviaria di Porta Nuova, a Piazza Carducci, accompagnata dalle prevedibili ondate di polemiche, con il culmine poco prima dell’estate di una pizzeria che con grande stupore ha piazzato i tavolini del suo déhors direttamente sulla nuova pista.

Malasosta sulla ciclabile di Via Nizza (Torino)

È una ciclabile perfetta? No, non lo è: ha alcuni tratti stretti e altri non protetti in cui quotidianamente ci sono auto in malasosta, ma offre soprattutto dal lato stazione una via veloce e sicura per chi si muove in bici e i numeri sopra citati lo sostengono.

Accanto alle nuove infrastrutture ciclabili, sono state predisposte 11 nuove pedonalizzazioni, alcune vie nella loro totalità o altre solo per uno o più tratti. La cosa interessante è che molte di queste pedonalizzazioni sono state sostenute direttamente dai cittadini e dalle associazioni dei commercianti, “permettendo la sperimentazione di soluzioni che agevolino un più ampio utilizzo degli spazi pubblici in condizioni di sicurezza e tutela della salute”, come ha spiegato l’assessora alla Mobilità, Maria Lapietra.

Sono state inoltre un centinaio le scuole torinesi che hanno chiesto di eliminare le auto davanti agli ingressi: tra queste la Bay di via Principe Tommaso e la Manzoni di corso Marconi del quartiere San Salvario che hanno iniziato una positiva sperimentazione proprio con il rientro a scuola.

https://www.facebook.com/diego.vezza.9/posts/10160059568253368

Il problema delle scuole è non solo di traffico e sicurezza, ma anche di qualità dell’aria.

Secondo la campagna “Che aria tira” del Comitato Torino Respira il 99% delle 120 scuole analizzate presenta una concentrazione di biossido di azoto superiore ai valori raccomandati dall’OMS. Per questo l’associazione Bike Pride Fiab Torino, insieme al comitato della provincia di Torino di Unicef e Torino Respira sta rilanciando per venerdì 25 settembre il Bike to school, invitando i genitori a organizzare pedalate in piccoli gruppi, condividendo foto e video.

Torino è tra le città più inquinate d’Europa e gli interventi per ridurre l’uso del traffico privato sono ancora deboli.

“Dalla settimana del 24 febbraio, dopo la chiusura delle scuole, a quella del 1 giugno dopo l’inizio della Fase 3 i livelli di NO2 del 2020 sono stati in media del 38% più bassi di quelli dei cinque anni precedenti, mentre per il PM10 la differenza è stata del 19%. Si tratta di differenze importanti, quasi tutte dovute alla diminuzione degli spostamenti ed alla riduzione delle emissioni da traffico, visto che nel periodo i riscaldamenti erano per lo più spenti”, commenta Roberto Mezzalama di Torino Respira.

Ma già a partire dalla fase 3 i benefici della riduzione del traffico sono stati praticamente annullati e la riapertura della ZTL, e un nuovo progetto che tarda ad arrivare, non stanno andando nella direzione di ridurre gli inquinanti nell’aria.

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