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Cicliste afghane nel mirino dei Talebani

Le cicliste afghane sono in pericolo: da quando, il 15 agosto 2021, i Talebani hanno ripreso il controllo del Paese e della capitale Kabul le donne in bicicletta non sono più al sicuro e temono per la loro stessa vita. L’appello internazionale è stato lanciato dall’attivista americana Shannon Galpin, che fin dal 2008 aveva lavorato per promuovere l’emancipazione femminile in Afghanistan attraverso la bicicletta sostenendo la creazione della squadra nazionale di ciclismo femminile dal 2013.

La favola delle cicliste afghane

Un impegno encomiabile – di cui su Bikeitalia avevamo scritto – e che oggi torna tristemente di attualità. Come riporta il sito Bicycling, Galpin è rimasta in contatto con un “gran numero” di donne con cui ha lavorato in questi anni, e lei dice che tutte le cicliste e le altre atlete con cui ha comunicato durante questa crisi stanno cercando di evacuare il prima possibile, molte con la famiglia al seguito: “Sanno che sono nel mirino dei Talebani. Alcune si nascondono e sono sotto minaccia imminente. Tutte chiedono l’evacuazione immediata”.

Cicliste afghane in allenamento
Cicliste afghane durante un allenamento (foto di repertorio)

I rastrellamenti casa per casa

In un accorato post su Instagram, Galpin riporta la notizia che a Kabul i Talebani vanno casa per casa alla ricerca di persone da arrestare:

“Sì, l’aeroporto è diventato molto pericoloso, solo il rumore degli spari. Le persone non si muovono in aeroporto. E i Talebani controllano ogni 10 metri. Non so come raggiungere l’aereo. Mi sono nascosta in casa del mio amico. E ho bruciato tutti gli accessori e i vestiti della mia bicicletta”, si legge nel messaggio che apre il post e riporta la testimonianza di una ciclista in fuga.

Cancellare il passato per salvarsi la vita

Per salvarsi molte donne stanno bruciando anche qualcosa di più della loro attrezzatura da bici. Stanno bruciando diplomi – le stesse università bruciano persino i registri – qualsiasi prova che possa andare contro le credenze misogine dei talebani. Quando lo faranno, si spera, inizieranno a ricostruire le loro vite, non avranno alcuna prova fisica della loro vita passata.

“Quello che vedo sono le donne afghane che bruciano letteralmente il loro futuro”, ha detto Galpin a Bicycling. “E sono disposte a bruciarlo, perché questo le manterrà in vita”. Tutte le atlete in Afghanistan sono ora possibili bersagli di ritorsioni da parte dei Talebani perché rappresentano un simbolo di emancipazione e libertà contrario alle rigide norme che discriminano la donna e le impediscono di praticare uno sport, andare a scuola o lavorare.

Un aiuto concreto

Shannon Galpin ha istituito una raccolta fondi per aiutare le cicliste afghane a lasciare il Paese e continuare la loro attività al sicuro altrove; inoltre nell’opinione pubblica mondiale sta crescendo il fronte di chi promuove attivamente le richieste ai governi per accettare i rifugiati afghani e attivarsi per creare corridoi umanitari e salvarli dalla rappresaglia dei Talebani.

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