La caduta dell’esecutivo guidato da Mario Draghi sta creando ampi dibattiti e malumori, in questo frangente il nostro compito è interrogarci su quali saranno le ricadute sulla ciclabilità.
Tecnicamente, il governo resterà in carica per il disbrigo degli affari correnti fino a nuove elezioni o fino alla nomina di un nuovo esecutivo. In questo lasso di tempo, quindi, non sarà possibile intraprendere nuove iniziative legislative, tuttavia sembra che i passaggi intrapresi per lo sviluppo della ciclabilità nel nostro paese dovrebbero essere al sicuro.
Sotto i riflettori, in particolare è il Piano Nazionale della Mobilità Ciclistica, un documento previsto dalla Legge Quadro sulla Ciclabilità 2/2018, è stato in fase di gestazione per molto tempo e sembra che manchi solo un ultimo passaggio per arrivare alla sua approvazione e diventare effettivo.
La pratica è ora in mano alla Conferenza Unificata Stato-Regioni–Comuni, che entro il 26 luglio è tenuta a esprimere il proprio parere vincolante sul testo: se il Piano Nazionale della Mobilità Ciclistica presentato sarà accettato integralmente senza emendamenti né ulteriori osservazioni potrà essere trasmesso alle Camere per l’approvazione finale.
Per gli amanti dei tecnicismi, la Conferenza Unificata Stato-Regioni partecipa ai processi decisionali che coinvolgono materie di competenza dello Stato e delle Regioni, al fine di favorire la cooperazione tra l’attività statale e il sistema delle autonomie, esaminando le materie e i compiti di comune interesse, svolgendo anche funzioni consultive. È presieduta dal Presidente del Consiglio dei Ministri o, su sua delega, dal Ministro per gli Affari Regionali ove nominato; ne fanno parte il Ministro dell’economia e finanze, il Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, il Ministro della salute, il Presidente della Conferenza delle Regioni e Province autonome, il Presidente dell’ANCI, il Presidente dell’UPI. La Conferenza rappresenta la sede in cui Regioni, Province e Comuni “sono chiamate a esprimersi” su tematiche di interesse comune e assume deliberazioni, promuove e sancisce intese e accordi, esprime pareri e designa rappresentanti.
Il Piano Nazionale della Mobilità Ciclistica su cui la Conferenza Unificata Stato-Regioni è chiamata a esprimersi è frutto di un lavoro collettivo di 4 anni che ha coinvolto decine di professionisti e messo a sistema numerose competenze per delineare le linee guida che l’Italia dovrà intraprendere per sviluppare la ciclabilità, un’azione di fondamentale importanza in un periodo in cui la crisi energetica da un lato e la crisi climatica dall’altro rendono la bicicletta un asset indispensabile.
Se la Conferenza Unificata dovesse non dare l’intesa, il Piano Nazionale dovrebbe tornare di nuovo nelle mani del Ministero delle Infrastrutture e delle Mobilità Sostenibili per essere nuovamente revisionato e questo farebbe slittare di anni l’approvazione di un documento programmatico che nel resto d’Europa è l’ago della bussola delle iniziative a favore della mobilità sostenibile..
Sempre in materia di gestione delle strade, meno certa è la la conversione in legge del Decreto Legge Mobilità e Infrastrutture che il Parlamento dovrebbe tradurre in legge entro 60 giorni dal momento della sua presentazione, pena l’inefficacia. Qui la questione riguarda da un lato il testo in sé, che prevede questioni come l’aumento della potenza dei motori delle bici cargo, la possibilità di utilizzare le ciclabili per le motocarrozzine dei disabili; dall’altro gli emendamenti che dovevano essere discussi al Senato e che prevedevano una revisione del sistema di patente a punti, la possibilità per i ciclisti di viaggiare a centro strada o di viaggiare affiancati, nonché l’introduzione della distanza di sicurezza di 1,5 metri per il sorpasso dei ciclisti.
Pur nelle condizioni di incertezza vigenti, fonti interne al Parlamento hanno fatto sapere a Bikeitalia che la settimana prossima il Senato convertirà in legge il decreto legge in questione, anche se al momento non è dato sapere cosa ne sarà degli emendamenti.
Al netto delle due questioni fin qui analizzate, è evidente che la caduta del governo mette in forte dubbio la prossima tranche di finanziamento coi fondi del PNRR per la realizzazione di infrastrutture ciclabili che sarà demandata al prossimo governo. Che, però, non si sa che tipo di sensibilità avrà rispetto all’argomento.
Finchè saremo nemici dentro i confini avremo sempre più bisogno degli “amici” fuori dai confini.
Non c’è da preoccuparsi, appena ci sará qualcuno nel belpaese che abbia i numeri per uscire dalla schiavitú francogermanica chiamata EU, che non sia un servo dell’attuale sistema, le cose andranno per il meglio, anche liberarsi della amica “NATO” ,mandando a casa chi occupa l’italia dal dopoguerra servirebbe ritrovare l’anima di un paese ormai al tramonto dei suoi giorni migliori.
Un esiliato poco volontario, residente all’estero non europeo, fortunatamente.