Infrastrutture

La Ciclabile della Conoscenza e l’ignoranza di Roma nel realizzarla

La Ciclabile della Conoscenza e l’ignoranza di Roma nel realizzarla

Una nuova ciclabile collega la Stazione Termini con l’Università Sapienza di Roma: l’infrastruttura lunga 750 metri è stata ribattezzata “Ciclabile della Conoscenza”. Inaugurata recentemente in pompa magna dal sindaco della Città Eterna Roberto Gualtieri e dalla rettrice del primo ateneo romano Antonella Polimeni, si propone come corridoio strategico in primis per la mobilità degli studenti che utilizzano la bici per recarsi all’università.

Purtroppo spiace constatare che, invece, basta pedalarla una volta per rendersi conto di come la cifra distintiva di questa ciclabile sia l’ignoranza delle buone pratiche realizzative e la presenza di numerose criticità che la rendono poco appetibile e scarsamente fruibile da parte di chi utilizza quotidianamente la bici in città.

La Ciclabile della Conoscenza: percorso a zig-zag

La ciclabile – costata 595.000 euro – parte in Via del Castro Pretorio, sul lato della Stazione Termini di Via Marsala e si presenta come una bidirezionale abbastanza ampia ricavata sulla carreggiata – eliminando delle aiuole – accanto al marciapiede, forse un po’ sottodimensionato: la colorazione rossa sulla ciclabile è presente soltanto in corrispondenza degli attraversamenti, mentre la maggior parte è grigia asfalto con i pittogrammi delle bici disegnati sopra. Sarà anche per questo che i pedoni sconfinano e ci camminano sopra. Questi primi 150 metri sono comunque di livello accettabile, ma i (tanti) problemi arrivano poco dopo.

Ciclabile della Conoscenza da Stazione Termini all'Università Sapienza di Roma

All’incrocio con Viale Pretoriano l’attraversamento ciclabile (già realizzato in precedenza, ndr) è abbastanza sbiadito e immette verso Viale dell’Università: ed è qui che la Ciclabile della Conoscenza presenta le criticità maggiori.

Al centro, per non dare fastidio alle auto

Innanzitutto l’infrastruttura si restringe a meno di 2 metri e per un breve tratto diventa una corsia ciclabile bidirezionale protetta da cordoli bassi in plastica. Poi s’interrompe e obbliga i ciclisti a dirigersi verso il centro della carreggiata dove, salendo una rampa a gomito stretta e tortuosa, la ciclabile bidirezionale in asfalto è stata ricavata al posto delle ampie aiuole in cui sono piantati gli alberi di Viale dell’Università.

Ciclabile della Conoscenza Roma
Uno dei tratti più critici della Ciclabile della Conoscenza: curva a gomito stretta in pendenza

Asfalto “grattugiato” e brecciolino

Anche in questo caso il colore prevalente è il grigio asfalto e il rosso è stato utilizzato soltanto in corrispondenza degli attraversamenti che tagliano l’infrastruttura. Per quanto riguarda i materiali qui il fondo risulta incoerente, poco omogeneo e prevalentemente granuloso: un asfalto con effetto “grattugiato” che in alcuni punti, in corrispondenza dei saliscendi, presenta anche del brecciolino, potenzialmente foriero di forature e di cadute.

Attraversamento ciclabile non segnalato

All’incrocio con Viale delle Scienze l’attraversamento ciclabile non è presente: nessuna segnaletica orizzontale dedicata, solo strisce pedonali. La Ciclabile della Conoscenza prosegue ancora una volta al centro della carreggiata su una porzione bidirezionale ricavata per le bici e finisce a poche decine di metri dall’ingresso principale dell’Università Sapienza di Piazzale Aldo Moro.

Una ciclabile che inizia e finisce su un marciapiede senza un’identità visiva forte, con un percorso realizzato per impattare il meno possibile sul traffico motorizzato, come dimostrano i parcheggi per auto ambo i lati lungo tutto l’itinerario per bici.

Ciclabile della Conoscenza Roma Università Sapienza
La Ciclabile della Conoscenza finisce davanti all’Università Sapienza di Roma

Tutti gli errori sulla Ciclabile della Conoscenza

Uno dei problemi più grandi, a mio avviso, risiede nell’aver ricavato la maggior parte del percorso sottraendo lo spazio alle aiuole di Viale dell’Università e di Via del Castro Pretorio: le buone pratiche, soprattutto a causa dei cambiamenti climatici, vanno nella direzione del depaving e della riforestazione urbana aumentando le aree verdi e senza asfalto per drenare al meglio le acque, soprattutto in caso di precipitazioni eccezionali.

Invece a Roma, per non sottrarre spazio alle auto, si decide di asfaltare le aiuole su cui sono piantati decine di alberi ad alto fusto per farci passare una ciclabile che si presenta come un corridoio di mobilità avulso dal tessuto stradale, realizzato in modo approssimativo e poco appetibile per chi si muove in bicicletta.

La Ciclabile della Conoscenza: difficile concentrare tanti errori di realizzazione in soli 750 metri. Ma Roma, modestamente, ci è riuscita.

[Fonte]

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Commenti

  1. Matteo B ha detto:

    La realtà è che non esistono vere e proprie regole per la mobilità ciclistica. Sono solo delle linee guida e il mezzo “bicicletta”, in Italia, continua a non essere riconosciuto come mezzo di trasporto, ma solo come mezzo ricreativo e/o di fitness. Dunque chi lo usa tendenzialmente è visto come qualcuno che non ha niente da fare o del tempo libero, e di conseguenza non ha alcun diritto di avere precedenza su chi sta lavorando/andando al lavoro/svolgendo compiti fondamentali per la società. O ancor peggio non ha il diritto di potersi spostare con efficienza. Questo diritto spetta solo alle auto, che nel frattempo stanno sempre più subendo l’aumento del traffico e dei tempi di percorrenza, rendendole, nonostante gli sforzi profusi dalle amministrazioni, il mezzo meno efficiente e più lento che si possa utilizzare.
    Ma niente…in Italia non ci arriveremo mai a capire che certe “regole” devono essere cambiate e che non si può pretendere di vivere come negli anni ’60, ma che è necessario un cambiamento culturale/educativo. Siamo probabilmente l’unico paese sviluppato che sta regredendo (o cercando di rimanere ancorato ad un sistema che non può più funzionare) invece che evolversi ed investire nel futuro.

  2. Salvatore ha detto:

    Non vivo a Roma, ma anche dove risiedo le ciclabili (anche se chiamare così quei tracciati cervellotici è un insulto a chi progetta e realizza vere ciclabili) sono fatte da gente che la bici la vede solo nelle vetrine dei negozi o la usa d’estate per una passeggiata tanto per darsi delle arie.
    Detto ciò, dell’articolo non condivido per nulla la frase “Sarà anche per questo che i pedoni sconfinano e ci camminano sopra”.
    No, i pedoni stanno sempre con la testa nelle nuvole o nel cellulare e se ne sbattono dei percorsi riservati alle bici.
    Nel paese dove ognuno si fa le regole a proprio uso e consumo chi va a piedi ritiene di poter occupare tranquillamente gli spazi dedicati ai ciclisti. Cosa che non farebbero mai su una carreggiata a traffico anche solo minimamente intenso. E il problema sta proprio nella mancanza di ciclisti. Se le ciclabili fossero percorse da una moltitudine di ciclisti che pedalano e vanno ad andatura sostenuta, sono sicuro che i pedoni eviterebbero accuratamente di sconfinare, come non sconfinano su una carreggiata. Fatti salvi ovviamente gli aspiranti “suicidi” che camminano con la testa tra le nuvole o lo sguardo e l’attenzione rivolti solo allo schermo del cellulare.

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