Freni a disco (disc brake) o freni tradizionali (rim brake), questo è il dilemma.
No, non è l’Amleto Shakespeariano rivisitato in chiave ciclistica, ma la domanda che negli ultimi anni ha attanagliato tanti appassionati del mondo della bicicletta. Stiamo ovviamente parlando del strada (road bikes), perché il mondo offroad già da parecchi anni ha adottato (con notevoli benefici tecnici) la frenata a disco con impianto idraulico.

Freni a disco o freni tradizionali
Nel mondo strada il passaggio dal freno tradizionale al freno a disco ha sollevato dubbi e discussioni. A partire dai PRO che per primi hanno opposto resistenza all’introduzione di questa novità (nel World Tour solo dalla stagione 2021 le squadre hanno corso con bici a disco, con la Ineos Grenadiers ultima ad arrendersi). Da quattro anni (gamma 2021-22-23-24) le principali aziende del settore hanno prodotto solo telai per montaggi con freno a disco, dismettendo del tutto, se non con rare eccezioni, telai per freni tradizionali.
Tralasciando ogni considerazione estetica, che per sua natura è personale e soggettiva, proviamo a fare un piccolo punto della situazione mettendo in evidenza vantaggi e svantaggi derivati dall’introduzione del sistema frenante con il disco (facciamo riferimento a impianti idraulici che sono più diffusi ed efficaci).
Non si tratta di fare un elenco fine a sé stesso, l’obiettivo è quello di aprire un piccolo dibattito con voi lettori e di raccogliere le vostre esperienze e sensazioni sul tema.
I vantaggi del sistema frenante a disco
La potenza di frenata
L’impiego di un disco in acciaio come superficie di frenata genera una potenza di frenata superiore rispetto ai pattini. Anche la distanza di frenata si riduce. Questo è un vantaggio sia in ingresso di curva in un’ottica di gare e prestazioni, sia in termini di reattività e sicurezza in caso di imprevisti in strada (ostacoli, buche, animali, eccetera). La distanza di frenata con i freni a disco è più corta di circa un 40%.
Sicurezza e omogeneità di frenata
La frenata su disco non solo è più potente, ma anche più progressiva. Il tocco sulla leva è più costante, le superfici e materiali in contatto sono di qualità migliore rispetto a un pattino su un cerchio. La differenza, già considerevole con condizioni climatiche buone, aumenta significativamente in caso di pioggia. Anche con asfalto umido o bagnato la frenata a disco è sempre modulare ed efficace.
Comfort
Con i sistemi di frenata con dischi idraulici lo sforzo da fare sulla leva è meno importante, consentendo al ciclista di essere più disteso a livello muscolare.
Inoltre la riprogettazione degli standard dei telai, con forcelle e carri posteriori con più spazio, permette di montare coperture con sezioni più larghe rispetto agli standard (in genere da 23 o 25 mm) dei vecchi telai “rim brake”.
Oggi la maggior parte delle coperture sono da 28 mm, nelle bici endurance anche 30 o 32 mm. Questo comporta un migliore assorbimento delle vibrazioni dalla strada e conseguentemente un maggior comfort durante la pedalata.
Qualità e durata di ruote e cerchi
Liberati dai vincoli legati alla frenata e ai materiali utilizzati, i cerchi hanno potuto fare a meno delle strisce di frenata ed essere quindi migliorati per soddisfare ancor di più le loro altre funzioni. Il peso periferico, la rigidità, l’aerodinamica e il comfort sono stati ottimizzati.
Anche la durabilità nella versione dei cerchi per freno a disco è aumentata. I cerchi tradizionali, sotto l’effetto di ripetute frenate, si scavano (pista in alluminio) o si sfogliano (pista in carbonio) progressivamente, portando a una qualità di frenata peggiore dopo qualche stagione. Invece per i freni a disco il cerchio non viene compromesso, ma l’usura è di un solo componente consumabile: il disco del freno.
Gli svantaggi del sistema frenante a disco
Maggior peso della bicicletta
L’eccedenza di peso generata da un gruppo a disco è di circa 300-400 grammi (dipende dai vari gruppi). A questo si aggiungono telaio e forcella generalmente più pesanti oltre ai copertoni più larghi. Le ruote prendono anch’esse un po’ di peso con mozzi più pesanti e raggi più numerosi. La differenza di peso globale si attesta circa sui 500-650 grammi.
Frequenza e costi di manutenzione
Cambiare le pastiglie è comparabile a cambiare i pattini, qui non si avverte una grande differenza. Tuttavia nel suo complesso il sistema frenante idraulico con disco comporta un aumento delle operazioni (e quindi costi) di manutenzione. Le voci riguardano la pulizia dei pistoni, l’usura di pastiglie e disco, i cavi dell’olio e le operazioni di spurgo.
Su frequenza e durabilità c’è comunque da dire che incidono anche altri fattori che dipendono da ogni singolo ciclista: la tecnica e l’abilità di frenata, il peso dell’atleta, la frequenza d’uso, la tipologia dei percorsi, e così via.
Rumorosità
Queste le parole del campione Froome: “Lo spazio tra disco e freno è troppo stretto e quindi si hanno piccoli problemi di rumore. I pistoncini non sempre si ritirano nel modo in cui dovrebbero, spesso quando i meccanici ci mettono le mani funzionano, ma poi quando sei in strada è un’altra storia”. Sicuramente molti ciclo-amatori hanno avvertito in prima persona una maggiore rumorosità del nuovo sistema data soprattutto nelle fasi di discesa dal surriscaldamento del disco e dal successivo attrito con le pastiglie.
Detto dei pro e dei contro dei due sistemi, è comunque possibile affermare che in generale l’introduzione del freno a disco nel mondo strada ha portato un complessivo miglioramento in termini di sicurezza e comfort. Due fattori che, per amatori e appassionati della bici che non si giocano vittorie e carriera sul filo dei secondi, rappresentano un notevole beneficio e passo in avanti.
Quali sono le nuove tendenze?
A rilanciare il dibattito sul tema ci ha pensato in una recente intervista l’ex campione del mondo Mario Cipollini. Pochi mesi fa ha presentato l’ultimo gioiello della sua collezione, la Dolomia Velum, una bicicletta superlight prodotta in soli tredici esemplari del peso di 5,73 Kg (vale a dire più di un chilo sotto il peso limite di UCI 6,8), montata rigorosamente con freni tradizionali a pattino.

Cipollini ha parlato di “ancoraggio alle vecchie tradizioni e di esemplari limited con tutti componenti al top, per nostalgici che amano le bici con i rim brake”. Oltre al fatto tecnico ed estetico ha aggiunto anche l’aspetto commerciale di “chi ha comprato bici o ruote top di gamma senza freno a disco e vede completamente svalutata la propria bici”.
Che sia l’inizio di una nuova tendenza del mercato?
Si vocifera (molto sottovoce) che altre aziende del mondo bici potrebbero inserire nella gamma futura un esemplare (in tiratura limitata) superleggero equipaggiato con i vecchi rim brake, per metter sul mercato una bici “piuma” per cicloamatori esigenti.
Al termine della nostra analisi quel che più ci interessa e soprattutto ci incuriosisce è sentire il vostro parere. Avete fatto il passaggio al freno a disco? Che opinione vi siete fatti? Siete soddisfatti e non tornereste più indietro, o avete qualche piccola nostalgia? Oppure pedalate ancora con freni tradizionali e non siete dell’idea di passare al disco?
Fateci conoscere le vostre esperienze: la voce di chi pedala è sempre quella che conta.
Sono un ciclista amatoriale ed ho una bici corsa strada con freni tradizionali.
Se tralasciamo alcuni punti (costi e manutenzione) troppo dipendenti da variabili come peso ciclista , percorsi ecc. , mi sembra di capire che la differenza sostanziale tra un freno a disco e uno tradizionale è che il primo, in caso di pioggia, rende la frenata più sicura. Ora, partendo dal principio che di solito quando piove non si esce, a meno che non vivi in Paesi ad alto rischio di precipitazioni, secondo il mio modesto parere vedo i dischi più indicati per i professionisti, che in gara o in allenamento escono comunque, o appunto per chi vive in zone ad alta piovosità, per tutti gli altri potrebbero andare ancora bene i freni tradizionali a “pattini”.
Concludo con un suggerimento, secondo me le case costruttrici di bici dovrebbero continuare a produrre ruote e telai per entrambi i tipi di freni. E aggiungo che lo stesso dicasi per i cambi elettronici o tradizionali.
Personalmente credo che la mia bici look 795 con peso complessivo di circa kg 7, sia il massimo in salita, si difende bene anche in pianura, i freni rispondono bene anche in discesa, non vedo perché dovrei svenderla per passare a una bici con freni a disco che probabilmente con le stesse caratteristiche peserebbe circa 500 g in più. Dopo che ci hanno inculcato che una bici ottimale debba essere più leggera possibile, ora ci propongono una bici più pesante. Assurdo!
Per l’agonismo di un certo livello , forse i freni a disco offrono maggiori prestazioni. I Rim tranne il fatto che ogni 3-4 anni bisognerebbe cambiare i cerchi, vanno pure bene. Uso pattini Campagnolo originali ,e danno frenate potenti e precise
Ho sempre utilizzato freni rim tradizionali, quelli c’erano. Il passaggio a quelli idraulici è avvenuto prima sulla MTB: imprescindibili e garanzia di sicurezza. Poi due anni fa ho acquistato la mia prima bdc equipaggiata con freni a disco. So di essere in controtendenza rispetto ai pareri di molti, ma io sono strafelice di questa innovazione: la frenata è diventata più sicura e precisa garantendomi una sensazione di sicurezza mai provata prima e un gran divertimento nelle discese più tecniche.
Per quanto riguarda la manutenzione: ammetto i miei limiti di meccanico, ma con i rim dopo un po’ occorreva riportare il cavo alla corretta tensione e io non sono mai stato capace di farlo decentemente dovendo sempre ricorrere al professionista. Ora con freni a disco cambio da solo le pastiglie senza problemi e, visto che durano sui 3000 km, la spesa non mi sembra eccessiva in rapporto alla soddisfazione nella frenata. E aggiungo che l’avere ora una gomma da 28 ha reso un po’ più sopportabile l’infame sconnesso asfalto di certe strade.
IL contro maggiore è sicuramente dato dall’aumento dei prezzi
La verità è che io usao i 25 con titanio + forcella carbonio e rim con cerchi di alluminio medio profilo (Zonda) e non sento l’esigenza di niente altro. Questo ovviamente è ben contro le esigenze dei produttori.
Allo stesso tempo dal 2013 ho una gravel con i dischi (quando ancora in pratica il gravel non si sapeva come chiamarlo…) e mi va bene così, con un trasmissione 1×10 che non credo proprio di aggiornare a 1×11 o 1×12 in quanto non mi cambia la lunghezza della coperta e la cadenza su gravel è infiitamente meno importante che su strada.
In pratica sono un disastro per i produttori :D:D:
il mercato ha sempre bisogno di innovazioni per rendere obsoleti i vecchi modelli ed incentivare le vendite di nuovi.. il cerchio in carbonio ha reso svantaggioso l’uso dei rim brake e ha reso invece vantaggioso il disco, che però, sui vecchi cerchi di alluminio, non dimostra superiorità così marcata rispetto ai rim brake, che funzionano invece benissimo…così come i telai in carbonio hanno portato alle coperture da 28 ed oltre perchè poco confortevoli rispetto ad un acciaio col quale si viaggiava bene anche col 23…