Rubriche e opinioni

L’odio contro i ciclisti in Italia sta diventando una piaga sociale

L’odio contro i ciclisti in Italia sta diventando una piaga sociale

La Sportful Dolomiti Race di quest’anno avrebbe dovuto essere una celebrazione del ciclismo, un evento che richiama appassionati da ogni angolo del mondo per sfidare sé stessi sui percorsi spettacolari delle Dolomiti. Invece una bella giornata di sport in bicicletta è stata macchiata da un ennesimo atto di incredibile inciviltà e disprezzo verso i ciclisti, culminato nell’investimento di quattro di loro da parte di una 76enne al volante che ha aggirato i blocchi di chiusura della strada guidando contromano giustificandosi così: “Ero in ritardo per la messa”.

L’odio contro i ciclisti

Ma se le Vie del Signore sono infinite, quelle dove i ciclisti possono pedalare in sicurezza sono sempre di meno: persino durante un evento con la chiusura al traffico motorizzato che si trasforma in una pericolosa trappola. E non si tratta di un incidente isolato: purtroppo questo è il riflesso di un atteggiamento sempre più diffuso: l’odio verso chi pedala, manifestato in maniera sempre più esplicita e violenta in maniera diffusa, strisciante e capillare. A tutti i livelli, sdoganato ormai anche in politica.

Leggi anche: “I ciclisti investiti se la vanno a cercare”: a Milano è polemica sulla sicurezza stradale

D’altra parte gli episodi di aggressione verbale e fisica contro i ciclisti stanno diventando all’ordine del giorno, evidenziando una frattura sociale profonda e preoccupante. E molti commenti sui social agli articoli che riportano questa incredibile vicenda e le altre di investimenti analoghi non fanno altro che confermarlo: l’odio vomitato sui social è la cartina al tornasole di un sentimento generale d’insofferenza verso chi pedala. Che sulla strada si manifesta in comportamenti al volante al limite del Codice Penale.

L’anziana signora alla guida, che avrebbe dovuto essere un esempio di saggezza e prudenza, ha invece incarnato il peggio della nostra società: l’egoismo sfacciato e l’insofferenza delle regole. Non solo ha ignorato i cartelli di chiusura stradale e le indicazioni degli organizzatori per ben tre volte di fila, ma ha anche minimizzato l’accaduto dopo aver causato l’incidente.

Ciclisti considerati “meno uguali” degli altri

In Italia ci sono persone considerate “meno uguali” delle altre, appunto quelle in sella a una bicicletta, soprattutto da chi è alla guida di un mezzo a motore e dunque pensa di poter fare qualsiasi cosa (come suggeriscono le onnipresenti pubblicità dell’automotive). Uno stato di cose che invita a riflettere.

I ciclisti, spesso visti come intralci alla “normale” circolazione stradale, pagano un prezzo altissimo per questa intolleranza. Le parole di uno dei ciclisti coinvolti nell’incidente alla Sportful Dolomiti Race sono emblematiche: “Noi perdiamo la vita, loro perdono il caffè con l’amico”. (O fanno tardi alla messa, come nel caso della signora in questione, ndr). È una frase che dovrebbe far gelare il sangue a chiunque. Le strade sono di tutti, e il rispetto delle regole e delle persone deve essere la base della convivenza civile.

È scandaloso che nel 2024 in Italia chi decide di utilizzare la bicicletta per sport, lavoro o piacere debba temere costantemente per la propria vita. Intanto il Comitato Organizzatore della Sportful Dolomiti Race ha deciso di agire per vie legali nei confronti della signora, ma ormai il danno è fatto.

Una piaga sociale

Non possiamo tollerare che l’odio verso i ciclisti venga accettato come un fatto normale e come società dobbiamo fare un esame di coscienza e ricordare che dietro ogni ciclista c’è una persona. Dobbiamo coltivare il rispetto e l’empatia, valori che sembrano sempre più rari ma che sono essenziali per una convivenza pacifica in tutti gli ambiti, a partire dalle strade. Non possiamo permettere che l’odio e la violenza continuino a minare il diritto di tutti a usare la strada in sicurezza. Perché in Italia l’odio contro i ciclisti ormai sta diventando una piaga sociale.

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Commenti

  1. Ratatuille ha detto:

    Per come la vedo io, per alcuni l’auto è un estensione della propria casa, per cui si è più propensi a comportarsi come si vuole (e a credere che le proprie ragioni siano migliori delle altrui).
    Premesso questo, se prendiamo il più maleducato e irrispettoso dei ciclisti di questo mondo, anche nel più banale degli incidenti ha sempre la peggio, fosse anche col più prudente degli automobilisti. E’questo il messaggio che non riesce a passare. E se non passa con le buone…

  2. Alessandro ha detto:

    Intervengo nella discussione perché purtroppo anche cambiare paese non apporta enormi vantaggi. Abito in Francia e in rappresentanza del club ciclistico a cui appartengo ho partecipato proprio nell’ultimo week-end ad una giornata in onore di un gruppo di ciclisti tedeschi che avevano attraversato i due paesi per congiungere le due città gemellate percorrendo un tratto di percorso con loro. L’associazione che era incaricata di organizzare il rinfresco al’arrivo era composta di pensionati molto simpatici, ma quando l’argomento é inevitabilmente passato sulle biciclette e lo spazio che occupano in città ho potuto riscontrare se non l’odio almeno un profondo astio e non ho parole per esprimere i commenti e le riflessioni che mi sono dovuto sorbire. E’ vero da un lato che per una persona anziana l’automobile é una comodità a cui é difficile rinunciare, ma da un altro lato é anche vero che hanno tutte le alternative possibili, bus, tram, metropolitana. Venendo spesso in Italia e vedendo la situazione catastrofica della mobilità soprattutto urbana posso considerarmi un privilegiato ma anche qui la battaglia é ancora lunga e siamo ben lontani dai paesi del nord Europa o della sorprendente Spagna.

  3. itoando ha detto:

    Gent.mo Ett,
    concordo in pieno; solo una riflessione: per educare una generazione ci vogliono da 15 a 20 anni buoni, nel frattempo?
    Legnate pesanti ai trasgressori, ma veramente pesanti.
    Ciao.

  4. Ett ha detto:

    Nessun pudore nell’ attaccare ambientalisti, ciclisti, automobilisti che rispettano codice e buonsenso. Cultura, comunicazione, educazione.

  5. Giuliano ha detto:

    Spesso mi chiedo se sia possibile cambiare questo paese o non convenga, piuttosto, cambiare paese!

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