Scusate se torniamo sulla questione di Bologna 30 e della bocciatura da parte del TAR del ricorso dei due tassisti (e di chi da quella parte stava, come Bignami e Salvini).
Il tribunale amministrativo dice una cosa tanto semplice quanto fondamentale e cioè che : “… i ricorrenti lamentano la lesione del diritto costituzionalmente tutelato alla libertà di circolazione. Quest’ultima, però, non è configurabile, dal momento che i provvedimenti impugnati non colpiscono il bene tutelato dalla Costituzione, in quanto non pongono limiti alla possibilità di muoversi, risiedere e lavorare liberamente sul territorio, ma dettano esclusivamente delle regole tecniche per garantire l’ordinata circolazione e l’incolumità pubblica”.
Ci dispiace dover scomodare ancora una volta Kant e le sue leggi morali, ma qui tornano talmente precise che paiono scritte apposta.
L’Emanuele ci dice infatti che un’azione è morale non solo se riconosce l’uomo come fine – e cosa lo è più che il voler garantire la pubblica incolumità? – ma anche se il compiere tale azione non procura vantaggio o anche solo soddisfazione a chi la compie, e nessuno può negare che limitare la propria velocità a 30 km/h sia un gran rottura di palle.
Quindi la Città 30 può a pieno titolo rientrare in quella ‘legge morale’ che, stando a quanto scritto nella ‘Critica della Ragion Pratica’, dovrebbe farci soltanto ‘ammirare e venerare’ – così dice il Kant – chi l’ha voluta e chi la rispetta.
Ci risulta che Salvini, che contro Bologna 30 ha scatenato tutto quello che poteva scatenare, abbia frequentato il liceo classico (di Bignami non sappiamo), e quindi speriamo abbia anche conservato il suo vecchio manuale di filosofia: un ripassino?
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