La ciclabile di Corso Buenos Aires a Milano è stata il pomo della discordia degli ultimi due anni di politiche dello spazio pubblico a Milano: l’associazione di categoria dei commercianti, Confcommercio, si è stracciata le vesti sostenendo che la ciclabile sarebbe stata la pietra tombale della floridità economica della più lunga via dello shopping d’Europa.
A cogliere al volo l’occasione della polemica è stata quindi la compagine di centrodestra che ha condotto una campagna elettorale di demonizzazione della ciclabile con una raccolta firme che non ha sottoscritto nessuno e folkloristiche fotografie dei candidati intenti a prendere a martellate il cordolo della ciclabile.
Le elezioni sono andate come sappiamo e “la ciclabile dello scandalo” è ancora lì: il commercio su Corso Buenos Aires non solo non è morto, ma sta letteralmente esplodendo e nei prossimi mesi sono attese aperture di nuove attività commerciali di marchi importanti come Nike, Decathlon, Esselunga e, come se non bastasse, un nuovo hotel a quattro stelle.
Merito della ciclabile?
Sostenere che il rilancio del commercio su Corso Buenos Aires sia merito della ciclabile non sarebbe assolutamente corretto, soprattutto perché l’Italia in questo momento nel proprio complesso sta vivendo un periodo di crescita economica senza precedenti negli ultimi decenni. Tuttavia occorre notare che succede con una certa frequenza che, ogni volta in cui si toglie spazio alle auto, il commercio è il primo a beneficiarne. Senza citare i casi internazionali (se volete, li trovate qui: 11 motivi per cui i commercianti dovrebbero chiedere più parcheggi bici), è successo quando hanno pedonalizzato corso Vittorio Emanuele, poi con via Dante, poi ancora con via Paolo Sarpi. Strana coincidenza, vero?
Ma a noi che non siamo commercianti della zona, questioni come lo scontrino medio e il numero dei clienti interessa fino a un certo punto. Quello che ci interessa è la possibilità di potersi spostare in giro per la città senza rimanere imbottigliati nel traffico ed è proprio rispetto a questo tema che arrivano i risultati più interessanti: le telecamere installate hanno evidenziato come, nel mese di novembre appena trascorso, su Baires sono transitate una media di 6.300 biciclette ogni giorno [Fonte], ovvero il 20% del totale dei veicoli, un dato che lascia presagire che con l’arrivo della bella stagione questo numero crescerà esponenzialmente.

Tradotto in termini di spazio, Corso Buenos Aires è larga mediamente 18 metri e, di questi, 3 metri sono stati destinati al transito delle biciclette: in termini percentuali, allocando il 16,6 % dello spazio si soddisfa (in autunno, periodo sfavorevole all’uso della bicicletta) il 20% della domanda di mobilità.
Prima della ciclabile il numero di ciclisti su Baires erano circa il 5% del totale dei veicoli in circolazione (come nel resto della città). È bastata una riga gialla a terra per quadruplicarne il numero. Se la stessa cura venisse estesa al resto della città (mettendo in rete le ciclabili come da recente piano metropolitano) si potrebbero avere risultati straordinari in termini di aumento di ciclisti in circolazione e, conseguentemente, di riduzione delle automobili in circolazione che creano traffico, inquinamento, rumore, insicurezza e quell’inguaribile sensazione di trovarsi nuovamente nel XX secolo.

E il consenso?
Il consenso è uno di quegli aspetti che invitano alla prudenza estrema gli amministratori di ogni parte del mondo, soprattutto sulle questioni di viabilità stradale. Ma basta guardare i dati delle ultime elezioni per capire in che direzione va l’opinione pubblica: la ciclabile Corso Venezia – Corso Buenos Aires – Viale Monza interviene integralmente nel territorio del Municipio 3 di Milano. Sala è stato eletto con il 57,73% dei voti validi, percentuale che sale al 61,91% proprio nel Municipio 3, segno che i cittadini hanno gradito.
A questo punto non restano più scuse ed è sempre più evidente che occorre intervenire con la massima urgenza per trasformare la città e farla diventare più sicura e ospitale, meno inquinata e meno energivora o, come piace dire oggidì, più resiliente e sostenibile.
E, neanche a dirlo, le stesse valutazioni valgono anche per tutte le altre città che possono usare il caso Buenos Aires come un caso studio per vincere le proprie ritrosie a immaginare città maggiormente a misura di persona.
Vi invidio a Napoli siamo ancora nel 18° secolo. La nuova amministrazione vuole riaprire alle auto il lungomare più bello del mondo. Oggi pedonalizzato e ciclabile. Un progetto assurdo, in controtendenza rispetto a tutte le città europee.
Articolo interessante e condivisibile.
Per favore, inserite la fonte del dato più interessante dell’articolo: “le telecamere installate hanno evidenziato come, nel mese di novembre appena trascorso, su Baires sono transitate una media di 6.300 biciclette ogni giorno, ovvero il 20% del totale dei veicoli”. Voglio poter usare questo dato nelle discussioni, ma posso farlo solo se so da dove viene.
Buonasera Livio,
grazie del commento: abbiamo inserito la fonte del dato che è un post su Facebook dell’Assessore alla Sicurezza di Milano Marco Granelli in cui cita i dati delle telecamere sulla ciclabile di Corso Buenos Aires. [Buenos Aires viene talvolta abbreviata in Baires: non si tratta di un refuso, grazie comunque della segnalazione].
Manuel Massimo – Direttore responsabile di Bikeitalia.it