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ACCPI: “In Italia incitare all’odio contro i ciclisti non è reato”

ACCPI: “In Italia incitare all’odio contro i ciclisti non è reato”

In Italia incitare all’odio contro i ciclisti non è reato. Qualche tempo fa su Bikeitalia avevamo dato notizia del rinvio a giudizio del leone da tastiera che aveva scritto sui social, commentando la notizia dell’investimento di un ciclista: “Investire un ciclista per educarne 100”. L’ACCPI (Associazione Corridori Ciclisti Professionisti Italiani) aveva denunciato l’autore del commento per istigazione a delinquere aggravata dalla diffusione a mezzo informatico.

Assolto in primo grado l’odiatore di ciclisti

Proprio oggi al tribunale di Pistoia si è conclusa la prima fase del processo contro l’odiatore di ciclisti che sul web tre anni fa aveva aizzato alla violenza contro chi pedala, in seguito a un incidente in cui era stato coinvolto un atleta professionista in Toscana.

E il giudice si è espresso per l’assoluzione in quanto il fatto non costituisce reato.

Entro 90 giorni verrà depositata la sentenza, entro 135 giorni si potrà fare appello.

Investimento ciclista automobilista -odio contro i ciclisti
“Investire un ciclista per educarne 100”, assolto in primo grado l’autore del commento di odio contro i ciclisti

Pronto il ricorso in appello

Come sottolineano in un comunicato stampa diffuso dopo l’assoluzione in primo grado dell’imputato: “Cavorso e ACCPI intraprenderanno questa strada, il processo civile continuerà per rispettare la memoria di tutte le vittime della strada e per tutelare chiunque in questo Paese voglia muoversi usando la bicicletta. Mezzo il cui utilizzo dovrebbe essere incentivato e, invece, ancora una volta viene delegittimato e penalizzato”.

Una nota che sottolinea con rammarico quanto emerge da questa sentenza: “Nel nostro Paese puoi scrivere sui social network ‘investire un ciclista per educarne 100’ riferendoti a un incidente stradale appena avvenuto e non subire alcuna conseguenza”.

E, ancora, in riferimento all’investimento mortale di Rebellin: “Puoi ammazzare un ciclista, scappare all’estero guidando il tuo camion e continuare a vivere come se nulla fosse mentre la persona che hai ammazzato è ancora in attesa dell’autopsia e la sua famiglia, devastata, non ha potuto ancora nemmeno organizzarle il funerale”.

L’odio contro i ciclisti quotidiano

“In Italia continuano a morire ogni giorno bambini e adulti, donne e uomini, studenti e lavoratori, ricchi e poveri, campioni e persone comuni, senza distinzione alcuna, perché la violenza stradale non accenna a fermarsi e quella verbale contro gli utenti deboli invece di essere punita continua ad essere considerata accettabile. Le strade italiane continuano a rappresentare un campo minato per i ciclisti, per questo il sindacato dei corridori professionisti italiani ha deciso di promuovere per la prossima domenica un’iniziativa a cui tutti sono invitati a partecipare, ovunque si trovino”.

ACCPI: “Chiediamo rispetto e tutele”

Il presidente dell’ACCPI Cristian Salvato commenta così l’accaduto: “Per ricordare Davide Rebellin e continuare a chiedere rispetto e tutele per chi pedala invitiamo chiunque quel giorno a pedalare con il lutto al braccio e a postare sui propri canali social messaggi rivolti alla sicurezza stradale con l’hashtag #unmetroemezzodivita e taggando ACCPI. Rilanceremo i vostri messaggi con piacere perché alla morte e alla violenza vogliamo rispondere con tutta la nostra voglia di vivere, la gioia di pedalare e il rispetto che merita ogni vita umana, anche quella di chi ci insulta e non si rende conto che quando è al volante è come se avesse in mano una pistola carica”.

Marco Cavorso: “L’ennesimo schiaffo che riceviamo”

“L’esito dell’udienza contro uno dei tanti odiatori dei ciclisti è l’ennesimo schiaffo che riceviamo, ma non ci fermerà“, aggiunge Marco Cavorso, responsabile alla sicurezza di ACCPI e papà di Tommy, ucciso a 13 anni mentre era in sella alla sua bici.

“Lo dobbiamo a mio figlio Tommaso e a tutti quei ragazzi e ragazze che resteranno giovani per sempre. Come il metro e mezzo per il sorpasso sicuro, che anche quando diventerà legge non sarà la panacea a tutti i mali visto quanto è radicata la violenza verbale e fisica nella nostra società, ma sarà il primo passo per riconoscere che gli utenti deboli della strada hanno diritto al loro spazio vitale”, conclude Cavorso.

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Commenti

  1. Mario ha detto:

    E che dire di salvini che ad un incontro con studenti irride il professore che va al lavoro in bici anche quando piove

  2. Andrea ha detto:

    Marco, sei un grande, è grazie alle persone come te che la battaglia continua, il modo migliore per onorare tuo figlio, grazie

  3. Flavio ha detto:

    Questo poi sarebbe il paese dell’accoglienza e dei diritti umani e civili…
    Sarebbe necessaria una legge contro l’ ipocrisia qui.

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